Casa Bianca, umore nero

Obama ha giurato. Il suo discorso, come previsto, è stato impeccabile.
Due sensazioni.
La prima: con tali meravigliose premesse è difficilissimo superarsi; necessariamente il nuovo capo della Casa Bianca dovrà fare qualcosa di meno bello rispetto a quanto ha promesso.
Le seconda: un simile panorama di perfezione (eloquio, significati, allegorie, programmi, incarnazione di un miracolo) suscita in chi non vive in quel raggio di fortunato incanto un inconfessabile disfattismo; in altre parole una sistematica sfiducia e un certo pessimismo contagiano molti di quelli che non hanno un principale di simile caratura.
Spero che il nuovo presidente degli Stati Uniti giochi presto a nascondino con un premier o che gli faccia le corna in una foto ufficiale. Così, tanto per sentirmi meno sconsolato.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

17 commenti su “Casa Bianca, umore nero”

  1. Beh, quel completino giallo “Tweety” della moglie però… Sarà pure della Toledo (stilista cubana/newyorkese), ma si poteva fare moooolto meglio. Altro che “nuova Jackie”!
    Sarà pure un tantino antipatica, ma Carlà Brunì Sarkozy non sbaglia un colpo.
    Peccato, però, che occasione mancata…

  2. @Contessa: scusi se interferisco. E’ l’eleganza fuori registro che (mi) ha colpito. Lo ammetto, sono di parte. E anche romantico. Commosso com’ero, ieri, ho visto tutto bello. Ma devo dirle che quel giallo shocking non mi dispiaceva. Lo rivedo oggi e mi piace ancora. L’abito bianco del ballo è notevole. Della signora Obama mi piace la disinvoltura e la presenza scenica tutt’altro che esile. Spero vorrà perdonare questa mia intrusione forse fuori luogo.

  3. @g.allegra: Infatti il problema è proprio la presenza scenica. Michelle Obama, a mio modestissimo avviso dovrebbe smorzare le sue “dimensioni” piuttosto che esaltarle. Tra l’altro, tutto quel luccichio… di giorno… mmmh.
    Ma una cosa è certa: era in perfetto stile americano. E va bene anche così. Passi.
    Nel post si parla della perfezione perfetta di un giorno perfetto. Ecco: per me la mise non era perfetta. Però l’abito del ballo era notevole.

  4. Io di moda non ne capisco una cippalippa ma secondo me il vestito era orrendo e le scarpe anche.

  5. d’accordissimo con contessa. non regge la scusa della crisi: un armani o un qualsiasi europeo, ora come ora, te lo tirano dietro a prezzo bassissimo.

    la figura di michelle così ingombrante rappresenta esattamente il suo rapporto con il marito: basta leggere le biografie sul nostro uscite negli ultimi mesi per scoprire che la coppia è ben affiatata ed ogni mossa fatta negli ultimi anni per arrivare all’ennesima realizzazione di sogno americano è stata architettata e studiata fin nel più piccolo particolare.

    il discorso – pieno di banalità e roboante come piace agli americani – è il frutto perfetto di un “negro” (pardòn, “ghost writer”) di 27 anni, ambizioso quanto il suo datore di lavoro.

    detto ciò: tutto estremamente affascinante.

  6. Ma Obama porta gli spil?
    La consorte usa il tanga o preferisce la coulotte?
    E se il nostro portasse il perizoma potremmo ancora guardarlo in faccia?

  7. Dire che ad umore nero, specie ultimamente, è difficile battermi. Eppure il discorso di ieri ha soffiato sulle poche ceneri di un residuo entusiasmo.
    Non riesco a vedere la cosa con disincantato distacco, a concentrarmi sui difetti dei costumi di scena, le carenze estetiche dei partecipanti, o la rappresentazione esteriore dell’evento.
    Ho trovato commovente e importante sentire un uomo di potere che parla di vecchi valori, di storia, di responsabilità e di rispetto reciproco. Ho trovato coinvolgente l’esortazione ad un mondo diverso, dove il profitto personale non sia l’unico obiettivo al quale agognare. Ho trovato estremamente rasserenante la condanna dell’arroganza tracotante ed egoista che sembra essere diventata la più naturale espressione di chi si ritiene superiore ad altri.
    Ho trovato tanti momenti belli, in un discorso senza eccessi, fatto per coinvolgere, e pronunciato da uno al quale, appunto, 60 anni fa non sarebbe stato consentito l’ingresso in un ristorante.
    Questa è una capacità di cambiamento che bisogna saper riconoscere, e magari un poco invidiare. Ma i confini si fanno sempre più labili, e obama, credo, sia anche un poco nostro.
    Il profondo sollievo nel vedere l’elicottero di bush che si allontanava presumibilmente per sempre mi ha consentito di vedere “w.” in relativa serenità, con la consapevolezza di orrori ormai trascorsi.
    p.s. tweety, a differenza della signora sarkozy, è una donna che da una situazione molto difficile è arrivata con l’intelligenza e la determinazione al posto dove si trova adesso. Il suo gusto nell’abbigliamento (che è peraltro una guestione personale) mi sembra decisamente irrilevante.

  8. Melissa,
    certo che è irrilevante ma ti assicuro che i sentimenti che hai provato li ho provati anche io e chi ha dissertato degli abiti.
    Si fa per dire, si fa per scherzare, si fa perchè la vita è anche un vestito.
    (Scusate la frase, non so da dove mi è uscita)

  9. mia cara Melissa, purtroppo Obama non è esattamente… nostro. Noi abbiamo ben altro!
    Uno sguardo leggero e un po’ frou frou all’evento storico di ieri mi aiuta a rimanere con i piedi per terra e a non guardare quest’uomo come il Messia venuto a cambiare il mondo. Il “miracolo americano” non mi interessa, preferisco godermi i cambiamenti che, sono certa, arriveranno senza caricarli di troppe aspettative.
    Un po’ di leggerezza, please…

  10. Ci vuole solo capacità di sognare. Sognare nel senso di accarezzare cose che sono nella nostra immaginazione.Il desiderio muove. Obama sa come creare desiderio negli altri… quelli che come me scelgono di volere sognare.

  11. Provo fastidio apprendere dai giornali che all’inaugurazione c’era soltanto Antonio Campo Dall’Orto presidente di MTV Italia, oltre al nostro ambasciatore Gianni Castellaneta. Mi consolo pensando che così almeno abbiamo evitato figure peggiori.

  12. @antipatico: sempre a lamentarci. Chi la vuole cotta, chi cruda, chi bianco, chi nero… la retorica del “negro” (ghostwriter, giusto…) di Mr. Obama la preferisco comunque alle caciottate del nostro (?) premier (???). Il cui ghostwriter, mi viene da sospettare, potrebbe essere Pistarino. Ma pure un Greggio o un Faletti. O uno dei Vanzina.
    Insomma, al sor patacca, al presidente con la schiscietta, personalmente preferisco Lincoln e Beniamino Franklin. Retorica compresa. Ora come ora su Obama non transigo. Faccia quel che vuole. Mi ha dato una ventata di ingenuo ottimismo che non provavo da anni. Se fossi donna gli farei da groupie. E spero di non dover cambiare mai idea. Ah, bentrovato, antipatico.
    @Contessa: carissima, diamo un’occhiata anche a come si veste la signora Lario, per favore!

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