Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto, confortando le altrui naturali tendenze all’apatia e alla pigrizia mentale. Pone gran cura nel non impressionare lo spettatore, non solo mostrandosi all’oscuro dei fatti, ma altresì decisamente intenzionato a non apprendere nulla.
In compenso Mike Bongiorno dimostra sincera e primitiva ammirazione per colui che sa.
Da “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, Umberto Eco, 1961.
Spietato. E vero.
Preferisco un Mike che dimostra sincera e primitiva (e istruttiva, aggiungerei) ammirazione per colui che sa, a una Simona Ventura che mostra disprezzo e arroganza verso coloro che ne sanno un poco più di lei (e sarebbero in tanti). Mike, “in nome del popolo italiano”, non si vergognava dell’ignoranza. La Ventura la rivendica. Mike era il compagno di scuola serale, la Ventura la capintesta di quelli che fracassano i cessi. Ma si sa che i tempi sono cambiati.
@cacciatorino, se ci pensi sfottere Bongiorno era (ed è) motivo di sano divertimento mentre la Ventura & friends fanno passare ogni voglia di ridere!
MIke Buongiorno era la RAI – RADIOTELEVISIONE ITALIANA.
I suoi programmi – per ragioni anagrafiche mi sono perduto ” Lascia o raddoppia” – sono stati lo specchio del nostro Paese.
Un paese in cui la cultura, l’educazione, la misura erano ancora importanti.
Inoltre , magari parlo solo per me,le sue trasmissioni( almenno il periodo della RAI) erano stimoli per accrescere le proprie conoscenze.Mi piace pensare che Mike Bongiorno sia stato responsabile dell’incremento di vendite delle enciclopedie per ragazzi…
Forse è anche per questo che non trovava più spazio: oggi lo specchio del nostro Paese sono programmi come quelli della Ventura e simili.
La Ventura & co. appartengono all’era della lobotomizzazione. Bongiorno è appartenuto ad un’Italia ancora ansiosa di sapere, pensante.
A quanto sentivo ieri, Eco – con il tempo – si era ricreduto riguardo a quello che aveva scritto su Mike Bongiorno. Tanto che Bongiorno da anni e anni lo voleva incontrare per stringergli la mano, senza rancore. Ma Eco si è sempre defilato. Bongiorno, in una recente intervista, ha detto che avrebbe voluto stringerla, quella mano, prima di morire. Forse Eco glielo doveva. Se non altro in ragione del successo di Bongiorno, della sua lunga carriera. E forse anche alla luce di tutto lo schifo che è venuto dopo in tv, al cui confronto Bongiorno sarà poi sembrato anche a Eco del tutto inoffensivo. Se non addirittura edificante.
L’ultima intervista, quella rilasciata la primavera scorsa a Fabio Fazio, era bella e toccante. Un signore d’altri tempi col cuore da bambino.
@gianni: concordo.
Per fortuna qualche erede lo ha lasciato. Forse uno solo. Quando incappo in Gerry Scotti mi sembra di ritrovare lo stesso garbo, un understatement molto simile a quello del grande vecchio signore della tv. Mi piacerebbe che Scotti raccogliesse l’aspirazione di Mike: quiz senza risposte multiple, in cui i concorrenti si mostrino veri cultori di una materia. L’applicazione al posto dell’approssimazione spesso affidata all’azzardo, al “la butto lì e speriamo di arraffare i soldi”. Era in quell’altro modo, invece, che si istruiva divertendo. Il protagonista era “uno di noi” che ne sapeva di più, e lo si seguiva, si apprendeva, ci si metteva quasi in competizione. Ho colto ieri un’osservazione di Chiambretti che mi sembra molto intelligente. Davanti a certi concorrenti “sapienti” di Mike, alla fine della trasmissione, ci si sentiva un po’ stupidi, in difetto. Davanti ai concorrenti e alle domande dei quiz di oggi ci si sente dei geni.