Soli

Uno dei temi più interessanti portati a galla dall’emergenza Coronavirus è quello della relazione con se stessi. Relazione fisica e sociale. Ho sempre coltivato con cura la mia indole di solista e ho praticato la solitudine come esercizio gioioso, anche quando non sono stato solo fisicamente o quando non lo sono stato volontariamente al cento per cento. Si può essere soli e felici anche in compagnia.

Sapete meglio di me che la solitudine e il desiderio di intimità sono condizioni molto diverse dall’isolamento giacché mentre la prima e il secondo possono irrorare serenità, l’isolamento può indurre turbamento, metterci in allarme. Un meccanismo che, secondo il libro “Together: The Healing Power of Human Connection in a Sometimes Lonely World” (di cui ho letto su “Internazionale”) abbiamo ereditato dai nostri antenati, per i quali l’essere soli poteva rappresentare un pericolo.

Secondo la storica Fay Bound Alberti il sentirsi distanti dagli altri non è un fenomeno così facile da definire come “universale”: sia perché nasce appunto con la trasformazione sociale dell’Ottocento, sia perché varia – contando anche sfumature che non sono esclusivamente negative – a seconda della classe sociale, del genere, dell’etnia.

Fino a poco più di un secolo fa, appena il 5 per cento della popolazione viveva da solo. In questo bell’affresco del New Yorker c’è la storia della solitudine dalle intuizioni di Darwin alle catene del Coronavirus: la norma erano famiglie numerose che abitavano in spazi più o meno ampi, a seconda delle possibilità. Negli Stati Uniti oggi un cittadino su quattro vive da solo. Secondo l’Istat in Italia, nel 2019, un terzo delle famiglie sono composte da una sola persona.

Il distanziamento sociale di questi ultimi mesi andrà pesato per le ripercussioni storiche, più che per l’emergenza mascherine e per le code ai supermercati. Alle svolte antropologiche non ci si prepara, ovviamente, anche perché generalmente le registrano le generazioni a venire. Però non farsi cogliere alle spalle è un bel modo di sopravvivere. Gioiosamente in intimità con noi stessi o con le eccezioni che ci lasciano essere noi stessi senza dover chiedere permesso.

La vera infelicità dei finti felici

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Si riconoscono perché sono dappertutto nel web, occupando ogni bacheca, salendo su ogni strapuntino dei social, aggrappandosi all’ultimo messaggio di posta elettronica. Sono i primi della mattina e gli ultimi della notte, danno il buongiorno e la buonananna in monologhi monosillabici spesso comprensibili solo a loro.
Tu magari non conosci nessuno di loro personalmente, ma leggendoli capisci subito qual è il loro tormento, ti rendi conto della prigione invisibile dentro la quale perdono il loro tempo. Sprizzano allegria quando non c’è niente da ridere e ballonzolano scribacchiando soddisfatti quando chiunque altro al posto loro si prenderebbe un paio di goccine e andrebbe a farsi un pisolino.
La loro sintassi è piena di parole forzatamente allungate, tipo bellooooo, gronda di emoticons senza alibi e ostenta un’ipertrofia di punti esclamativi. E poi è la quantità che li tradisce. Queste persone sono sempre oltre misura. Scrivono o chattano o postano a raffica tradendo un distacco grottesco dalla vita reale. Se si trovano in difficoltà non chiedono aiuto, ma si vantano della propria forzata indipendenza. Se si trovano in situazioni potenzialmente idilliache fingono di essere beati, e si capisce che preferirebbero essere infelici ma in compagnia.
La solitudine è il loro vero nemico, ma non è il loro vero problema.
Sono i finti felici, sono tutti quelli che si trovano nel posto sbagliato o giusto senza la persona giusta, tutti quelli che non ammettono di essere scontenti e simulano soddisfazione, tutti quelli che fanno finta di ricominciare e invece per debolezza non hanno ancora avuto il coraggio di mettere una pietra sopra. I finti felici, poveri loro, ci raccontano quel che si raccontano: una storia sbagliata, dal finale truccato.
Solo che noi tutti – felici o infelici, ma veri – abbiamo pietà di loro. Loro non hanno nemmeno pietà di se stessi.