L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.
Immaginate di essere su un aereo che sta precipitando. L’unico pilota in grado di tentare il disastro ha appena abbandonato il velivolo lanciandosi col paracadute. Vi guardate intorno e mentre il terreno si avvicina pericolosamente non trovate nulla di meglio che consolare i passeggeri dicendo: “Meno male che il pilota se n’è andato di sua spontanea volontà, ci ha tolto dall’imbarazzo di licenziarlo”.
La metafora, seppur ardita, non rende minimamente l’ingigantirsi del grottesco pasticcio di Agrigento capitale italiana della Cultura 2025. Soprattutto dopo che il direttore generale Roberto Albergoni si è dimesso, praticamente accompagnato alla porta dalla presidentessa, l’ex prefetto Maria Teresa Cucinotta (che già aveva preso il posto del suo predecessore Giacomo Minio, anche lui costretto alla fuga).
Non sappiamo di quale grave colpa si sia macchiato Albergoni, uno dei pochi che da quelle parti, curriculum alla mano, distingueva un progetto culturale da un tombino sepolto nell’asfalto. E anzi se l’ex prefetto Cucinotta che, sempre curriculum alla mano, nella sua pur sfavillante carriera non risulta essersi mai distinta per specializzazioni in arte contemporanea e gestione di eventi culturali internazionali potesse illustrarne gli inverecondi passi falsi, farebbe un gran servizio alla comunità orfana dell’ennesimo organizzatore: quantomeno si piange con un occhio.
Perché qui non è Albergoni da difendere, ma l’idea di una Cultura libera dai burocrati (che pure servono, ma nelle retrovie, lontani dalle leve delle scelte artistiche). Nel caos incosciente in cui tutta l’organizzazione superstite di Agrigento 2025 si muove con la leggerezza di chi rattoppa un capolavoro con la prima pezza che trova, filtrano nomi di possibili successori. Uno di questi, anche lui degnissima persona poiché i curriculum non si leggono come fedine penali, ha una buona esperienza in Enti locali tra Favara, Lipari, Licata, Gela ma non risulta che abbia mai curato una mostra, un concerto, o chissà una sagra.
È questo il lato drammatico di questa farsa. L’aereo precipita e loro cercano un avvocato. A questo punto meglio un prete.