Quando si esprimono opinioni in forza di un ragionamento o di proprie intime convinzioni, si è soliti usare toni pacati non avendo altri scopi verso i propri interlocutori, se non quello di dire ciò che si pensa. I toni trasudanti livore e disprezzo utilizzati dallo scrittore Vincenzo Consolo suggeriscono invece altre chiavi di lettura. Bisognerebbe chiedersi: da cosa nasce l’accanimento di Consolo emigrato a Milano da quarant’anni verso i suoi colleghi siciliani contemporanei? Ad ognuno la propria risposta.
Per quanto mi riguarda, l’avevo già ascoltato quattro anni fa alla Fiera del libro di Torino ed anche allora aveva tirato fuori la solita solfa e un’idea me la sono fatta. Io credo che uno scrittore dovrebbe parlare attraverso i suoi libri, altrimenti diventa qualcos’altro. Personalmente ho letto Consolo, ma lui cosa ha letto di chi critica?
In Sicilia oggi esistono fior di scrittori e di scrittrici, ognuno si esprime col genere che gli è più congeniale. Il noir come ogni altra forma di letteratura ha una sua specificità, e pazienza se a Consolo non piace. Ce ne faremo una ragione, come autori e come lettori di noir. Voglio comunque sottolineare che se anche una sua pupilla come Silvana La Spina ha pubblicato “Uno sbirro femmina” (Mondadori, semifinalista al Premio Scerbanenco, il più importante del genere in Italia), ci saranno delle ragioni. E non credo siano unicamente quelle sbandierate con tanta sicumera e tanto astio da Consolo. Uno scrittore deve avere una visione ampia del mondo che lo circonda. Molti lo hanno capito e i lettori li seguono sia in Italia che all’estero.