C’era una volta un giardino proibito

giardino nascosto palermo

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Quello che oggi chiamiamo “giardino segreto”, per noi ragazzini degli anni Settanta era il “giardino proibito”. Quindi un posto bellissimo. Non sapevamo che si chiamasse parco Mazzarino, che fosse stato realizzato dai Whitaker nell’Ottocento. Sapevamo che aveva due cancelli chiusi, uno in quella che oggi è via Antonino Cassarà, di fronte all’attuale ospedale CTO, e l’altro in piazza Salerno, vicino all’ingresso di villa Sofia. Sapevamo che in questo giardino, nel quale non c’era mai nessuno, si trovava un campo di calcio con l’erba e pure le porte.
Un giorno decidemmo di entrare, armati di borracce e Super Santos. Lo ricordo benissimo: era una domenica del 1974, eravamo in piena “austerity”, quel periodo in cui a causa della crisi petrolifera internazionale c’era il divieto assoluto di circolazione delle auto nei giorni festivi.
Arrivammo in bicicletta, eravamo una ventina. Scavalcammo il cancello della parte di villa Sofia e ci trovammo in un paradiso. L’incanto durò poco, giacché si materializzò un signore basso e incazzato che si qualificò come guardiano e ci disse che dovevamo andarcene immediatamente. Non ricordo come, ma si stabilì subito una trattativa: in cambio di qualche lira, il tizio ci avrebbe lasciato giocare per un’ora. Fu così che il “giardino proibito” divenne il nostro ritrovo domenicale.
Quando l’altro giorno ho letto il reportage di Repubblica su questo parco ho provato una sensazione dolorosa: perché è un luogo dimenticato e perché proprio io, noi, gli ex ragazzini del quartiere Resuttana – San Lorenzo ce ne siamo dimenticati. Noi che avevamo dieci anni quando giocavamo in quel verde che sembrava bosco, talmente impenetrabile da spingerci a non allontanarci mai dal sentiero principale, abbiamo consentito la fine ingloriosa di un luogo incantato.
Tutti gli altri parchi giochi estemporanei di quell’epoca – un’epoca in cui ancora si giocava per strada – sono scomparsi, inghiottiti dal cemento. Piste per bici ricavate tra gli agrumeti, campetti di calcio annidati negli scavi per le fondamenta dei palazzi che sarebbero sorti di lì a poco: non è rimasto più nulla. Solo quel mare di verde, in cui con la complicità del guardiano ci immergevamo la domenica ironizzando sul fatto che, in fondo, giocavamo tra due ospedali: il luogo più sicuro del mondo.
Oggi c’è un reticolo burocratico che impedisce il riscatto civile di quest’area.
(…)
Però a pensarci bene, la lunga dimenticanza è stata paradossalmente la salvezza del parco Mazzarino, sfuggito alla furia urbanistica dei Mondiali del ’90 e avvolto in un gigantesco bozzolo dove la natura fa tutto da sola, nutrendosi e nutrendo.
Ora che il giardino segreto non è più segreto, non c’è altro da fare che difenderlo. A Palermo non c’è nulla di più vulnerabile di uno spazio verde senza sorveglianza.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti su “C’era una volta un giardino proibito”

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