Una ronda non fa primavera

Il ministro dell’Interno prossimo venturo, Roberto Maroni, ha le idee chiare. Le ronde padane sono un modello da esportare: ronde emiliane, laziali, liguri, siciliane. Ci saranno gruppi improvvisati di “poliziotti” paesani, condominiali, interpoderali. Ognuno con la sua bella spranghetta e la sua giustizia pret-à-porter. Il nuovo modello di sicurezza della microciviltà globalizzata italiana è la distribuzione equanime della capacità offensiva. Per difendersi da ciò che sembra troppo grande ci si affida al troppo piccolo.
I cittadini, insomma, scendono in campo: come il loro premier.
Una ronda non fa primavera, due, tre… fanno inverno, gelo, buio, paura.
Non si può dire che non c’era da aspettarselo.

Un Raskolnikov senza palle

“Ma come ebbe mosso quello straccio, improvvisamente da sotto il pellicciotto scivolò fuori un orologio d’oro. Rovesciò subito tutto quanto. Effettivamente agli stracci erano mescolati degli oggetti d’oro (…) braccialetti, catenine, orecchini, spille e simili. Alcuni erano contenuti in astucci, altri semplicemente avvolti in carta da giornale (…) in fogli doppi, legati con cordoncini. Senza perdere tempo se ne riempì le tasche dei pantaloni e del soprabito (…) a un tratto sentì che nella stanza dell’anziana qualcuno stava camminando (…) scattò in piedi, afferrò la scure e corse fuori dalla camera da letto”.
Stacco.
“Nascondeva circa 100mila euro in un vano della stufa l’anziana strangolata in casa in via della Moschea a Roma e trovata morta sabato pomeriggio. I carabinieri durante un sopralluogo hanno trovato nell’abitazione popolare di Emilia Stoppioni denaro contante (circa 10mila euro), buoni postali e libretti di risparmio. È quindi probabile che chi l’ha uccisa sapesse dell’esistenza di questi soldi”.
Il primo brano l’ho preso dal romanzo forse più noto di Fëdor Dostoevskij, Delitto e Castigo. Dell’anno 1866.
Il secondo da un articolo del Corriere della Sera online.
Di ieri.
Ho una madre anziana che vive da sola – senza stufa né contanti in casa, sia chiaro – e ogni volta che leggo una notizia così faccio un elenco mentale dei buoni motivi per conservare amore verso il prossimo, e scriverne. Non lesino sui punti interrogativi.
Notizie del genere mi ricordano che anche il più pessimista degli scrittori ha un animo generoso, così largo e ricco di doni che potrebbe pranzarci dentro tutta l’umanità. Dostoevskij aveva pietà dello studente assassino Raskolnikov. Gli attribuiva pensiero e tormento, ne metteva a nudo grovigli di contraddizioni, ne rivendicava la disperata ricerca di un perché.
Io ho un animo più asfittico.
Al vigliacco che ha ucciso la signora Emilia Stoppioni, ottantuno anni – l’ultima delle vittime facili di un’Italia che si preannuncia sempre più difficile – non attribuisco nulla, nemmeno il pregio dell’originalità. Ha ammazzato e frugato in un piccolo mondo senza difese ignorando che Raskolnikov era stato lì prima di lui, molto tempo prima. Quanto mi piacerebbe dirglielo. Me lo immagino il senza palle: Che? Raskolni-chi?
Quando si sostiene che in Italia si legge poco, e male, e se anche fosse il contrario non servirebbe a un cavolo di niente. Dopotutto.

In barca o a nuoto?

