I miei panorami

Ci sono tre panorami che tengo nel mio cuore e che devo ammirare periodicamente per rinvigorirmi e drogarmi di felicità. Uno è quello che si gode dalla casa dell’Addaura dei miei genitori, un altro è il tramonto a Ustica visto da un bar particolare e senza fortuna. Un altro ancora è l’immagine maestosa del Monte Bianco visto dalle alpi francesi. Ecco, in questo momento sono al cospetto della Grande Montagna. Ogni parola in più è superflua…

Benedetti francesi

Ai francesi è piaciuta l’avventura di un tifoso palermitano in terra nordica.

(Qui l’articolo originale)

La sveltina di Bertone

Il cardinale Bertone ha risolto un problema millenario con una sveltina dialettica: la pedofilia non c’entra niente col celibato, ma ha a che fare con l’omosessualità.
La dichiarazione è troppo bassa persino per il più scalcinato dei Bar dello sport: il calcio e la Formula Uno sono una cosa seria in confronto a Bertone, che pure ha un cognome automobilistico.
Sul tema della pedofilia, la Chiesa dovrebbe stare molto attenta in quanto sorvegliata speciale. Eppure l’arroganza medioevale con la quale il Vaticano gestisce le proprie debolezze/nefandezze è il segnale inequivocabile di un cortocircuito democratico: nelle nostre lande la presunzione di innocenza cancella ogni evidenza di colpevolezza per ricchi, politici e porporati, mentre accade esattamente il contrario per volontari, benefattori e coraggiosi.

Scusate se divago per quattro righe, ma vedere Bertone e tutti gli altri parrucconi che discettano nel nome di Dio e assistere, nel contempo, alla demolizione di Emergency in Afghanistan mi blocca la digestione (per non dire altro).

C’è in Italia un appiattimento dell’elettroencefalogramma pubblico. In un qualunque altro Paese, tipo la Francia, le frasi di un Bertone avrebbero suscitato una riposta ufficiale: dello stato laico, della comunità scientifica, degli intellettuali. Una cosa misurata, tipo: “Ma che cazzo sta dicendo? Torni al silenzio della sua comunità omertosa e non s’immischi nella vita delle persone civili”.
Invece poco o niente.
Alla fine qualche parroco di buona volontà si è arrangiato a dire che, in fondo, non sono molti i casi di preti pedofili rispetto alla stragrande maggioranza di preti onesti.
Una Chiesa davvero illuminata dal Signore non sarebbe mai arrivata a tanto, perché si sarebbe mostrata contrita, pentita e umiliata persino da un solo caso, uno solo, di pedofilia. Ripeto: un solo caso sarebbe dovuto bastare per scatenare una cerimonia di pentimento globale, un continuo sbattere di ginocchia sul terreno dalle chiese di Lima alla parrocchia di Canicattì, dalle cattedrali della Norvegia alle missioni dello Zimbawe.
Perdonaci o Signore.
E giù con le rotule.
Perdonaci o Signore.
Ancora rotule.

Non c’è percentuale di rischio accettabile per un reato ignobile come la pedofilia, commesso nel modo più ignobile dal più ignobile degli infedeli. Anche lo zero virgola zero zero zero zero uno periodico è una cifra pesante sulle spalle di un Papa che meriterebbe una mozione di sfiducia (il termine deriva alla parola fede, guarda un po’) e invece sta lì a blaterare di tutto ciò che non lo riguarda, come un vecchio portinaio rimbambito che non risponde più neanche al citofono e si impiccia nei fatti di tutti i condomini.

Che il Principale, quello vero, ci ascolti.
Lode a lui.

Corpi elettorali

Visto su Piovono Rane.

Vacanza al tramonto

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La foto è di Daniela Groppuso.

Le bugie che ci mancano

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C’è una divertente bugia del presidente francese Nicolas Sarcozy che sta infiammando il web d’oltralpe. Lui ha fatto intendere di essere stato testimone diretto della caduta del muro di Berlino, mentre a quanto pare è arrivato sul posto solo qualche giorno dopo. La bugia è divertente perché non è stata seguita da piccate smentite ufficiali, da ipotesi di complotto comunista, da decreti legge per limitare la circolazione delle notizie non concordate. Sarkozy ha fatto probabilmente lo spaccone e in Francia si divertono a prenderlo in giro.
Non risultano ancora querele: benedetti francesi!

