Io imprenditore, il mercato e la sindrome cinese

di Giuseppe Giglio

La SDA Bocconi di Milano ha tenuto un corso master sul Luxury Market, in particolare quello italiano, dedicato a manager, imprenditori ed industriali cinesi.
Lo svolgimento del master ha avuto luogo nella loro sede di Shangai, e soltanto nella parte finale i corsisti hanno visitato il nostro Paese e alcune realtà imprenditoriali locali, simbolo della nostra eccellenza produttiva, nel campo del tessile, della gioielleria e degli alimentari.
La scorsa settimana sono stato invitato alla tavola rotonda conclusiva, presso la sede milanese dell’università per testimoniare l’esperienza aziendale della mia famiglia, nel campo dei negozi multibrand.
A margine di ciò, ho focalizzato una serie di tendenze che, a mio parere, meritano qualche riflessione.

Scarsa creatività. I cinesi, che hanno mediamente scarsissima creatività e parecchio denaro da investire, stanno cercando di replicare alcuni modelli di sviluppo della nostra economia, per esempio l’offerta di abbigliamento non più (o non solo) attraverso le monolitiche boutique monomarca che campeggiano nelle vie dello shopping di tutte le capitali, ma proprio attraverso piccoli e medi negozianti multimarca, che hanno costituito la spina dorsale del commercio italiano dal dopoguerra a oggi. Continua a leggere Io imprenditore, il mercato e la sindrome cinese

Ci pensa mammà

Consiglio per l’acquisto

Un’amica mi ha raccontato una storia che le è valsa il titolo di campionessa nel torneo mondiale delle gaffes.
In un negozio di vestiti, una ragazza che non conosceva le si è avvicinata e le ha chiesto un parere su un abito che stava indossando. La mia amica le ha detto che le stava bene. L’altra ci ha preso gusto e ha cominciato a provare altri capi chiedendo sempre un parere a ogni cambio. La mia amica l’ha consigliata secondo i suoi gusti, ovviamente. Questo sì, questo no, eccetera. Tutto è filato liscio sin quando, dopo una decina di prove, la ragazza si è presentata con un abito che decisamente non piaceva alla mia amica. “No, guarda, proprio questo lo eliminerei. Via! Via!”.
“Ma questo è il mio”, ha detto l’altra.

La domanda sull’abbigliamento/2

Per dovere di cronaca registro un’importante variante a proposito della famosa domanda sull’abbigliamento di cui abbiamo parlato qualche tempo fa da queste parti.
Stessa scena.
Mia moglie si presenta a me con due scarpe spaiate e chiede: quale ti piace di più?
Io la guardo con la solita apprensione perché so che ho il 50 per cento di probabilità di dare la risposta sbagliata.
“Quella”, dico indicando la scarpa di sinistra.
E lei se ne esce con un colpo di teatro, chiedendo: “Perché?”.
Ecco, la richiesta di motivazioni ufficiali dinanzi a un giudizio estetico è per me una rivoluzione copernicana.

La domanda sull’abbigliamento

La vita è fatta di lampi.
L’altra sera mia moglie mi si presenta con due stivali spaiati. “Qual è meglio?”, chiede.
Io rispondo: “Quello di sinistra”, senza alcun sottotesto politico.
Lei sollevata: “Bravo!”.
In quel momento ho percepito la solidità di un sospetto che nutrivo da tempo. Quando le nostre mogli\compagne\fidanzate ci chiedono un consiglio che riguarda l’abbigliamento o, in generale, il look (che termine desueto, eh!), in realtà ci stanno sottoponendo a un quiz. Non è un parere quello che ci viene richiesto, ma una domanda secca. La risposta può essere esatta o, purtroppo, sbagliata.

Irlandesi

di Giuseppe Giglio

Per educazione e cultura mi sono sempre guardato dal far di tutta l’erba un fascio.
Ho letto però, su Rosalio, della presunta inferiorità intellettuale di noi siciliani teorizzata da un docente irlandese, e ciò mi ha fatto pensare che anche io avrei qualche “numero” sugli irlandesi.

Nel documento “Regole principali per la prevenzione delle frodi esercenti e-commerce” edito da Carta Si – gestore del traffico VISA, in Italia – è prevista la creazione da parte del merchant di una blacklist dove riportare i dati fondamentali relativi alle transazioni fraudolente (Ip-address, indirizzo cliente, e-mail…)
Nel nostro piccolo, qualche dato possiamo fornirlo:

– nella seconda parte del 2009 abbiamo registrato sul nostro e-commerce circa 200 diversi tentativi di acquisto fraudolento. Di questi, oltre 150 provenivano dall’Irlanda.
In questa nostra speciale classifica, al secondo posto si trova il Messico con appena una ventina di tentativi. Roba da dilettanti.

– nel solo mese di gennaio 2010, abbiamo registrato 14 tentativi diversi di acquisto fraudolento. Tutti provenienti dall’Irlanda.

Questa situazione ci ha costretti a prendere un provvedimento drastico: l’inibizione dell’utilizzo della carta di credito per tutti i clienti che chiedono la spedizione in Irlanda. Per loro l’unica modalità di pagamento possibile sarà il bonifico bancario anticipato.
Ad oggi abbiamo spedito in 141 nazioni diverse e l’Irlanda sarà l’unico paese con tale limitazione.

PS. Non una sola truffa tentata da irlandesi nel nostro store è andata a buon fine: siamo meridionali, mica scemi.