Quel divertentissimo istituto della fantascienza che è l’Istat ci comunica che il Pil italiano è cresciuto nel primo trimestre 2007 dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Tuttavia c’è l’avvertenza che sono state riviste “al rialzo le stime preliminari di una crescita dello 0,2%… rispetto al quarto trimestre 2006 si tratta comunque di un brusco rallentamento, visto che negli ultimi tre mesi dell’anno il Pil era cresciuto dell’1,1%… a livello tendenziale l’Istat ha invece confermato una crescita del 2,3%”.
Se avete avuto la pazienza di leggere fin qui, tirate un sospiro di sollievo: il peggio è passato. Sappiamo, o dovremmo sapere, che il Pil è la misura della ricchezza prodotta in un Paese. Cioè una cosa concreta, come l’ora che guardiamo sul nostro orologio o la taglia sull’etichetta della camicia che indossiamo. Una misura, praticamente un numero reale che esprime il valore del rapporto tra una grandezza e un’altra.
Il trappolone scatta quando l’orticello in cui ci addentriamo è quello della cosiddetta macroeconomia, cioè un sistema che si occupa per definizione di variabili, di effetti complessivi. Solo quando facciamo i primi passi ci accorgiamo di essere finiti in un deserto immenso e pericoloso, altro che orticello!
Se il Pil cresce, siamo più ricchi. Ma variabilmente e complessivamente. Se il Pil cresce, ma tradisce il livello tendenziale, vuol dire che saremo meno ricchi di quanto la fantascienza aveva previsto. Non è infrequente poi che l’Istat (che, ricordiamolo, sta per Istituto Studi Teorici Applicati al Tutto) si azzuffi col governo quando gli capita di prevedere un futuro che al premier di turno non piace. Questo complica le cose perché capire se un etto di mortadella nel 2010 ci costerà 500 euro non è più una questione di fantasia, ma anche di politica. La tentazione del qualunquismo è reale come l’ostinazione della massaia: abolire gli enti di previsione e fondare osservatori sulla politica dei prezzi, sulle tasse, sui beni. Sarebbe più semplice emanare un bollettino semestrale che dice: stando così le cose abbiamo tanto in cassa, i creditori che hanno pagato sono questi, i malfattori sono i seguenti. E lasciare il “livello tendenziale” e le “stime preliminari” agli eredi di Giulio Verne.