Sono, se così si può dire, un “appuntista”. Conservo, da sempre, ritagli, fogli dattiloscritti, mail. E’ una mania molto diffusa tra chi vive (e campa) di parole. Se qualche volta non accumulo carta o simulacri di carta scritta è cattivo segno: vuol dire che è un pessimo periodo.
Spesso ripesco vecchi appunti e ne traggo gioia persino quando mi raccontano storie dolorose (mie, di altri, o di nessuno cioè inventate). C’è, in questo bagno di memoria, tutto fuorché nostalgia: del resto come si potrebbe mai provare nostalgia per qualcosa che bello/buono non è?
C’è un elisir consolatorio, c’è un “nonostante tutto siamo ancora qua”, c’è un fatalismo che – a mio parere – divide gli esseri umani in due categorie: quelli che stanno sulla barca e quelli che nuotano.
I primi remano, alternando pause, e pensano all’approdo: per loro l’acqua passata è quella che si sono lasciati dietro, lungo la schiuma dell’imbarcazione.
Gli altri sono talmente dentro le loro braccia da non temere l’orizzonte: per loro l’acqua passata è la stessa che li sostiene, li tiene a galla ed è strumento inerte per la loro propulsione.
I primi saranno stanchi – certo – a un certo punto del tragitto, ma potranno riposarsi e magari fare scelte di comodo: una corrente favorevole, un pisolino per via del mare calmo. Guarderanno solo al futuro di un porto tranquillo. E magari a una trattoria nota, in cui festeggiare la fine della traversata.
Gli altri si troveranno con la fatica nei muscoli quando la terra è ancora lontana e camperanno del proprio entusiasmo perché non è il porto che sognano, ma la sopravvivenza nel senso più alto di “vivere sopra”. Nei momenti difficili rivedranno, bracciata dopo bracciata, momenti più difficili, magari asciutti, e godranno della capacità di essere lì, sopravvissuti a combattere per un’altra prova difficile.
Provate a fare questo gioco, guardandovi indietro: voi a che categoria appartenete?

Uccidere con grazia

La mia amica Mara, dalla Francia, mi sottopone con indignazione la seguente notizia: la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che le iniezioni letali non violano la Costituzione. Il busillis – in un ambito così ignobile, come ignobile è la pena di morte – sta nella quota di sofferenza che la morte di Stato impone: deve essere quel tanto che basta per uccidere senza urla, dolore, casino insomma.
E’ curiosa questa cura istituzionale del dettaglio, questa attenzione tutta americana, diciamolo: la morte, seppur inflitta contronatura a uno che che non ha la minima voglia di accettarla, può essere giusta, confortevole, civile.
Ci sbracciamo per protestare contro un altro colosso di civiltà, la Cina, che si spinge a presentare il conto delle spese dell’esecuzione ai parenti dei condannati (del resto le pallottole costano, che ci vogliamo fare…). E dimentichiamo – a mio modesto parere – che la graduatoria dell’etica e della decenza riguarda persino quegli Stati che fanno dei diritti umani carta straccia. I cinesi se ne fottono altamente e brandiscono la loro autosufficienza come un credo blindato. Gli americani pretendono di esportare il loro modello di civiltà e brandiscono la loro faccia tosta come un credo bellico. Uccidono, insomma, ma con grazia.

