Il cromosoma e la piadina

A proposito delle dichiarazioni mancine sullo stupratore di Roma, voglio puntualizzare perché, secondo me, Ignazio Marino ha detto una scemenza ciclopica.
La questione morale col caso in questione non c’entra nulla. Nell’accezione comune, e corrente, si parla di questione morale quando un esponente politico utilizza per vantaggio personale la sua posizione pubblica, oppure si fa schermo con essa per sfuggire a una punizione. Nel caso dello stupratore si è in altro ambito, molto diverso. Questo criminale è probabilmente uno psicopatico e soprattutto non ha raggiunto nessuna carica di livello all’interno del Pd.
Credo che l’uscita di Marino sia fuori luogo perché frutto di una pulsione dichiaratoria che ha molto a che vedere con certe sigarette: senza filtro c’è più effetto, ma anche più danno.
Occupiamoci d’altro, a meno che il senatore non abbia qualche asso nella manica: tipo una statistica sul tasso di crimini sessuali commessi dagli elettori di sinistra, oppure uno studio sugli effetti collaterali del contatto tra una porzione del cromosoma 17 e la mollica della piadina delle feste dell’Unità romagnole.

Marino serve perché non serve

Stando a quanto si legge, sul significato della candidatura di Ignazio Marino alla guida del Pd siamo stati troppo ottimisti. Il senatore-medico-testamentistabiologico è infatti un dichiaratore a raffica che, a quanto risulta, non prende neanche la mira.
Guardiamo il lato positivo della cosa: grazie a lui sappiamo esattamente di cosa il Pd non ha bisogno.

Azzeramento

Azzeramento

di Vittorio Pasticcino

Fumate tre sigarette in una stanza e ci sarà puzza di fumo. Fumatene cinquanta e ci sarà tanfo. E il tanfo entra nelle vene in un attimo. Sono qui seduto davanti a un nuovo direttore di un assessorato regionale siciliano che vuole creare il partito del Sud di cui sentivamo il bisogno.
Ha meno anni e molti più soldi di me. Era del partito democratico. Poi è stato di Forza Italia. Adesso è dell’Mpa.
Sono qui dopo cinquanta telefonate. Per un’udienza papale serve molto meno.
In mano ho la bozza di una norma che, se approvata dall’Assemblea regionale alleggerirebbe il carico burocratico di una vasta categoria produttiva. Il tanfo mi abbraccia le corde vocali  e con una voce sempre più rauca dico: “Dal punto di vista tecnico la bozza sembra essere perfetta in quanto realizzata con il contributo del suo predecessore”.
Avessi detto che sua madre era una escort e alleggeriva le pene di qualche uomo politico l’avrei offeso meno. Avessi detto che sua sorella era una escort con il vizio di filmare e fotografare l’attività ludica di qualche uomo politico l’avrei offeso meno.
“Mio caro dottor Pasticcino, lei continua a dire che questa norma è stata fatta dal mio predecessore. Ma lei sbaglia, perché forse lei non ha ancora compreso che tutto ciò che c’era prima è visto come fumo negli occhi da tutti. Vede, mio caro dottor Pasticcino, se lei continua a dire così c’è il rischio che questa norma rimanga una bozza. Non lo dica più la prego. E non perché io abbia qualcosa contro il mio predecessore, persona degna che io stimo molto, ma perché lei deve capire che l’azzeramento è azzeramento”.
Gli stringo la mano ed esco.  Oggi ci sono 40 gradi e spero che il tanfo evapori insieme alla mia voglia di continuare a rimanere una persona civile in una terra che azzera anche le speranze.

Piombini

Questo commento di Giacomo Cacciatore vale la pena di essere (ri)letto.

Dopo di lui, un prete

Ignazio Marino

La candidatura di Ignazio Marino alla guida del Pd dà un’idea delle reali condizioni del partito.
(Marino è un medico ed è contrario alla nutrizione e all’idratazione artificiali di un paziente senza scampo).

