Non so voi, ma a me capitano periodi in cui ho un bisogno indifferibile di intrattenermi in pratiche svuotacervello. Non cedete alle battutine facili, o meglio magari fatelo ma tenete conto che non si tratta di quelle pratiche lì. O almeno non solo.
Qui parliamo di libri, film, musica.
Da qualche mese a questa parte, anche per via di un periodo complicato (come quelli che ci prendono alle spalle quando crediamo di avere tutto sotto controllo e invece non riusciamo manco ad avere certezze sullo stato di consunzione dello spazzolino da denti) ho cominciato a divorare prodotti svuotacervello. Ad esempio sto macinando tutti gli arretrati di James Patterson, soprattutto le saghe di Alex Cross e delle Donne del club omicidi per le quali nutro una curiosità che rasenta l’ossessione (e detto da un Doc…).
In tv divoro tutte le serie spara-spara e di spionaggio spiccio. Più sono basic, più mi eccitano, a conferma che si invecchia semplificando all’eccesso (o viceversa?). E allora via con The Night Agent, Back to Action, The Day of the Jackal e via sparacchiando. Per la musica Lola Young, Rodney Atkins, Disclosure e il recupero di Lisa Stansfield, Vanilla Ice, Wallflowers e Martika.
A parte il succitato periodo complicato c’è un’altra causa scatenante di questa voglia di svuotamento cerebrale. Ed è la strana convergenza spazio-temporale per cui se una qualsiasi persona del Pianeta Terra ha un’insana voglia di deprimersi si dirige, come teleguidata, dalle mie parti. Badate bene, lo fa non perché io sia un depresso – al contrario ho serotonina da vendere – ma perché probabilmente crede che io sia una specie di garage dove parcheggiare tranquillamente i suoi problemi e magari poi andarsene in giro per fare shopping. Non so se vi è capitato di avere a che fare con persone di questo tipo: ti puntano, ti centrano, ti tramortiscono coi cazzi loro e tu credi che, poverette, hanno una vita di merda. Se li chiami o chiedi qualcosa hanno sempre un problema più importante al quale dedicare la loro attenzione. E tu quasi ti senti in colpa per averle disturbate.
Invece poi, quando girano i tacchi dopo aver posteggiato aggratis nel tuo garage, ti giungono voci della loro allegria, della loro affabile serenità. Si divertono come persone normali insomma.
A quel punto tu sei indeciso se complimentarti con loro per il raggiungimento della felicità a scapito dei tuoi maroni tumefatti, o andargli a rigare la macchina.
Ecco è in questi periodi che per evitare di amminchiarmi in scelte potenzialmente nefaste scelgo le pratiche svuotacervello di cui sopra. E per sicurezza chiudo il garage.