Un padre di famiglia

C’è una storia su cui vi invito a riflettere. Una storia che si è svolta nella mia città, ma che ha un’universalità tragica nel nostro paese.
Un padre di famiglia è a cena al ristorante. Lo chiama il vicino di casa, insospettito da strani rumori che provengono dalla villa accanto alla sua, quella del padre di famiglia. Lui lascia moglie e amici al ristorante e va a controllare. Arrivato davanti alla sua abitazione, trova cinque individui che saltano fuori dal cancello. Balzano su un’auto e scappano. Il padre di famiglia non ci pensa su e si lancia all’inseguimento, sulla sua macchina. Guida con una mano, con l’altra dà istruzioni al 113: posizione, descrizione dell’auto…
I malviventi (vocabolo desueto ma chiaro) gli lanciano un piede di porco dal finestrino per farlo desistere. Poi si fermano e lo prendono a sassate. Nel frattempo si materializza (finalmente) una volante della polizia che riesce a bloccare solo uno dei delinquenti, gli altri si rifugiano all’interno del campo nomadi. Gli agenti non li inseguono: hanno paura – e lo dicono – ad entrare lì.
L’arrestato è un rumeno, è stato processato per direttissima e ha riconquistato la libertà e la facoltà di ricongiungersi coi suoi complici. Il padre di famiglia ha subito più interrogatori del reo e già oggi rischia di incrociare la stessa strada sulla quale scorazzano i suoi demoni di una notte.
Ne “Il giudice e il suo boia”, capolavoro di Friedrich Durrenmatt, il vecchio e malato ispettore Barlach dà un’idea letteraria e crudele dell’ideale di giustizia: per arrivare alla meta, cioè alla punizione del colpevole, c’è fango da spalare. Nella vita di tutti i giorni, che è fulcro e punto di applicazione della letteratura, le leve della logica si inceppano in un caos di promesse e di impegni pre-elettorali, in un crollo di strutture che ricorda i modelli imperfetti del Meccano.
Ricordo una bellissima frase di uno scrittore e giornalista che ho avuto la fortuna di avere come maestro: “Statevi arrasso (lontano) da queste contrade, percorse da proiettili vaganti”.
E se la contrada è quella di casa tua?

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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