Qualche giorno fa si è celebrata la lentezza: 24 ore dedicate allo slow life e, riferiscono le cronache, è stato un successo. Il rallentamento dei ritmi di vita è argomento che mette d’accordo medici, filosofi, preti e peccatori. Il gusto ha i suoi tempi e il trionfo ingiustificato del cronometro sulla clessidra lascia i segni. Dal cibo al sesso, dal lavoro al piacere, viviamo a mezzo respiro e tutto servizio.
C’era un vecchio giochino, che il grande Giorgio Gaber ha poi sublimato in una canzone, nel quale si incasellavano i valori a destra piuttosto che a sinistra e viceversa. La lentezza è di sinistra, come lo slow food, la domenica mattina in piazza, il panino con salame e provola. Ma potrebbe essere anche di destra, come il brunch, l’aperitivo al superpub, la chiacchiera in riva al mare. Di certo la lentezza è un valore aggiunto di noi meridionali. Quando ci chiedono di fare una cosa, non rispondiamo mai subito e direttamente. Se dobbiamo dire un “sì”, spesso ci scappa un “ora vediamo”. Che vuol dire sì, ma con calma.
C’era un vecchio giochino, che il grande Giorgio Gaber ha poi sublimato in una canzone, nel quale si incasellavano i valori a destra piuttosto che a sinistra e viceversa. La lentezza è di sinistra, come lo slow food, la domenica mattina in piazza, il panino con salame e provola. Ma potrebbe essere anche di destra, come il brunch, l’aperitivo al superpub, la chiacchiera in riva al mare. Di certo la lentezza è un valore aggiunto di noi meridionali. Quando ci chiedono di fare una cosa, non rispondiamo mai subito e direttamente. Se dobbiamo dire un “sì”, spesso ci scappa un “ora vediamo”. Che vuol dire sì, ma con calma.
Ps. Anche questo post è a tema. Arriva con un paio di giorni di ritardo