La notizia più letta del mondo

Per la serie “incredibile ma vero” rimbalza sul web il risultato di una ricerca sulle notizie più lette del decennio.
E sapete qual è l’argomento che ha tenuto banco dal 1999 a oggi?
L’11 settembre? Sbagliato.
La guerra contro Saddam? Sbagliato.
La recessione economica?  Sbagliato.
La risposta esatta è: l’ascesa politica ed economica della Cina.
Uno si immagina tutto un mondo di lettori che si sveglia – per dieci anni! – e si addormenta con lo stesso pensiero: che si dice in Cina oggi?
Chissà se qualcuno dei ricercatori si sarà chiesto quanto influisce nella domanda globale di informazioni il fatto che la Cina sia il paese con la popolazione totale più numerosa del pianeta. Insomma, basta che la maggioranza dei cinesi faccia qualcosa per assurgere a fenomeno.
Ci vuole un team di ricercatori per capirlo?

Cronista per caso

Per il famoso servizio sul giudice Leonardo Mesiano, la giornalista Annalisa Spinoso si è difesa davanti all’Ordine dicendo, in sostanza, che lei di quel magistrato non sapeva nulla e sostenendo di aver chiesto qualche notizia ai colleghi del Giornale: “Mi dissero che era stravagante”.
Da lì, il tristemente celebre ritratto.
Ho conosciuto la Spinoso e non ho dubbi sulla sua sincerità. Non sapeva nulla. Non sa nulla.

Feltri, provocatore oppure omologato?

Vi pongo una domanda: credete davvero che Vittorio Feltri sia un provocatore, un giornalista senza padrone, una scheggia impazzita nel panorama editoriale italiano?
Oppure ritenete che non faccia altro che assecondare i gusti, le aspettative e persino le pulsioni dell’elettore medio, e per questo motivo rappresenta il più omologato tra gli omologati direttori di testata italiani?

Lo capisco, alla fine le domande sono due. Però riconducibili a un unico dubbio: Feltri c’è o ci fa?

Le domande me le sono inventate io

di Giacomo Cacciatore

Ieri sera c’è stata una piccola “puntata pilota” di regime a Matrix. Alessio Vinci faceva le domande (potrei anche fermarmi qui), Piero Sansonetti “provocava” sulle risposte e Paragone (di “Libero”: il nome non lo ricordo, ma credo che basti il bizzarro cognome) cercava di smontare le “provocazioni” di Sansonetti. Le virgolette non sono casuali. Praticamente il contraddittorio me lo sono inventato io. Nella trasmissione non c’era, e se c’era dormiva.
Lui, come sempre, ne ha dette di tutti i colori. Ammesso che di colori si possa ancora parlare, e non di unica tinta.  Su Raitre, la Dandini intervistava Marina Rei che diceva di ammirare Frida Khalo e la Modotti. Oggi si vota.

Il Giornale incontentabile

Il Giornale è una miniera di informazioni divertenti. Ne consiglio a tutti la lettura. Oggi, a parte fare 10 domande a Franceschini e riscuotere 10 risposte sensate (alle quali però seguono altre controrisposte della direzione perché non sia mai detto che le tesi della sinistra possano prevalere), dà lezioni di giornalismo al Financial Times.

Il futuro di Berlusconi

Persino il bignamino del giornalismo insegna che i titoli al futuro sono da evitare. Eppure il signor B. riesce a far notizia anche rimandando al tempo che verrà le spiegazioni che potrebbero-dovrebbero essere immediate e, in caso di buona fede, istintive.
Su Noemi spiegherà.
Non si sa quando e come. Ma sarà di certo un piano ben architettato.

Il cuore in gola

Da la Repubblica, 15 maggio 2009, pagina 15:
“Si era  lasciata convincere dalla prospettiva di quell’ intervento con una tecnica chirurgica miniinvasiva che non le avrebbe lasciato tracce sul collo (…)  L’ endocrinologo che le aveva scoperto un piccolo carcinoma alla tiroide le aveva detto che poteva tranquillamente sottoporsi all’ intervento (…) Un intervento di routine, l’ asportazione della tiroide in laparoscopia“.

Da vari dizionari, medici e non:
La laparoscopia è un esame che riguarda gli organi contenuti nella cavità addominale e pelvica.

La tiroide sta un po’ più a nord.


Chi?

corriere-it

Il dodicenne (o il Telefono Azzurro)?

Da Corriere.it

I giornalisti onesti

typewriter

di Roberto Puglisi

Io faccio un mestiere che gli altri trattano come una lingua morta. Lo faccio con le mani. Lo percorro con i piedi. Lo semino con il cuore. Lo aro con il cervello. Ma mi dicono che è morto, che tutto fu vano. Il giornalismo – dicono, appunto – è morto. Lo dicono vecchi padri nobili con la barba bianca. Lo dicono le casalinghe di Voghera. Lo dicono i militari di Cuneo. Lo dicono gli operai di Marx. Lo dicono i calciatori e le veline. Lo dicono, infine, i giornalisti.
Allora, mi chiedo: cos’è questo amore che mi brucia nel petto e che è identico alla scintilla accesa la prima volta? Cos’è questa gioia ribalda che mi afferra quando racconto una storia, pure se davanti ho un cadavere caldo? Cos’è questo cercare i dettagli: il riflesso dell’ultima cosa vista, le sigarette nelle mani dilaniate, il sorriso, le foto dei cari? Perchè per me il mio mestiere significa ricordare degnamente gli uomini valorosi e dare una corda vocale ai vivi senza fiato. E sono un maledetto precario, ma rifarei tutto, se me ne fosse dato modo. E non sono una mosca bianca, perché la maggioranza dei miei colleghi è come me. E sono stato perfido, cattivo e disgraziato, però sempre scodinzolando dietro l’etica della notizia. E le casalinghe di Voghera che non leggono i giornali come si permettono di giudicarmi? E i padri nobili dovrebbero cercarsi una lapide nel cimitero degli eleganti. Io conosco il colore del sangue che sputo, che sputiamo in tanti, per le vostre notizie da consumare in poltrona. Noi non abbiamo troppe poltrone. Siamo giornalisti da fanteria e da trincea. Siamo persone perbene.

Maniaci del cavillo

pino maniaciE’ una tessera che fa il giornalista? Esiste un patentino che dà la facoltà di raccontare quel che accade? Sicuramente no. Eppure il direttore antimafia di Telejato, Pino Maniaci, è stato mandato a processo per esercizio abusivo della professione. Personaggio controverso e indubbiamente coraggioso, Maniaci è stato più volte minacciato da Cosa Nostra, ma ha continuato a mandare in onda dalla sua piccola emittente televisiva servizi contro boss, malaffare e scempi vari. Opera che gli è valsa una tessera onoraria dell’Unione cronisti.
Ci sarà di certo qualche cavillo che giustifica l’azione giudiziaria, ma ci si dimentica troppo spesso che è con l’uso di argomenti sottili e capziosi che si demoliscono molte verità.
Non voglio difendere Maniaci, lui si difende benissimo da solo, vorrei solo che qualcuno (autorità giudiziaria, Ordine dei giornalisti, Assostampa, Gruppo Tnt o commissario Maigret) avviasse una verifica sull’attività di moltissimi altri giornalisti siciliani. Tripli, quadrupli incarichi moralmente riprovevoli, cecità colpevoli, connivenze, strangolamenti dei fatti, genuflessioni imbarazzanti: tutto ciò con regolare tessera.