L’omertà ad Adro

Pare che sia iniziata la fase di auto-riannessione al Paese della famosa scuola di Adro. Si stanno togliendo i ridicoli simboli leghisti e finalmente gli alunni potranno tornare a studiare in un ambiente civile: senza stuoie, installazioni, quadretti e decorazioni che richiamano una nazione che non esiste. Del resto sarebbe stato un po’ difficile per gli insegnanti di geografia di quella scuola delimitare i confini della Padania…
Ciò però che mi ha colpito è stata la reazione dei genitori, intervistati dal Tg3. Distaccati e infastiditi dal cronista. Della serie: non ne so niente, non mi interessa.
Dalle nostre parti ci si sarebbe scomodati nel tirare in ballo l’omertà. E in Padania?

Una colletta per Renzo Bossi

La dichiarazione risolutiva è affidata a un lapidario take di agenzia (che riprende un’intervista a Vanity Fair): “Ai mondiali di calcio non tiferò per l’Italia”.
Il cervello (o il suo surrogato) che ha partorito la dichiarazione è quello di Renzo Bossi, figlio di Umberto, celebre (a parte che, incolpevolmente, per l’illustre genitore) per essere stato bocciato tre volte alla maturità, per aver diffuso un videogame in cui si divertiva ad affogare immigrati, per essere stato nominato consigliere di un organismo legato all’Expo 2015 di Milano per il quale ha beccato uno stipendio di dodicimila euro al mese, e per essere stato appena eletto consigliere regionale della Lega in Lombardia.
Voglio essere risoluto: uno con un curriculum del genere dovrebbe essere intervistato ogni giorno dai giornali.
Una sola domanda, a percussione: “Quanto vuole per andarsene?”.
Siccome Bossi junior pesa sulle tasche dei contribuenti (anche di quelli che non lo hanno eletto e che hanno a cuore il concetto desueto di qualità), sarebbe più conveniente e utile per tutti privarsi di un bipede similpensante e dargli la possibilità di dichiarare nel sotto vuoto spinto di un buen ritiro.
“Ai Mondiali non tiferò per l’Italia” dichiarato a un giornalista della cronaca locale del Santo Domingo News sarebbe consolante con un oceano nel mezzo, qualche fuso orario a fare da camera di decompressione e, soprattutto, con la certezza di rimanere a distanza di sicurezza (anche le cazzate hanno una gittata limitata).
Non so voi, ma sul mio sistema nervoso l’ignoranza colpevole genera pensieri urenti.
I primi dieci euro ce li metto io.

Il delfino padano

corsera

Secondo Umberto Bossi, il caso escort è una polpetta avvelenata preparata dalla mafia per Silvio Berlusconi.
Il nemico numero uno dei disonesti, il campione della legalità, il simbolo della virtù in terra, il modello sempiterno di saggezza sarebbe – secondo Bossi – inviso alla parte più odiosa dell’odiosa criminalità italiana, europea e forse mondiale.
Quel che stupisce del delfino padano (perdonatemi l’involontario ossimoro naturalistico) è la perentorietà di ragionamento: non è vero che le vere stanze del potere sono, purtroppo spesso, le stanze da letto; è vero che se il potente sbaglia, è vittima di un vergognoso tranello, di una congiura criminale.
A seguire il suo filo logico si arriverà a incolpare la S.P.E.C.T.R.E per le polluzioni notturne del premier e Ernst Stavro Blofeld per attentato alla verginità nazionale. James Bond diventerà un personaggio interessante nell’attuale panorama politico italiano. Non per il suo coraggio, ma per il suo corredo di femmine, riserva preziosa per un eventuale rimpasto di governo.
Insomma, un’enormità appresso all’altra. Almeno fino a quando Umberto Bossi non sarà ricondotto al ruolo che merita: da leader della Lega a leader da legare.

Un sindaco leghista, naturalmente

Il sindaco leghista (il cui nome non conta) di un paesino nei pressi di Bergamo (il cui nome non conta) ha deciso di cambiare nome alla biblioteca comunale “Peppino Impastato”. Secondo il suo volere, dovrebbe essere intitolata al sacerdote bergamasco Giancarlo Baggi: ma siccome la legge prevede che il morto al quale dedicare un edificio deve essere stagionato almeno dieci anni, la procedura di re-intitolazione si è impantanata.
La biblioteca quindi resta, al momento, senza nome. Come il sindaco leghista al quale nessuno oserà mai dedicare neanche un vespasiano: la legge infatti prevede che il morto al quale dedicare qualcosa deve essere stato, in vita, un essere umano pensante.
Almeno, fino al prossimo emendamento della Lega.

Grazie a Raffaella Catalano.

Ma sui dialetti la Lega non ha torto

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

di Roberto Puglisi

Se uno toglie il superfluo, il polemico, l’inutile, magari riconoscerà che l’idea leghista di insegnare il dialetto a scuola tanto malvagia non è. E non lo è perché l’identità regionale non deve essere per forza una pistola puntata contro l’unità nazionale. Capisco l’obiezione diabolica, ciò che dicono i vari Bossi e Calderoli si fa fatica a considerarlo un semplice contributo al dibattito accademico, fornito con sincero spirito di collaborazione. E questo perché è sempre meglio non fidarsi degli zecchini d’oro promessi dal gatto e dalla volpe. Ma se la cittadinanza è un elemento di civiltà sovranazionale, perché ognuno può diventare cittadino del mondo o di un luogo senza per forza l’obbligo della culla, l’appartenenza alla terra si iscrive a visceri e sentimenti diversi. Possiamo negarlo finché si vuole, il legame. Esiste comunque. E a far parte di una Nazione – senza che questo implichi per forza parate militari o discorsi al balcone – si impara da piccoli, mangiandone e bevendo i frutti della terra. Che insegnano la peculiarità di ogni discendenza (il dialetto) in un disegno (lingua) più grande. E’ un passaggio obbligato. Non possiamo dirci italiani, se non impariamo a dirci siciliani. Se non consideriamo che il locale e il generale non devono sfinirsi e  lottare per sempre, se di mezzo c’è il filtro dell’intelligenza. Perfino il Carroccio e la Coppola, il “Minga” e il “Cu è” possono andare a braccetto, fino ad amalgamarsi – senza sperdersi – nello stesso riflesso unitario.

Facciamoci meno male possibile

definitivi

Da quel che ho capito, Berlusconi non ha sfondato,  Franceschini non ha vinto, l’Idv ormai tallona la Lega, e la Sicilia ha preferito il mare pur regalando qualche sorpresa in controtendenza rispetto al resto dell’Italia.

Apro questo canale di liveblogging, dove chiunque può dire la sua o inserire aggiornamenti interessanti, dichiarando il mio voto: Pd, Borsellino e Crocetta.