Trilogia del sesso perduto/3

Il trombamico

Milko prende il sole con oculatezza. Dice che potrebbe rovinargli la pelle e per questo usa una cremina for men filtro quindici, ogni giorno. Milko veste solo camicie sagomate, stile Seventy, si depila il torace e adora indossare i braccialetti. Non è forse un maestro di stile, ma è decisamente un gran bell’uomo. Ha pure una moglie attraente e al suo passaggio le ragazzine si voltano a guardarlo. Sembra un tronista. Solo, meno abbronzato.
Milko fa un lavoro serio, che richiede prestanza fisica. E per via del mio, di lavoro, mi tocca stargli accanto per molte ore al giorno. Tra noi non c’è mai stato un feeling particolare. In quattro anni che ci conosciamo mai una chiacchierata vera, solo due battute, ogni tanto.
Meno di un mese fa, riaccompagnandomi in auto al parcheggio, Milko mi ha esposto la tesi del “trombamico” invitandomi a metterla in pratica. Con lui.
Funziona così: se dovessi avere voglia di fare sesso disimpegnato, gioioso, discreto e di ottimo livello, non mi resterebbe che chiamarlo. Milko sostiene di essere stato, e di essere ancora, il rifugio di parecchie amiche, anche di amiche della moglie. Anche la moglie, a sua volta, era una sua “trombamica”, poi trasformatasi in altro, per via del destino cinico e baro.
Della teoria del “trombamico” – che circola anche sul web- secondo Milko, esistono due varianti di base: quella che prevede un’attività coordinata e continuativa, gestita tramite sms, e quella saltuaria, occasionale, ma altrettanto soddisfacente.
Parlava e parlava Milko (io stavo seduta nel sedile posteriore dell’auto), e descriveva certe sue performance consumate in camere ad ore, studiava le mie reazioni sbirciando dallo specchietto.
Io ascoltavo con piglio interessato, come quando memorizzo per bene le prescrizioni del ginecologo. Così lui ha continuato, spiegando che mi potevo anche rifiutare, lì per lì, ma che l’offerta era da considerarsi a lungo termine. “Considerala valida, anche per molto tempo se ritieni. Pure se non ci dovessimo vedere per anni. Se avrai bisogno di un trombamico, io sarò lì”.
Silenziosa pausa di riflessione, sua.
“Devi solo fare una piccola verifica, se però passa troppo tempo…”, aggiunge.
A questo punto si fa serio, un po’ imbarazzato. Sono troppo curiosa, rompo il silenzio.
“E quale sarebbe, di grazia?”, gli chiedo.
“E’ semplice”, si rianima lui, finalmente certo di essere stato seguito e compreso, nonostante il soliloquio dell’ultimo quarto d’ora.
“Basta che ti guardi allo specchio. Se tutto sarà come adesso, dalla testa in giù, allora l’offerta sarà sempre valida”.
Altra pausa. Altra frase impacciata, espressione quasi drammatica sul viso ben idratato: “Sai, la carne flaccida, non mi piace”.
Su “carne flaccida” non ho retto. E ho reagito come sempre in questi casi: con una risata crassa, dirompente, persino mascolina, che Milko deve avere interpretato a modo suo. Così ha fatto di più. A qualche metro di distanza dal parcheggio ha rallentato. “Facciamo un gioco”, mi dice, mentre mi mostra un sorriso a trentadue denti, bianchissimo. “Adesso scendi, ma poco prima di chiudere la portiera mi guardi negli occhi e mi fai un cenno con la testa: un si, o un no”.
Esco dall’auto lentamente. Giù la prima gamba, giù la seconda, sorrido, lo guardo, e faccio oscillare la mia testolina da destra verso sinistra. Poi da sinistra verso destra.
“E perché?”, mi fa lui, deluso.
“La cellulite ha già fatto il suo corso”, rispondo io, becera.
Mi volto e ancheggio con maestria. Perché so che lui sta guardando. Proprio lì.
(soundtrack)

Divieto di autostop

Dopo il diluvio di post di ieri (grazie a tutti!!!) cercherò di essere breve.
Accantoniamo il bipolarismo, il voto utile, il modello tedesco, le caramelle di carruba e i leghismi di destra e sinistra (sì, c’è una lega annunciata persino da Casarini). Guardiamoci intorno e stiamo alla cronaca: vediamo un Paese allo stremo che non conosce più competitività, ci sono vertenze drammatiche a ogni angolo di impresa, si respira sfiducia, esplodono conflitti sociali sempre più duri.
Ciò serve è un autista sobrio, che sappia guidare con prudenza un pullman scassato con sessanta milioni di persone dentro.
E’ chiaro che, date la difficoltà e la lunghezza del percorso, questo signore non potrà fare tutto da solo. Dovrà quindi fidarsi di altri autisti che non facciano minchiate. E soprattutto dovrà rispettare i sensi unici, le corsie d’emergenza, i semafori, eccetera.
L’idea di un viaggio del genere non mi atterrisce solo se mi costringo a non pensare alle persone che si alterneranno alla guida del pullman. Un po’ come capita quando prendo l’aereo: se il pilota ha una faccia che non mi piace faccio un viaggio di merda, quindi non guardo mai chi sta ai comandi.
Purtroppo siamo appiedati e non c’è altro mezzo per muoversi. Anche perchè è probabile che proibiscano per decreto l’autostop.

Le voci del web

Ecco, come annunciato, il parere sulle elezioni di una pattuglia scelta di blogger. Buona lettura.

