Il governo, per bocca (e rossetto) del nuovo ministro Carfagna, nega il patrocinio all’ennesimo Gay Pride. Gli omosessuali esplodono in mille proteste: “La destra è omofoba”.
Credo che la tolleranza e la civiltà non passino attraverso sponsorizzazioni e bolli a secco. Se i gay, ai quali vanno riconosciuti tutti i diritti degli eterosessuali, inseguono una certificazione non è con le sfilate che la otterranno. I vari gay pride, come mi è già capitato di sottolineare, sembrano piccole fiere della diversità ostentata. Quando in realtà un movimento serio, che è anche di opinione, di arte, di costume, dovrebbe muoversi in diversa direzione. Se, com’è giusto, gli omosessuali sono persone che mai e poi mai possono ritrovarsi ad essere discriminate, è vero che l’arma migliore contro la discriminazione è la normalità. Tutti gli esseri viventi, per biologia, tendono ad adattarsi pur mantenendo le peculiarità che li rendono preziosi ingranaggi della macchina del Creato (scusate la visione catto-evoluzionista da depliant di D-mail). Si evolvono, si mimetizzano a volte, si incazzano spesso, si difendono e attaccano, si piegano e si rialzano. Ma raramente – e accade solo nella specie umana – ostentano senza logica la loro debolezza. Ecco, credo che le manifestazioni come il Gay Pride – cariche di orgoglio di svolta, di eccessi di finzione – siano deleterie per la causa degli omosessuali. Perché danno un’idea falsa delle persone e delle istanze che ci sono alla base. I gay sono persone normali che hanno un gusto sessuale differente rispetto ad altre persone normali. Che minchia c’entrano i cortei, le borchie, le lingue sguainate, i corpi nudi, gli slogan d’attacco?
La sessualità è gioia, in qualunque direzione vada. Quelle sfilate ispirano (almeno a me) solo una tristezza infinita.