La folla di selfisti adoranti del vulcano (in quanto sfondo) e del cellulare (in quanto strumento di godimento) assedia l’Etna. Nulla ci sarebbe di nuovo o di allarmante se non rischiassero la pelle e se le nostre cronache non fossero intasate dalle loro gesta.
La ragazzina che sfida la lava rovente con le scarpine da ginnastica e i presunti macho che si mostrano a petto nudo con il retrobottega che guarda il fuoco sono la stessa faccia di un fenomeno che speriamo di poter arrivare a studiare, se non ci estinguiamo prima del prossimo reel: il cretino con smartphone (CCS).
Il CCS ha varie sfumature di dipendenza da telefonino, ma sempre cretino resta. Dall’invadenza a cena con il trillo di messaggio a ogni forchettata, all’abbattimento di ogni senso del pericolo quando si tratta di conquistare il selfie determinante, il CCS ha una sola costante: come diceva Giorgio Armani “non è mai elegante”.
È proprio il concetto di eleganza, secondo me, il punto cruciale dal quale partire e al quale tornare quando si parla di cretini. La volgarità dei nostri tempi è anche una sostanziale mancanza di eleganza nel raccontarci, nel metterci in relazione con l’altro, persino nell’immaginarci.
Tornando al caso dell’Etna mi è venuto in mente un lontano episodio della mia vita. Negli anni ’70 da giovanissimo sciatore, un pomeriggio mi persi in un fuoripista di Piano Battaglia. Ce ne vuole per perdersi in una zona come quella, abbastanza circoscritta e non sterminata o particolarmente pericolosa (insomma non è l’Eiger). Io comunque ci riuscii con discreto successo, dato che fu lanciato un (vero) allarme e che ruppi i coglioni a una pattuglia di volontari che dovettero venirmi a cercare ma non a recuperare perché nel frattempo avevo trovato la strada di ritorno e mi ero rifugiato in un ostello. Mi ero perso perché volevo fare qualcosa di troppo: neve fresca, alberi, massi affioranti, vita spericolata prima di Vasco Rossi e delle canne. Insomma ero stato un cretino, ma un cretino senza smartphone. E qui la differenza è imperante. Perché non avevo altro interesse che provare le mie (dubbie) capacità fisiche. Perché non volevo ostentare: minchia ero solo! Perché avevo ceduto a un’imprudenza genuina, sbagliare da solo.
Il cretino con lo smartphone non si interroga manco su una virgola di ciò che cerca o che vuole. Al contrario pensa solo a ciò che cercano e vogliono gli altri. Si immola, con la sola forza di un pollice opponibile, alla sua audience. Che è una folla di polpastrelli adoranti collegati a un enorme cervello collettivo che non pensa, ma conta: soldi, esistenze, vittime.
Non so cosa ricorderanno questi CCS tra venti-trent’anni. So bene che se perderanno l’attrezzo digitale che li collega alla loro esistenza terrena, non avranno memoria manco dei piedi carbonizzati dalla lava dell’Etna all’inseguimento del selfie perduto. Eleganza è un concetto astruso per costoro, e non è manco nei trend topic.
Definirli cretini è più che corretto. Il dramma è che i cretini stanno dilagando.
Se ci pensi, è proprio un’estetica da videoclip musicale. Con la differenza che, se fosse stato un videoclip, la troupe avrebbe preso tutte le misure di sicurezza necessarie. Qui è in gioco – e con conseguenze che saranno inevitabilmente devastanti negli anni a venire – la sovrappozione fra realtà e “montaggio”, fra persona e personaggio.