Il sole dell’avvenir

Debora Serracchiani

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Qualche tempo fa l’ormai necessario Marco Travaglio così chiosava, più o meno, in uno dei suoi interventi video sul blog “Voglio scendere”: “Berlusconi forse cadrà per una escort, ma ho l’impressione che, come al solito, salterà fuori un salvagente rosso pronto a salvarlo. E’ successo ogni volta che il cavaliere ha rischiato il tracollo: c’è sempre stata una croce rossa di sinistra che gli è accorsa in aiuto, risollevandolo per il rotto della cuffia”.
Non so se Travaglio si riferisse all’inveterata passione per il “facciamoci del male” della nostra opposizione (che tale è rimasta, anzi opposta a se stessa, anche quando le è capitato di essere maggioranza). Probabilmente sì. O probabilmente accennava a scenari ancora più oscuri, kafkiani, sui quali preferisco sorvolare, per ignoranza storica e ingenuità politica (sono un piccolo stagionato Serracchiani anch’io?).  Ma una cosa è certa: il “facciamoci del male” del Pd (ex Pci? ex Quercia? Ex Veltroni team? Ex che cosa? Ex chi più ne ha più ne metta, visto che se ne è perso il conto) è un dato di fatto. Per il semplice motivo che nessuno, a sinistra, fa nulla per nasconderlo. Anzi, se ne fa splendida esibizione appena si può. E con un tempismo, un gusto per la precisione, che farebbe invidia a una squadra di circensi bulgari alle prese con birilli e bottiglie e patate bollenti.
L’ultima trovata del “pasticcionismo” dell’opposizione è lo scisma Franceschini/Bersani in previsione del consolidamento di un partito che ha ancora la consistenza di un ectoplasma. Viene da dire: che c’è di nuovo? Nulla. O meglio, impressiona, ancora una volta, il masochismo a orologeria di questa gente. Il talento senza pari nel fare la mossa più sbagliata al momento giusto (per la maggioranza). In un’Italia che si sta spostando sempre più verso il voto di protesta (lo testimoniano gli exploit di Idv e Lega alle ultime europee);  in un paese che sta lentamente, dolorosamente, sostituendo i fischi agli applausi; davanti a una popolazione che comincia a boccheggiare, in debito d’ossigeno, invocando maggiore dignità in chi governa o andrà a governare, il Pd litiga ancora una volta sui busti da presentare, sulle tradizioni da rispettare, sulle identità da conservare e quelle da mettere nel dimenticatoio. Sulla gestione del potere che ancora non ha, insomma. Con l’aggiunta di un capro espiatorio, stavolta. Quella Serracchiani che, colpevole di una battuta infelice e innocente (“Sostengo Franceschini perché è simpatico”) è stata subito declassata a quasi-Noemi. Massacrata e avvolta in un sudario di bandiera rossa dal “vecchio” che non solo non avanza, ma sta fermo lì dov’è, monolitico, accidioso, indifferente al mondo che gira intorno.
Il sole dell’avvenir splende solo nei canti di piazza. Nel Pd, pare che faccia male agli occhi dei più anziani.

La salvezza del Pd

Emma_Bonino_20070912

Con la geniale trovata di Dario Franceschini (pensate, addirittura un video su internet per annunciare la sua candidatura alla guida del Pd) si riapre l’appassionante dibattito sul futuro dell’opposizione. Rettifico: sul futuro di un’opposizione, perché è bene cominciare almeno a immaginarne un embrione, qualunque essa sia.
So quanto è frustrante parlare di politica in Italia, senza ritrovarsi a discutere di escort, toilette, deretani, veline e “utilizzatori finali”, però leggendo qualcosa in giro sono arrivato alla conclusione che un nome “di garanzia e sicurezza” per la sinistra italiana c’è.
E’ quello di Emma Bonino.
Coraggio, togliamola da quel limbo di protesta perenne in cui ha scelto di confinarsi, compriamola dai radicali anche a caro prezzo (due Fassino, sei Rutelli, un Veltroni e tutta la collezione di videocassette dell’Unità compreso un doppione di Jules e Jim), obblighiamola a due pasti al giorno e, soprattutto, convinciamola che Pannella non è Gesù, anche perché Gesù non fuma.
La Bonino è una faccia pulita, un antidoto contro il velinismo, un simbolo mondiale di onestà. C’era e si batteva per grandi cause quando Berlusconi era ancora un palazzinaro dal riporto unto. E’ un totem della politica vera, quella in cui le ragioni si misurano col dibattito (anche aspro) e in cui l’unica causa persa è quella sbagliata.
A una sinistra impacciata e autolesionista serve una persona come Emma Bonino, una in grado di trattare i servi dell’imperatore alla stessa maniera del sovrano: con la ragionata, irriverente schiettezza di chi sa come maneggiare quella merce deperibile che sono gli ideali.

Oh no, Silvio!

oh-no-silvio

Ora, se persino la compassata Bbc fa ironia su Berlusconi vuol dire che le cose stanno cambiando veramente. Oppure in realtà non si tratta di ironia e le cose non cambiano, peggiorano e basta.
Ieri pomeriggio sulla home page del sito britannico è apparso il titolo che vedete sopra. La domanda che gli inglesi (si) pongono è: riuscirà il premier italiano a non offendere nessuno, durante la sua visita negli Stati Uniti?
La migliore rassicurazione la dà Beppe Severgnini, adducendo una ragione linguistica: Berlusconi non parla l’inglese, Obama non parla l’italiano, l’incontro dura solo un’ora.
Seguono, nell’articolo, alcuni esempi eclatanti della verve istituzionale del prode condottiero italico, delle sue quisquilie familiari e della sua singolare magnanimità con gli amici. Insomma, si concretizza il ritratto più veritiero del genio di Arcore, quello di un personaggio cinematografico alla Vanzina.
Se l’opposizione conoscesse almeno l’inglese scolastico e avesse letto l’articolo in questione (e non  il bignamino fornito da Repubblica) avrebbe subito assoldato Christian De Sica come segretario del Pd e messo dentro, all’istante, una decina di punti di gradimento.

Facciamoci meno male possibile

definitivi

Da quel che ho capito, Berlusconi non ha sfondato,  Franceschini non ha vinto, l’Idv ormai tallona la Lega, e la Sicilia ha preferito il mare pur regalando qualche sorpresa in controtendenza rispetto al resto dell’Italia.

Apro questo canale di liveblogging, dove chiunque può dire la sua o inserire aggiornamenti interessanti, dichiarando il mio voto: Pd, Borsellino e Crocetta.

Manifesti

pd manifesto

Un blogger geniale ha messo online un generatore di manifesti del Pd. Sbizzarritevi.