Da Pamplona a Puente la Reina.
Da Puente la Reina a Estella

C’è un gran fraintendimento che noi siciliani ci portiamo appresso e cioè che il concetto di civiltà sia legato a quello di straordinarietà. Uno stato di equilibrio sociale, economico e culturale è per noi un evento giubilare, un’eccezione, una moneta da conservare nel salvadanaio della storia. Invece ogni volta che mi trovo in Paesi non dissimili dal mio – tipo la Spagna, adesso – mi allineo con malcelata difficoltà al concetto di civiltà reale: quello di benessere ordinario.
Occhio, non c’entra il reddito pro capite e altre robe da economisti, ma la semplice constatazione di pulizia, il viaggio nelle pieghe rassicuranti delle province, l’attenzione riscossa da tutto ciò che è  pubblico.

Questi giorni in Navarra, tra città (pochissime) e paesini, mi hanno dato conferma che per accogliere il turista non servono effetti speciali tipo Moli Trapezoidali (lodevoli comunque), ma attenzione, cura, empatia. In ogni città di questo Cammino e degli altri in queste lande (la Francigena italiana in tal senso è invece un disastro), esiste una segnaletica stradale apposita per i camminatori/pellegrini: corsie sui marciapiedi, cartelli diversificati per chi va a piedi e per chi è in bici, attraversamenti pedonali ad hoc (qui se attraversi sulle strisce non devi ringraziare l’automobilista). Nei piccoli centri va ancora meglio. Dato che il camminatore/pellegrino è sia una risorsa economica che una propaggine storica di una tradizione secolare, il suo ingresso nel centro abitato non avviene per scavalcamenti, sentieri semi-clandestini o viuzze secondarie, bensì attraverso la via principale. Oggi sono entrato in un paese che si chiama Cirauqui, che in basco significa nido di vipere, proveniente da una collina arsa e faticosa, eppure dopo qualche metro ero nel centro del paese e mi aspettavo che da un momento all’altro spuntasse la banda (che pure avevo incrociato molto prima, a Puente La Reina). Il turista qui non è il benvenuto, è il padrone. Con tutto il carico di giuste illusioni che la macchina turistica sa mettere in scena. Paghi ma hai un po’ di più di quello che paghi, pulizia, attenzione, garbo. Con congruità etica, insomma si capisce che non hanno pulito per te… Da noi i cosiddetti “menù turistici” sono una trappola, qui sono un’occasione. E nessuno approfitta dello stato di necessità di un camminatore sfiancato, la categoria di turista più diffiusa in queste zone: nei rari centri abitati che si incontrano lungo le tappe del Cammino (spesso si fanno decine di chilometri senza beccarne uno) nessuno ti fa pagare l’acqua a peso d’oro anche perché le fonti pubbliche sono dappertutto e ovviamente gratuite. Meno urbanistica, meno chiacchiere, meno colpi di teatro, più realismo. Sono le piccole cose che fanno grandi le buone idee: i nostri amministratori prendano appunti e viaggino di più a piedi.

Infine la Storia con la S maiuscola.
Questa parte del cammino si muove sulle antiche strade romane e soprattutto su ponti millenari. A ogni passo si gode della meraviglia di stare immersi nella storia di battaglie, conquiste, disfatte, dolori, vittorie con un esclusivo punto di vista lunare: il silenzio. 
Il silenzio, lo dico da ordinario chiacchierone, dovrebbe passarlo la mutua, come terapia scegliete voi per cosa.

5 – continua

A questo argomento è dedicato il podcast in due puntate “Cammino, un pretesto di felicità” che trovate qui.

Di Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti a “Millenni e politicanti”
  1. bUON cAMMINO, CHE DIO TI ACCOMPAGNI E TU ACCOMPAGNARE NOI VERSO DI LUI. GRAZIE PER IL TUO SERVIZIO GIORNALISTICO.

  2. Gery, anche se ti conosco solo di fama, mi permetto di darti del tu solo in virtù di avere questo cammino che ci accomuna. Pure io al mio secondo cammino, dopo la Senda litoral in Portogallo, ho appena percorso il tratto che va da San Jean pied de Port a Burgos e non posso che concordare in tutto con te l’accoglienza di Spagna e Portogallo e il rispetto di questi popoli per il pellegrino è qualcosa di inimmaginabile per noi italiani. Tornare e ritrovarsi nei nostri percorsi trekking o di qualsiasi altro si voglia dei nostri cammini è avvilente, ahimè siamo anni luce indietro persino nelle cosiddette piste ciclabili o pedonali dove rischi continuamente di essere investito da una moltitudine di bici elettriche e robaccia simile. Continuo, contro ogni logica, ad essere ottimista e sperare in una Sicilia è una Italia migliore. Continuo a seguirti, buon cammino Gery

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