Cose loro (in salsa verde)
di Fuoritempo
MAFIOPOLI. Netta affermazione elettorale per il Partito della Libertà Vigilata e per i suoi alleati da riporto. Alta la percentuale di affiliati al voto, poche le lupare bianche, praticamente assenti quelle contestate. Hanno votato regolarmente anche le famigghie residenti all’estero.
Orgogliosi i figli di primo e secondo letto del nuovo premier: “Nostro padre? Un eroe!”

La musica giusta
di Nicolò La Rocca
La Russa dice a Storace: tu pensi che la Destra possa essere solo il tuo 0,8 %? No, è al 10 % ed è tutta dentro il PDL. Ecco, l’ha detto lui. Io mi sto attrezzando. Ho cominciato a scaricare musica adeguata: Sandro Giacobbe, Gigi D’Alessio, Drupi. Per non sentirmi diverso. Una volta avrei detto Baglioni. Oggi le cose sono quelle che sono e si deve arrivare fino a Gigi D’Alessio.
La verità non è mai esistita. Adesso è scomparsa perfino la realtà: Schifani ha detto che gli italiani hanno premiato la novità.
Un commentatore, un politico di destra, ha detto che finalmente si è creato un clima di “garbo”. Emilo Fede ha ricordato che la sinistra voleva eliminare la Pattuglia acrobatica. Non era garbata, come scelta.
Mario Giordano dice che gli intellettuali sono lontani dalla pancia del Paese. Le donne del PDL sono tutte carine e ben vestite. E scommetto che hanno tutte il pancino sodo. Così garbate, così nuove, odorano di formalina. Il garbo delle pance fatte di formalina e la novità della Pattuglia acrobatica.
Le uniche cose sensate le ha dette Salvatore Borsellino: ci ha ricordato che non bisognava legittimare Berlusconi. È stato il più grande errore. E invece con garbo e sguazzando nella formalina gli italiani si sono convinti definitivamente che sia veramente uno statista. Del resto con Gigi D’Alessio nelle cuffie è facile pensarlo.

R.S.V.P.
di Salvo Toscano
1. Politica e tempo libero
Per Bertinotti è un trionfo, direi. Se, come pare, la Sinistra Arcobaleno resterà addirittura fuori dal Parlamento, MarcoRizzo, Pecoraio Ascanio e soci avranno un sacco di tempo in più per andare ai cortei (anche se non più contro il proprio governo, ma non si può avere tutto dalla vita).
2. Riposizionamenti
Il sottoscritto apre il tesseramento alla sezione Gianfranco Miglio di Palermo. E’ gradita la camica verde.

Walter, campagna mogia
di Tony Siino
Mogia, come lo slogan ri-scaldato di Obama; così è stata la campagna di Walter Veltroni. Impossibile per lui battere Berlusconi, premier dalle tante ombre ma grande comunicatore e, tutto sommato, più propositivo e “vincente”. La vittoria è netta e la notte di incubi di due anni fa si è trasformata in crudissima realtà per gli elettori di sinistra. Vedo nell’esclusione della sinistra estrema un pericolo poiché l’assenza di rappresentanza potrebbe lasciare spazio ai violenti presenti in quell’area.
In Sicilia Palermo è destinata a declinare, con un asse di potere e di investimenti che si sposta verso la Sicilia orientale. Avrei preferito un presidente più giovane e meno legato a logiche democristiane, vedremo che cosa saprà fare.

Offro ospitalità
di Lesandro
Tornata elettorale da paura, non c’è che dire. Nel senso che gli italiani tutti hanno avuto paura. Se la sono fatta sotto. Hanno avuto paura i sostenitori del non voto, a giudicare dall’affluenza registrata. Ma anche chi era per il voto ha avuto paura. Paura del ‘voto inutile’, nuova icona della politica italiana e di questo sistema elettorale bacato. Risultato: la sinistra italiana non esiste più. La destra sociale nemmeno. Per i prossimi cinque anni, Berlusconi e Bossi potranno fare a pezzi il paese in tutta tranquillità, benedetti dal papa, dagli italiani nonchè, ovviamente, da Veltroni. Dunque, vediamo. Io a casa mia posso ospitare altre tre persone. Quattro se ci stringiamo un po’ come fanno gli extracomunitari in Italia. Chi di voi decidesse di emigrare, mi contatti pure. E non dimenticate la carte da poker, chè noi italiani siamo bravissimi a mettercelo nel culo a vicenda, è il nostro sport preferito.