Notizie che forse sono vere

Per giorni la stampa internazionale ha dato conto dell’avvistamento dei resti dell’aereo dell’Air France scomparso sull’Atlantico, alimentando voci e ipotesi anche contrastanti. Poi si è saputo che non era vero.
Ora si apprende del ritrovamento di due corpi in mare. Per prudenza, e per rispetto nei confronti dei familiari delle vittime, sarebbe opportuno lasciar decantare la notizia fino alla sua definitiva verifica. Insomma, visto come vanno le cose, è meglio accantonare l’urgenza della cronaca.

A proposito di Cesare Battisti

Ci sono casi in cui la virtù letteraria diventa vizio. E ciò accade quando un criminale svela il suo lato intellettuale e di successo.
Cesare Battisti, terrorista condannato in via definitiva per quattro omicidi commessi in Italia negli anni Settanta, ha ottenuto la protezione del Brasile (dopo quella, fondamentale, della Francia) che ci ha anzi additati come fessi, retrogradi, incivili ma che ci ha evitato, almeno per ora, il gesto dell’ombrello.
La difesa istituzionale di un assassino ha molte chiavi di lettura, soprattutto in questo caso. Per brevità, ne voglio prendere in considerazione una sola: quella che conduce (o parte?) dall’ignoranza.
Nel 2004, un giornalista del settimanale Marianne, dopo aver scritto che la condanna di Battisti era stata emessa “per fatti non commessi”, confessò a Panorama “di sapere ben poco del dossier giudiziario di Battisti”. Nello stesso periodo Erri De Luca scrisse (sempre sui giornali francesi) che Battisti apparteneva a una “generazione di vinti”, saltando a piè pari la considerazione che il tizio in questione faceva parte in realtà di un sodalizio di criminali. Costoro, con acrobazie illecite ed evasioni, si erano sottratti al destino che madre natura, religione, buona politica e norme civili hanno in calendario per chi ha una colpa: espiare la pena.
Il terrorismo ha fatto in Italia quasi 350 morti e circa 750 feriti (cifre dell’Associazione vittime del terrorismo). Le pallottole sono di piombo e, anche se accompagnate da una citazione filosofica, da una frase di Bernard-Henri Lévy o da una semplice preghiera, generalmente uccidono. Gli ideali non sono né giubbotto antiproiettile né lasciapassare.
Non era stata dichiarata una guerra negli anni Settanta: che senso ha parlare quindi di vinti?
Chi ha voglia di approfondire le radici di un certo atteggiamento francese – perché è dalla Francia che parte il caso Battisti – si documenti sulla dottrina Mitterand che ammetteva l’asilo per i terroristi italiani purché rinunciassero alla lotta armata. Il cardine di tale linea di pensiero (ineluttabilmente politica) era la certezza che in Italia non fossero possibili processi giusti. Una generalizzazione che fa a pugni con la statistica: come dire che tutti i terroristi subiscono ingiustizie nel nostro Paese e nessuna corte giudiziaria azzecca un verdetto che ben si abbini a una Raclette e a un bicchiere di Bordeaux.
L’intellettuale Battisti, autore di decine di volumi (mi dicono ben scritti), secondo quest’ottica inaccettabile, non può che essere innocente. Il mondo della cultura è il peggiore tribunale che si possa incontrare. Perché inventa intoccabili nel nome del corporativismo.
No, no e no.
Nel cielo dell’arte, le nuvole non si spostano per avere un’ombra di comodo.

Apostoli, colazione e cena

Thoiry, sul sottile confine tra Francia e Svizzera. Colazione felicemente pigra a casa di amici. Dopo il primo caffè, Mara (palermitana d’esportazione, come suo marito) fa: vediamo che si dice a Palermo.
Accendo il computer e scarico la mia copia di E Polis. Scorrono le pagine in pdf.
Un po’ di yogurt, grazie.
Ecco la cronaca della città.
Spremuta di arance?
Naturalmente!
Cammarata nomina dodici saggi per risollevare la città.
Brioche?
Ancora, grazie.
E’ tutta gente di Palermo che sta al nord, che occupa posti di successo.
Mi passi il burro?
Secondo le propalazioni del sindaco, i dodici saggi si muoveranno su un terreno che va dal turismo alla mobilità, dalla cultura al porto. Tutto lo scibile amministrativo, insomma.
Un po’ d’acqua, per favore.
Ma loro lo sanno di essere stati nominati?
E che ne sappiamo.
Quanti hai detto che sono?
Dodici.
Come gli apostoli! Ma si sono già incontrati?
Mmmh, non credo.
Quindi c’è ancora tempo per l’ultima cena.
Oh, no! Ma che paragoni…
Hai ragione. Ancora caffè?