L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.

Si chiama “La Famiglia – The Great Mafia War” ed è, oltre a un gioco da tavolo che simula guerre di mafia, omicidi, traffico di droga, un caso annunciato per l’annoiata politica siciliana. La bomba… no, termine incauto… la polemica l’ha innescata un parlamentare regionale di Forza Italia, Alessandro De Leo, che ha inviato una lettera al governatore Renato Schifani. “È inaccettabile che un fenomeno criminale con il suo carico di violenza e sofferenza venga trasformato in un gioco da tavolo”. E nessuno può dargli torto.

Poi però va considerata una scomoda contestualizzazione che riguarda i nostri tempi e il modo in cui sono cambiati. Un tempo gli scacchi venivano considerati il gioco più crudele che esiste, e lo diceva Garry Kasparov mica Flavia Vento. A seguire ci siamo avventurati nel Risiko grazie al quale, oltre a scoprire l’esistenza della Kamchatka, abbiamo constatato la potenza efferata di due dadi per annientare l’avversario. Poi ancora coi videogiochi abbiamo scoperto il sangue sintetico di Mortal Kombat e soprattutto la crudeltà di Call of Duty in cui in un episodio intitolato “Modern of Warfare” c’era una scena ambientata in aeroporto che prevedeva una strage di civili.
“The Great Mafia War” arriva quindi per ultimo e il modo più tranchant di criticarlo è dire che è poco originale. Dopo le magliette celebrative del Padrino, le catene di ristoranti inneggianti a Cosa Nostra, i mafia tour con selfie davanti alla lapide del morto eccellente, non sarà un gioco da tavolo a influire sul buon gusto di chi sa ancora divertirsi.

Di Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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