Non so quanti di voi hanno visitato il sito di Agrigento capitale italiana della cultura 2025. Fateci un giro e capirete molto dell’approssimazione con cui questa manifestazione è stata organizzata. Dovrebbe essere una vetrina mondiale, ma al momento è poco più di una sagra di paese. Innanzitutto il sito è una scatola vuota, ovviamente senza alcuna traduzione come invece logica imporrebbe. Il dominio ufficiale è agrigento2025.org. Ma se andate sulla sua declinazione .it e .com ci trovate due monoscopi (i domini sono stati acquistati da qualcun altro nell’agosto 2022). Poi c’è un sito agrigentocapitaledellacultura2025 registrato da un privato cittadino che accoglie polemicamente i visitatori nella home page: della serie, è inutile che cercate qui.
Tornando al sito ufficiale, cliccando nulla appare nelle tendine telematiche che si aprono e che promettono un viaggio nei quattro elementi (acqua, aria, terra, fuoco) ispirandosi alle quattro radici dell’incolpevole Empedocle. Ho consumato polpastrelli alla ricerca di un link nascosto, come in una caccia al tesoro per riscuotere il premio finale: un barlume di sostanza nel vuoto pneumatico di una manifestazione che dovrebbe sfornare centinaia di eventi per un anno intero (a Palermo, per dire, nel 2018, furono quasi 800 con la biennale Manifesta). Funzionano solo il link ai comunicati stampa (quattro in totale, l’ultimo dei quali risale al 18 gennaio) e, eccezione fatta per le questioni tecniche di cookie, privacy e trasparenza (facilissima da promettere nel nulla del nulla), quello che consente di scaricare il programma.
E qui c’è da restare allibiti. A parte alcune opere e installazioni (di Rafael Yossef Herman, Efi Spyrou, Tanja Boukal, Edoardo Malagigi, Nathalie Harb, una selezione di opere della Banksy Humanity Collection e il concerto di Steve Hackett) quello che al momento c’è nel calderone di un anno di celebrazioni è pressoché nulla. O peggio è qualcosa spacciato per altra cosa.
Ci sono appuntamenti spalmati nei mesi, molti dei quali si moltiplicano sempre uguali fingendo di arricchire il programma: una mostra fotografica Virgo Fidelis dedicata alla Patrona dei Carabinieri, una mostra di vasi da Girgenti a Monaco, passeggiate (addirittura un paio con colazione a sacco nella Valle dei templi), inaudite degustazioni di prodotti tipici, ben due pic-nic sempre nella Valle (da non confondere con le passeggiate), una sessione di yoga nella Kolymbethra tra” cinguetti di uccelli e gracidare di ranocchi”, la potatura degli agrumi. Poi c’è l’appropriazione indebita di appuntamenti ineludibili come il Carnevale di Sciacca, la festa del patrono San Gerlando, la settantasettesima edizione del Mandorlo in fiore.
Ma dove il genio degli organizzatori rasenta il diabolico è negli spettacoli. Hanno messo nel programma di Agrigento 2025 “Oliva Denaro” di Ambra Angiolini, un concerto di Giovanni Allevi, uno di Francesco Buzzurro, “L’ispettore generale” di Gogol portato in scena da Rocco Papaleo, L’ebreo” con Nancy Brilli, gli immancabili “Il Fu Mattia Pascal”, “il Birraio di Preston” e “Perfetti sconosciuti”. Tutte tappe di tournée italiane che girano da anni indipendentemente dalle Capitali della cultura e dei loro presunti organizzatori. Inoltre da marzo a dicembre è promessa una non meglio identificata “opera in teatro” al teatro Pirandello. Insomma una specie di appuntamento al buio. O forse, per ardir di metafora, una roulette russa. Un programma così non si evita, si scampa.