L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.
Per il sindaco di Ustica Salvatore Militello l’invito del ministro Nello Musumeci all’ormai nota sobrietà per le celebrazioni del 25 aprile era troppo blando. Infatti ha scelto di migliorarlo e la Liberazione ha proprio deciso di cancellarla. E anzi per stangare quei pochi che avevano deciso di infischiarsene del suo diktat e avevano messo uno striscione ai piedi del monumento dei caduti, ha fatto una segnalazione ai Carabinieri per affissione abusiva.
La Liberazione è un incubo per Militello. Negli ultimi cinque anni è riuscito a non celebrarla quasi mai, come se la fine del regime fascista in Italia fosse stata la fine di un sogno. Prima gli era venuto in aiuto il lockdown. Un’altra volta se l’era dimenticato, preso com’era dalle mille incombenze che notoriamente attanagliano l’isola in bassa stagione. L’anno scorso però era stato costretto a capitolare e la Liberazione aveva fatto capolino a Ustica. Ma c’era un motivo: bisognava diluire una polemica non da poco. Era accaduto infatti che il prode Militello era incappato nel tentativo di quattro rivoluzionari del consiglio comunale di togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini e lui, pur di non fare un torto alla memoria del Duce, aveva revocato tutte le cittadinanze ai defunti, da Lucio Messina a Walt Disney, da Jacques Cousteau a Enzo Maiorca, da Folco Quilici all’amatissimo padre Carmelo Seminara: della serie se è guerra è guerra per tutti.
Una vita nel nome di una passione autentica, quella per la destra pura. Per dire, Militello fu l’unico che quando l’asilo dell’isola venne intestato a Antonio Gramsci si spese in una raffica di ricorsi e proteste che arrivarono sino alla Regione.
Ora con serena ingenuità e con tanto di comunicato ufficiale ha spento il 25 aprile usticese e non lo ha fatto brandendo un qualunque senso di impunità, ma al contrario fregandosene, ritenendo che tanto le cose dell’isola lì restano, e lì il sindaco lui è.
Inutile fargli notare che se un primo cittadino calpesta la Storia, soprattutto in nome di un servilismo non richiesto dal potere reale (che probabilmente manco sa chi è Militello), il torto lo fa ai giovani, ai singolari che non sbocceranno mai in plurali.
Il mondo gira lontano e se quattro Liberazioni su cinque non celebrate fanno di lui un recordman anonimo nell’Italia distratta per disgrazia ricevuta, un motivo ci sarà. È il vantaggio di vivere isolati, di giocarsi la democrazia in un giro di caffè al bar. Ora bisognerà tirare a campare sino al prossimo 25 aprile. Quando ci sarà davvero da darsi da fare per non darsi da fare. Ma Militello ci stupirà.