Mainstreaming

tombstone-netscapeNon sono un pioniere di internet, ma neanche un novellino. Bazzico il web da poco più di dieci anni e ho fatto i gradini uno per volta: Altavista, i modem “a carbone”, Netscape, Icq, Napster, i primi blog bicromatici…
Ciò che mi ha subito affascinato della Rete è stata la vastità di argomenti a me sconosciuti. Navigare o, come si diceva un tempo, surfare era come muoversi con un aratro in un terreno sconosciuto: non sapevi mai quello che veniva fuori tra le zolle e l’unico effetto garantito era quello della sorpresa.
Nel tempo, com’è normale, le cose sono cambiate.
I giornali più illuminati hanno capito che internet non era il Grande Nemico, quelli più gretti hanno tentato di far finta che non esistesse. La tv ha messo su il baraccone della multimedialità spacciando per nuovi, contenuti riciclati e affidandosi a un’interattività zoppa (cioè con tempi di risposta da piccione viaggiatore).
E il web?
Da dispensatore di chicche, dritte, pareri originali, invenzioni, è diventato un figliastro che si nutre delle carni della matrigna. Sempre più spesso – e lo scrivo con seria autocritica – i blog, cioè l’espressione più promettente della circolazione di idee alternative, riciclano materiale dei giornali e delle tv che viene riaddentato dai media tradizionali per finire nuovamente tra le fauci dei consumatori di bit e così via. La conseguenza è il mainstreaming delle voci fuori dal coro.
I blog sono un’ottima vetrina di opinioni. Pensate: in quest’ambito non valgono le spintarelle, le amicizie, il valore della testata. Valgono solo gli autori dei post e dei commenti. Non c’è mediazione, non ci sono trattative prima di andare in stampa. C’è un contenuto, c’è il suo gradimento, ci sono le reazioni.
Eppure, se ci guardiamo attorno, abbonda la pigrizia e scarseggia l’inventiva.
Il mio timore è che i blog sostituiscano i giornali solo perché gli assomigliano sempre più.

Libri, suocere e assassini

Quest’anno abbiamo disquisito di arte e necessità con la stessa veemenza con la quale ci siamo scontrati sulla presunta utilità dell’iPhone. Una suocera ci ha raccontato il Festival di Sanremo e un misterioso personaggio ha reso entusiasmanti le sue beghe familiari. Abbiamo celebrato con un elogio ai perdenti la vittoria di un premier che chiede il ricovero coatto per chi non la pensa come lui. Tra diari del piacere nascosto e originali esercizi di psico-giardinaggio, abbiamo trovato il tempo per inseguire un sindaco che latita, indignarci per un amministratore locale un po’ troppo intraprendente e magari cambiare lavoro.  Ci siamo divisi su libri e autori di successo. Abbiamo consumato polpastrelli sul revisionismo degli anni settanta e sulla tv del terzo millennio. Non siamo rimasti impassibili davanti al suicidio della nostra compagnia di bandiera e a quello di un pentito di Facebook. Abbiamo visto condannati che brindano e assassini colpevoli a metà, abbronzature di successo, film che meritano ancor più successo. Abbiamo schivato i superbosi ed eletto i migliori momenti peggiori, tra bambole spettinate e quarantenni in quarantena.
Tutto questo per dirvi che oggi questo blog, pur con una nuova veste e un nuovo indirizzo, compie due anni. Per ringraziarvi ho cercato di mettere dentro questo post quanto più di tutti voi, co-autori, titolari di rubrica, ospiti, lettori.
E ora cantare, please.

L’immagine riproduce un acrilico su carta di Gianni Allegra. Si intitola “Cartolina in giallo” ed è l’illustrazione, pressochè inedita in Italia, della cartolina-invito per una mostra personale di Allegra svoltasi a Siviglia nel 2007 e curata dallo scrittore andaluso Alejandro Luque.
Per gentile concessione dell’autore.