Il tempo e il lusso dei sogni

Come in ogni lavoro artigianale, nella scrittura conta il tempo: che è misura della fatica e sostanza della soddisfazione. Non è detto che più tempo sia garanzia di miglior risultato, ma almeno si mette in salvo la buona coscienza: della serie io ce l’ho messa tutta.

Oggi matura un frutto del mio tempo, mio e delle persone che hanno lavorato con me. Un anno per scrivere il copione, poco meno per inanellare le note e legarle alla parola recitata, altri mesi per plasmare le danze, disegnare i quadri scenografici, creare un insieme di sequenze cinematografiche. Tutto per qualcosa che nasce cresce e si chiude in poco più di settanta minuti.
Tempo. Se sommassimo i minuti spesi a raccontare gli anni che non ci sono più credo che finiremmo in un buco spazio-temporale. Ma forse è questa la magia dell’arte: illuderci che il tempo sia eterno e che passato presente e futuro siano solo convenzioni di chi non si concede il lusso dei sogni.

Da oggi è in scena al Teatro Massimo “Cenere”, un’opera per me faticosamente completa. Tentiamo di raccontare i misteri delle stragi Falcone e Borsellino, nel trentennale di quegli eccidi, con l’unico strumento di cui ci fidiamo veramente: la verità del dubbio.

Non ci impelagheremo in verbali di polizia, in pastoie giudiziarie, ma narreremo di infanzie che potevano essere spensierate, di interminabili partite di pallone, di rubinetti a secco e di fratelli coltelli, tra campagne aride e verdi agrumeti, tra polvere di cemento e polvere da sparo. È un’opera sospesa sul filo del rasoio, tra il bene e il male non puoi rimanere in bilico: se resti fermo la lama ti lacera. Devi scegliere. E questa scelta non è scontata perché di pensieri e parole inconfessabili è fatta la nostra vita.

Il lieto fine esiste solo in certi film e in certe favole. Il nostro compito è spegnere la luce e condurvi per mano sino al bivio finale: lì vi lasciamo liberi di prendere la direzione che più vi attira. Non abbiate paura di ritrovarvi nella destinazione che mai avreste pensato di scegliere. Il male esiste e conoscerlo è un buon modo di evitarlo.

Cenere – Teatro Massimo – Sala grande 13 e 14 maggio 2022
di Gery Palazzotto

In onda su Sky Classica HD dal 19 luglio 2022, ore 21:10

con Gigi Borruso
musiche di Marco Betta, Fabio Lannino, Diego Spitaleri
al violoncello Antonino Saladino
coreografie ideate ed eseguite da Alessandro Cascioli e Yuriko Nishihara
artworks di Francesco De Grandi
elaborazioni grafiche di Azzurra Messina
videomaking di Antonio Di Giovanni e Davide Vallone
con la Massimo Youth Orchestra 
diretta da Michele De Luca

Stiamo lavorando per voi

Teatro Massimo di Palermo, 13 e 14 maggio 2022.
Qui le info.
Ma ne riparleremo.

Smoke Gets In Your Eyes

Foto da The Big Picture

Qual è la sensazione che provate davanti a un fatto conclamato di cui vi sfugge qualcosa? La mia è un misto di eccitazione e di vergogna, una brodaglia che attende di diventare minestra, ma che potrebbe essere istantaneamente declassata a sciacquatura di piatti.
Questo è il limbo in cui mi trovo da qualche giorno (grazie anche a un paio di sollecitazioni di un noto allevatore di pulci per orecchie) nel contemplare gli effetti della ormai famosa nube del vulcano islandese.
Non sono uno scienziato, ma vivo di informazioni e di memoria.
Sul blocco semiplanetario dei voli potrei aver nulla da dire se non leggessi che gli unici effetti provati di queste eruzioni sono quelli sul clima, che è cosa ben diversa dal traffico aereo.
In più vivo in una regione che ospita il più alto vulcano d’Europa, in buona attività, e non ricordo che un’eruzione dell’Etna abbia causato disagi oltre Fontanarossa.
Dio solo sa quanto detesti i complottisti di ogni genere, ma stavolta c’è qualcosa che non mi quadra. Milioni di persone coinvolte, sistemi di trasporto bloccati, rapido turnover di elementi di informazione, richieste di risarcimento milionarie… tutto per un lontanissimo vulcano islandese che sbuffa nella sua porzione di cielo senza neanche avere l’onore di un nome al riparo dai refusi. Eyjafjallajokull, si pronuncia così (credeteci per fede).
Io ho un discreto controllo labliale solo sulle ultime quattro lettere.