Blade Silvio -Tempio di Arcore 2018
di Salvatore Mangione
Un fedele servitore fa da cicerone a dei turisti venuti da ogni parte del pianeta terra:
“Io ne ho viste cose che voi stranieri non potreste immaginarvi. Coalizioni da combattimento in fiamme al largo delle sezioni di partito. E ho visto i raggi Mediaset balenare nel buio vicino alle porte delle case degli italiani. E tutti quei… momenti andranno perduti… nel tempo… come… champagne… nella Milano da bere. È tempo di sparire… adesso consigli per gli acquisti”.
(L’elaborazione grafica è sua. g.p.)

Buonanotte Italia
di Lawrence d’Arabia
Buonanotte Italia! Tra le televisioni di Berlusconi, il fascismo di Fini e della Mussolini, i conclamati legami mafiosi di Lombardo ed i fucili di Bossi, possiamo dormire sonni tranquilli.
D’altronde, com’è giusto che sia in ogni regime democratico i rappresentanti politici sono lo specchio del Paese. Nel nostro caso sono la caricatura di un paesello sempre più egoista e superficiale che tuttavia, per fortuna, ogni tanto sa offrire anche insperati spunti di brillantezza. E dunque, dall’altra parte, resta la speranza che il centrodestra, qualcosa di buono possa farla: Renato Brunetta, Franco Frattini e Gianni Letta non saranno apprezzabili, ma almeno hanno solide ed indiscutibili competenze. Tuttavia, al pensiero di La Russa ministro della difesa, Calderoli della giustizia e Maroni del nord-est, ci si accappona la pelle. Vedremo mai l’alba?

La terra dei cachi

di BitLit
Andrés Ortega è un giornalista di El Pais che ha scritto molti saggi sull’integrazione europea. E’ lui che firma l’apertura del quotidiano spagnolo on line. Titolo: “Come è possibile?”
Scrive che siamo di fronte alla “corrupción personificada en el corazón del estrado” e descrive il nuovo capo del Governo come un “personaje muy vulgar “. Il New York Times ci dipinge pessimisti, Le Monde immagina che Berlusconi possa essere costretto ad allearsi con Veltroni per rimediare un eventuale “buco” al Senato. Ma non ci crede poi così tanto. Ci vedono malati, allucinati, ignoranti.
Potrei scrivere a questi editorialisti. E raccontare che a Catania c’è un paesino di 3.300 abitanti che si chiama San Cono. E’ l’unico comune che ha votato compatto per il Pd, almeno alle nazionali. E’ la patria dei fichidindia. Un amico mi ha inviato un sms: “Chiediamo asilo politico a questo sindaco”. E io gli ho risposto: “Macché! Ti sei scordato che viviamo nella terra dei cachi?”.

Il gabbiano
di Antonio Consoli
In tre, quattro righe non è facile condensare la giornata odierna. E infatti non ci riuscirò. L’esito elettorale odierno era largamente atteso da mesi. Nessuno stupore, né a livello nazionale, né a livello siciliano. Per un Berlusconi che adesso dovrà dare il braccetto a Bossi (oltre che un ministero, indicato sarebbe quello delle riforme), resta a noi siciliani un leader del centro-sinistra, Anna Finocchiaro, che andrà a rappresentare l’Emilia al Senato. Il PD siciliano potrà così tornare nelle sue stanze, al riparo da un popolo che da tempo non capisce, mentre Raffaele Lombardo (vecchia volpe democristiana) pregusta già la pioggia di miliardi proveniente dall’Unione Europea, tenacemente aggrappato alle preziose agende (sue e dei suoi collaboratori) che da anni riempie di nomi, cognomi e indirizzi. Nomi, cognomi e indirizzi di gente che in questo fine settimana è andata disciplinatamente a votare un simbolo con un gabbiano e un progetto non meglio specificato, se non per quella storia del ponte e dei presunti benefici di un’autonomia di stampo… siciliano.

