Siamo l’unico Paese

“Siamo l’unico Paese in cui si intercetta il premier”, dice Berlusconi.
Probabilmente è vero.

Ma siamo anche l’unico Paese in cui il premier:
si fa le leggi su misura;
sceglie le parlamentari di persona;
ha più di un problema giudiziario;
frequenta escort come se fossero ambasciatori;
viene bocciato pubblicamente dalla moglie;
chiude le trasmissioni televisive che non gli piacciono;
esercita pressioni su qualunque funzionario gli capiti a tiro di cellulare;
grida al complotto anche quando lo sorprendono con le mani nella marmellata;
definisce i giudici matti, comunisti e talebani;
celebra Gheddafi come uno statista;
promette invano un milione di posti di lavoro;
devasta la scuola e l’università;
oltraggia la verità giorno dopo giorno.

E qui comando io

Lo mettono sotto inchiesta per concussione e minacce, e lui mette sotto inchiesta chi lo ha messo sotto inchiesta.
Se c’è  un programma televisivo che non gli piace, lui anziché usare il telecomando usa il telefono (la battuta, che ci crediate o no, è di Pierluigi Dark Bersani).
I suoi correi, accusati di favoreggiamento personale (Giancarlo Innocenzi) e di rivelazioni di segreto inerente a un procedimento penale (Augusto Minzolini), sono considerati, nell’unanime logica berlusconiana, persone al di sopra di ogni sospetto: il fatto che lui stesso li abbia piazzati dove sono – e dove esercitano il ruolo di correi – è una mera coincidenza, un misero pretesto per una volgare azione penale esercitata abusivamente.
Di mattina i suoi avvocati lo difendono in tribunale da quegli stessi reati che, nel pomeriggio, cercano di abolire in veste di parlamentari. Lavorano full time.
La legge non è legge senza il suo permesso. E contro la perentorietà delle norme c’è sempre il comodo ricorso al potere. Se una cosa non gli piace, lui la cambia. Se una cosa non gli conviene, lui la cambia. Se uno si rifiuta di cambiare ciò che non gli piace o non gli conviene, lui lo cambia.
Dal berlusconismo non si esce senza vittime.

Dipendente pubblico numero 1

Nella marea quotidiana di dichiarazioni che si accavallano, stridono, si scontrano, esplodono, evaporano e ricadono al suolo come meteoriti, Berlusconi trova un nuovo termine dispregiativo per inquadrare la razza più odiata, quella dei magistrati: “dipendenti pubblici”, li definisce.
E, in soldoni, blatera che, essendo lui il sommo capo del settore pubblico (nel privato ci ha già privato di ogni speranza), non può tollerare ammutinamenti.
Se qualcuno riuscisse a oliare i suoi ingranaggi cerebrali (magari infilandosi nel lettone che arriva dall’ex Unione Sovietica, complice un travestimento da bionda a pagamento), sarebbe semplice comunicargli che – è vero – si deve pretendere fedeltà da parte dei propri dipendenti, ma con una minima postilla: lui, Berlusconi Silvio nato a Milano il 29 settembre 1936, è il primo dei dipendenti pubblici al nostro servizio.
E a molti di noi non piace la sua condotta.

Magistrati, poliziotti, cronisti

il boss domenico raccuglia

Su I love Sicilia di questo mese.

Posti da coprire nell’organico dei magistrati della Procura di Palermo: 16

Aspiranti a uno di questi posti in occasione dell’ultimo concorso: 0

Posti da coprire nell’organico della Procura di Messina: 5

Aspiranti: 0

Posti da coprire nell’organico della Procura di Caltanissetta: 4

Aspiranti: 0

Processi penali arretrati in Italia: 5.200.000

Prescrizioni all’anno: 200.000

Ore di straordinario effettuate in un mese dai poliziotti che hanno arrestato il boss Domenico Raccuglia: 100

Ore riconosciute: 55

Pagate: 36

Uomini di scorta a Salvatore Cuffaro quand’era governatore della Sicilia: 6

Uomini di scorta del governatore della Sicilia Raffaele Lombardo: 18

Migliaia di euro stanziati nel 2009 dalla Regione siciliana per l’Istituto superiore di giornalismo di Palermo: 608

Giornalisti sfornati finora dall’Istituto: 0

Fonti: Csm, Dossier Radicali Italiani, La Repubblica, Ansa, Giornale di Sicilia, Live Sicilia.