Ci sono occasioni in cui è bello anzi meraviglioso essere smentiti, in cui trovarsi dinanzi a una realtà diversa da quella che immaginavamo e rileggere i fatti con un’ottica conseguentemente modificata è motivo di gioia. Il caso di Cecilia Sala con la sua liberazione è uno di questi. Qualche giorno fa, preoccupato come molti di voi per la sorte della giornalista detenuta in modo incivile in un carcere iraniano, avevo scritto parole molto dure nei confronti del governo Meloni. I fatti mi hanno dato torto e, lo ripeto, ne sono felice. Ora che la vicenda dovrà essere letta nella sua interezza, per quanto le mosse della nostra intelligence e le strategie diplomatiche rispondano a una loro ragione incontrovertibile di segretezza, resta un tema di discussione non secondario. Che è questo: un governo che libera un/a suo/a concittadino/a da una situazione difficile ha diritto a uno sconto di giudizio sul suo operato complessivo?

La risposta è no. Ovviamente no.

Il coro dei tifosi destristi in questo momento sta inscenando elogi alla forza e alla dirittura morale della maggioranza che regge questo Paese. Al contrario gran parte delle forze di opposizione si è complimentata con gli avversari politici per il risultato raggiunto. Dettagli, inezie.
Un governo che porta a termine un’operazione come quella che ha riguardato Cecilia Sala fa una cosa giusta, ma fa una cosa che al contempo è suo dovere fare. È una di quelle occasioni in cui il programma non prevede insuccessi, in cui la propaganda e le fazioni non c’entrano un tubo. È, diciamolo, il minimo sindacale.
Risolvere un problema grave è paradossalmente meno complicato che risolvere tanti problemi piccoli. Ed è qui che si annida il tarlo della questione critica.

Noi giornalisti siamo chiamati a parlare di ciò che accade nel momento in cui le cose accadono: è il nostro mestiere. Ed è il nostro mestiere modificare l’approccio con la notizia man mano che le cose scorrono, cambiare idea a seconda degli scenari, dire di più o dire di meno se quella parola in più o in meno può servire a salvare qualcuno o qualcosa. Il caso Sala è emblematico in tal senso perché mette insieme cuore e cervello, emozione e ragione, voglia di fare e necessità di aspettare.

Questo governo ha fatto un buon lavoro per la liberazione della giornalista, ma ciò non toglie che le sue politiche per certi versi liberticide e la sua propaganda mistificatoria continuino a suscitare irritata preoccupazione in tutti quelli che hanno a cuore la libertà delle persone, la tolleranza verso il diverso, l’assistenza ai più deboli e il rafforzamento del sistema democratico di uno Stato.

Di Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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