Forse domani
di Nerone
Noi, gente di sinistra, abbiamo ucciso la sinistra. Io stesso, in prima persona.
Nel giro di poche ore, sono scomparse dal Parlamento della Repubblica, le forze che più esplicitamente e senza rimorsi o pudori si riconducevano alle tradizioni progressiste che hanno fatto la Resistenza, scritto la Costituzione e portato l’Italia a quelle poche conquiste sociali e civili che hanno mantenuto in piedi il tessuto sociale democratico italiano. Oggi si è fatta la storia.
Non pensavo di poter arrivare alle lacrime. Sapevo che avrebbe vinto Berlusconi. Sapevo che il mio scettico e non-ideologico voto al Partito Democratico era quasi un gesto scaramantico.
Quello che non pensavo, che non mi sarebbe mai neppure passato per l’anticamera del cervello, è che il voto dei cittadini, ed anche il mio personale, avrebbe portato al dissolvimento di 90 anni di storia.
Dirigenti onesti della Sinistra, perdonateci. Volevamo solo sbarazzarci di Berlusconi. Non volevo uccidervi.
Potrei arrabbiarmi con il popolo italiano, che dimostra per l’ennesima volta di che pasta è fatto. E’ fatto di quella pasta generalmente marrone che tutti noi quotidianamente produciamo.
Ma sono troppo amareggiato.
L’Italia è persa. Vi vedo qualcosa di irrimediabile, nella sconfitta di oggi. Mi sembra di essere ad un punto di non ritorno. Come se una stagione si fosse proprio chiusa.
Come se il tessuto sano del corpo Italia sia stato definitivamente eroso da un melanoma incurabile, al punto che non resta altro da fare che pregare, o staccare la spina.
Vorrei essere più politologico in quello che scrivo. Parlare di come sia possibile ora, superare lo shock e tornare a lavorare per un futuro migliore. Sono convinto che un modo c’è. E’ questo che fa di me un ragazzo di Sinistra.
Ma in questo momento non me la sento proprio. Non riesco.
Forse domani.

La casta dei crasti
di Carmelo Di Gesaro
Si parlava di un’Italia nuova pronta a cambiare, niente più poveri, via alle coppie di fatto e un ritorno anacronistico ai falsi moralisti della legge 194. Secondo me, non cambierà nulla, la casta dei crasti continuerà ad arricchirsi, Bertinotti finalmente potrà tornare a fare opposizione essendo veramente fuori dal governo, Ferrara tornerà a mangiare senza bavaglio e la Santanché tornerà a farla ciarare a Fini e Berlusconi. Insomma, rialzati Italia, si può fare, io ci credo.

Proseguiamo qua

L’altro post sta scoppiando e non è comodo da leggere. Continuiamo a discutere qua: la notte è lunga.

Ci siamo

Ci siamo. Dopo la chiusura dei seggi ci siederemo nel nostro salottino virtuale e, con un occhio alla tv, commenteremo l’esito di questa determinante tornata elettorale. Sono molto contento per le adesioni a questa improvvisata tribuna politica. Mi raccomando, mettetevi comodi. E magari dividiamoci i ruoli: uno segue Vespa, uno Fede, uno Mentana, uno la più sgangherata delle tv locali, uno Sex Channel, eccetera.
A tarda notte infine un post con i mini editoriali di un gruppo di blogger scelti e sufficientemente arditi.
Elaborazione grafica di Salvatore Mangione

Domani sera tv, computer e…

Avviso ai naviganti. Domani pomeriggio, a urne chiuse, questo blog aprirà una finestra sul voto con spunti, riflessioni e, ovviamente, cazzeggiamenti. Il mio consiglio è questo: armatevi di tv (o radio) e computer. Commenteremo insieme risultati, trasmissioni televisive e retroscena fino a tarda notte. Poi, a conclusione, ci saranno le opinioni di alcuni tra i blogger più originali che conosco.
Insomma, non prendete impegni e soprattutto fate scorta di caffè e pazienza. Sono certo che ci faremo quattro risate, comunque vada.