Aveva persino chiesto aiuto all’intelligenza artificiale il professore Stefano Addeo, insegnante di tedesco all’Istituto Enrico Medi di Cicciano, per confezionare, o forse sarebbe meglio dire per espellere attraverso l’orifizio sbagliato, un post schifoso contro la premier Meloni e sua figlia. Il solito idiota che fa la figura di quello caduto dal pero quando lo beccano fuori dalla sua melma virtuale per ricordargli che forse sarebbe meglio che si immergesse con maggior vigore in quella reale (mi ricorda una storia di qualche anno fa che raccontai sul Foglio).
Di lui sappiamo oggi fin troppo: che era uno che avrebbe dovuto insegnare ai ragazzi come si costruisce una vita di cultura e di onestà (valori fondanti della Scuola con la S maiuscola) ma che invece ha sposato la filosofia di un bimbominkia che sperimenta la fisica della merda nel ventilatore.

Non sappiamo nulla invece di Mari Corsetti, un’utente che per anni ha inanellato su Facebook battute fulminanti, sagaci e mai volgari. Non conosciamo il suo volto, il suo vero nome, il suo mestiere, persino la sua città di origine (si dice che fosse di Palermo ma chissà) tranne che se n’è andata in silenzio il 15 aprile scorso, come comunicato oggi da una mano anonima sul suo account. Io stesso ho appreso con dolore della sua morte e mi è dispiaciuto come se avessi perso un’amica di vecchia data.

Senza fare la solita tiritera sui leoni (sdentati) da tastiera, sull’imbecillità fatta sistema, sulla violenza senza confine dei sociale dico questo.
Più Mari Corsetti (che di per sé è un meraviglioso plurale), più spiriti critici, più teste libere anche senza volto, praticamente incorporei, che raschino il gratta e vinci della sagacia (non si sa mai cosa trovi sotto, ma con loro non perdi mai). Più anime informate, polpastrelli senzienti che non digitino soltanto, ma che ci indichino una direzione preziosa, quella del sorriso che si fa pensiero, intuizione, consolazione.
Meno Stefano Addeo (adeguato singolare), anzi meno di meno: niente sarebbe il minimo.  

Mari e quell’altro sono due volti della stessa medaglia dei social. Non il bene e il male, ma l’intelligenza e la grettezza, ed è indecente pensare che abbiano avuto lo stesso diritto di critica, la stessa libertà di parola. Nulla è più ingiusto che assistere al trionfo seppur solo biologico di un lestofante che campa di odio, in barba a un’anima leggera e discreta che ha vissuto sui social solo grazie alla sua luce intellettuale. Ma così è la vita e che palle.

Di Gery Palazzotto

Uno che scrive. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *