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Chiedere al presidente della Repubblica italiana di combattere con tutto il suo peso istituzionale le scelte dissennate di un esecutivo ebbro di onnipotenza è una follia.
E ciò per due motivi.
Primo. Il ruolo del capo dello Stato è – come molti esperti tra voi mi insegnano – rappresentativo e poco influente.
Secondo. Giorgio Napolitano è un maestro nell’arte dell’ovvio. Un acrobata da cintura Gibaud e sandali del dottor Scholl. Il presidente di tutti gli italiani, ma soprattutto di quelli sonnambuli.
Basti notare come  ha “fatto irruzione” (le virgolette non stanno lì a caso) nel gran casino delle indagini di Trani: “Rispettare le indagini e le ispezioni” ha detto dopo averci pensato su una settimana. Che è come dichiarare che il pane fa bene ma fa anche ingrassare. O che il mattino ha l’oro in bocca ma che dormire fino a tardi è una goduria. O che il freddo secco è un’altra cosa rispetto a quello umido.
Non c’è niente da fare.
Nonostante il cliché che i giornali riesumano in questi casi (monito di Napolitano), nel migliore dei casi il Presidente suscita uno sbadiglio. Nel peggiore – almeno nel mio caso – stimola una riga che però leggerete censurata: kjahfq§owiu*hywp°ofkn#mv.cnçzx[v,mzbx%fh$jasGD£HJ=§vz.

Ai postumi l’ardua sentenza

Non ci si stupisca per l’apertura al processo di riabilitazione di Bettino Craxi da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In fondo è solo la restituzione (postuma) di un favore.

Poteri del Capo dello Stato

Secondo quel che sostiene Berlusconi occorrerà cambiare i testi universitari e i manuali di Diritto. Tra i poteri del Capo dello Stato c’è infatti anche quello di convincere, pressare e, al limite, corrompere i giudici della Corte costituzionale.

L’eversivo di turno

di Giacomo Cacciatore

“Napolitano convoca Alfano. Stop al ddl sulle intercettazioni. ‘Se non cambia non lo ‘firmerò'”. (fonte: la Repubblica.it).
Giochino: quanto ci metterà Berlusconi a dare dell’eversivo (e forse di peggio) al Presidente della Repubblica Italiana?

La memoria e la nudità

La foto è di Tony Gentile
La foto è di Tony Gentile

Per un errore nel cerimoniale, che ha il sapore di una vendetta politica, alla cena organizzata dal presidente della regione siciliana Raffaele Lombardo in onore del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, non sono stati invitati il presidente del Senato Renato Schifani, il presidente dell’Ars Francesco Cascio, il sindaco di Palermo Diego Cammarata e altri illustrissimi e bravissimi e preziosissimi rappresentanti istituzionali.
L’occasione era quella del diciassettesimo anniversario della strage di Capaci.
Col passare del tempo, credo sempre più nel potere taumaturgico della memoria e sempre meno nell’ostentazione di essa.
Oso: tanto una ricorrenza è dolorosa, quanto dovrebbe essere allontanata dalla vetrina. Il modo perfetto per ricordare i martiri come Falcone, Borsellino a tanti altri dovrebbe essere quello che più rispetta l’intimità dei cari. E per “cari” non intendo solo i familiari, ma tutte le persone a cui uomini di tal coraggio mancano nella vita di ogni giorno. Mi piacerebbero manifestazioni private aperte ai singoli privati, che siano presidenti di qualcosa o di nulla, cittadini privilegiati o qualsiasi. Un coro di preghiere, magari ognuno verso il proprio dio, senza il vizio del censo, dell’investitura, del ruolo. Del resto, in questi casi non è il dato anagrafico del mittente che conta, ma la destinazione.
La parola “cerimoniale” in questi casi stride come una bestemmia in chiesa. Se c’è un momento in cui ci si ritrova nudi, quindi tutti inesorabilmente sullo stesso piano, è quello del ricordo: ognuno ha il suo, intimo, personale. Se c’è qualcuno che sgomita per essere in prima fila, magari per ostentare l’abito o la divisa nuovi, è un uomo senza nudità. Una persona falsa, insomma.