Da Villafranca de los Barros ad Almendralejo
Una delle perversioni che coltivo per mesi prima di incamminarmi per i miei chilometri estivi, un’attività per la quale dovrei cominciare ad allinearmi col concetto di modica quantità, consiste nello scegliere un libro. Un libro al quale dovrò dedicarmi in toto, cioé desiderare di leggerlo quando non posso farlo, ovviamente leggerlo centellinando ogni parola, usarlo come compagno di cena (adoro mangiare da solo leggendo, e ciò la dice lunga sul mio destino social-sentimentale), parlarne tra me e me nei momenti meno ordinari (ma proprio meno), sperare che non finisca mai. Poi, durante il cammino, interverrò sulla durata del godimento con ossessività ordinata: di tanto in tanto calcolerò quante pagine mancano alla fine della mia missione e mi regolerò di conseguenza. Il coitus interruptus sarebbe abominevole.
Insomma ‘sto libro deve durare quanto duro io: che detta così è cosa ardita, anche alla luce della metafora precedente, ma rende bene l’idea. In genere, e qui capite il tasso patologico di perversione, io VOGLIO viaggiare con Stephen King. E il Maestro mi aiuta perché – che Dio lo mantenga sano e fecondo sempre – la sua produzione regala quasi sempre una sorpresa estiva. E qui le parole “sorpresa” ed “estiva” sono cruciali: mai mi sognerei di conservarmi per qualche mese un suo libro pubblicato, chessò, a gennaio. Quindi anche per quest’anno sono a posto. Sto leggendo la sua ultima opera e non me ne frega niente di quello che dicono le critiche. È importante, anzi fondamentale, che lui ci sia e che sia con me. Credo che sia questo il compito massimo che posso chiedere a un libro.
Generalmente durante un cammino utilizzo il tempo, abbondante, per imbastire un progetto per la stagione che verrà: che sia un’opera o un libro o chissà cos’altro è ininfluente ai fini di queste righe. E per scrivere, per immaginare, persino per desiderare servono una disciplina e il suo contrario, una libertà anarchica che resiste all’inquinamento degli schemi. I passi solitari, che non hanno nulla di ascetico, e una passione per le storie fanno il resto.
Nel mio caso King avrebbe l’effetto desiderato persino se mi imponesse 500 pagine imbastite sulla ripetizione di una sola frase tipo “il mattino ha l’oro in bocca” (che poi è l’unica che non ha scritto in “Shining” e che invece aggiunse Stanley Kubrick nella sceneggiatura del film, riscuotendo il disappunto eterno del Maestro). Ma ognuno ha la sua droga letteraria: del resto io rimasi fulminato da Calvino mentre, da giovane, ero sedotto e per fortuna non abbandonato (nel vuoto) dal Monte Bianco.
È una questione forse di luccicanze, sempre per citare Shining. Siamo qui e altrove, nello stesso tempo. La fortuna è averne coscienza.
Non è questone di cultura o di formazione. Secondo me è proprio una questione di geni, di andazzo biologico: sono sempre figlio di una mamma che, a tot anni, oggi ha cominciato a vedere “Breaking Bad” (per ora mia madre spopola su queste pagine, ma se la conosceste capireste che non è un caso).
A margine, mi trovo ad Almendralejo, con una temperatura che cresce. Ho un alloggio che comprende persino l’uso di una piscina, che accarezza il livello più alto di lusso consentito dalla mia missione. Ci ho immerso per qualche minuto le gambe stanche, poi mi sono ritirato con il Maestro e un buon vino tinto di queste lande.
Infine mi sono dedicato all’attività più faticosa della giornata: imporre al cameriere di turno le mie paturnie alimentari. Ma di questo parleremo domani, se il cuoco non mi viene a rompere le corna prima che tramonti il sole.
7 – continua
[…] vi voglio amminchiare con questi calcoli – anche perché ho qualcosa di più divertente che vi avevo annunciato – però a certe temperature e con questi livelli di impegno fisico (alla mia età) il segreto […]