Qualche anno fa, quando non eravamo troppi su internet, c’era una comunità di appassionati di scrittura e di lettura che sul web popolava siti paritari e salvifici. Tutti uguali: scrittori, lettori, giornalisti, bibliofili, talent scout, editor, bestselleristi, critici. Tutti salvi: si scriveva, si leggeva, ci si confrontava, c’erano stroncature e promozioni ogni sera ma c’era un giudizio. Ci si ritrovava senza ipocrisia e garantiti da un nickname su siti e forum che si fondavano su una cosa antica: la parola scritta.
Ieri sera, approfittando di un raro momento libero ho ricominciato a spulciare tra i miei “preferiti”: Solotesto, Writerscorner…
Non esistono più. E sono solo due esempi di siti minori.
Progetto Babele, al quale nel passato ho affidato un mio racconto a puntate, vede come ultimo aggiornamento un editoriale del maggio del 2006.
Non sto qui a raccontarvi la mia tristezza, specie in un momento in cui si parla di web.02, una nuova concezione della Rete fatta di idee e di contenuti degli utenti.
La morte di queste iniziative e il conseguente trionfo di scatole vuote come Youtube e MySpace consacra la supremazia dell’effimero sul divertimento puro, della confezione luminescente sul contenuto succulento. Per chi non ha vissuto quella stagione queste potranno sembrare parole vuote e vecchie. Per chi invece ci è passato sa di bel passato.