Sorpresa: si parla di mafia

Innanzitutto, grazie. Ieri questo blog, nato appena nove mesi fa, ha avuto il suo piccolo record di contatti. Non sono importanti le cifre, questo è un blog personale, fatto in economia: anche 50 visitatori in più sono un successo. Conta invece il tema che ha alimentato l’interesse dei lettori: la mafia.
Dopo le parole chiave slip di vip, sodomia, culi e via smanettando, finalmente una colonna di internauti è approdata su queste pagine per discutere, incazzarsi, approvare o dissentire su un’emergenza non patinata e poco fotogenica come Cosa nostra. La provocazione lanciata un paio di giorni fa (“La mafia ha rotto i coglioni”) è stata raccolta da molti blogger, primi tra tutti Lesandro e Mara. In alcuni forum si discute sull’utilità o meno dello slogan. Ottimo. L’importante è parlarne, dappertutto.
Stamattina sono tornato a fare il giornalista, dopo qualche secolo trascorso in naftalina. E l’ho fatto semplicemente partecipando alla manifestazione di solidarietà per Lirio Abbate, il cronista dell’Ansa pluriminacciato dalla mafia. Passeggiando per le vie di Palermo, in compagnia di colleghi di cui non ricordavo più il volto, mi sono imbattuto in due riflessioni acuminate.
La prima riguarda il sequestro della vittima. Abbate è stato praticamente catturato da esponenti politici, big del sindacato e dell’Ordine per tutta la manifestazione, in uno strano ruolo di preda-simbolo-gonfalone da brandire, mostrare, anzi ostentare. E’ stato molto difficile avvicinarlo e, conoscendolo, immagino che lui avrebbe preferito una passeggiata più informale.
La seconda riflessione riguarda la notizia da cui ha avuto origine tutto ciò. Il Giornale di Sicilia l’ha pubblicata in un taglio basso di una pagina interna, neanche un richiamo in prima. Lirio è siciliano, lavora a Palermo, si occupa di mafia ed ha lavorato per il Giornale di Sicilia. Eppure gli è stato riservato uno spazio minimo rispetto all’entità del fatto.
Nello stesso giorno, invece, La Repubblica – che ha sede a Roma – ha pubblicato un fondo-intervista in prima pagina a firma di un vicedirettore, Giuseppe D’Avanzo. E’ da lì che è nato il movimento di idee e solidarietà che adesso abbraccia Lirio.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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