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Domani pomeriggio Beppe Grillo sarà a Palermo per le amministrative. Farò un live twitting qui.

 

Chi sfascia tutto

Antonio Di Pietro attacca Beppe Grillo: “Mira a sfasciare tutto”. E’ un flash. Mi ricorda quel tale che, guardando il fiume che esondava, si preoccupava, in modo singolare, di casa sua: “Cara, hai chiuso i rubinetti dell’acqua?”

Lo sconto, lo scontro e la Norimberga dei partiti

Molto spesso mi sono trovato in disaccordo coi proclami di Beppe Grillo (se sfogliate le pagine di questo blog troverete qualcosa in proposito). Però oggi è difficile dargli torto quando invoca una Norimberga per i partiti.
Sbaglia chi nel nome di una sorta di ragion di Stato invita a guardare avanti e a mettere da parte le polemiche, cercando lo sconto anziché lo scontro. Questo Paese è stato portato quasi alla fame non dalle convergenze economiche, né dai fantasmi della finanza mondiale, ma da una classe politica nefanda.
Facendo lo slalom tra i distinguo, ma evitando di impantanarci nella retorica, dobbiamo dircela tutta perché non è andando appresso alla sottile strategia politica che si porta la pagnotta a casa.
L’Italia è vittima di sprechi inauditi e i partiti sono una macchina mangiasoldi. Punto.
Non c’è nessun deputato o senatore che ci possa convincere del contrario. Se un partito non sa quanti soldi ci sono in cassa, se il fiume di milioni può essere deviato dal primo tesoriere, se vengono fuori diamanti e lingotti d’oro, se gli affari privati si fanno insomma coi soldi pubblici, è chiaro che c’è qualcosa che non va.
E a poco vale la giustificazione ufficiale secondo la quale il finanziamento servirebbe a garantire l’indipendenza dei partiti dalle lobby e la sterilizzazione della politica rispetto al potere economico. Quando si ruba in modo sistematico c’è poco da sottilizzare. Non è lo spettro della dittatura berlusconiana che fa più paura, ma quello della fame.
Quindi ben venga la Norimberga dei partiti. Un processo in cui tutti questi signori dovranno dire dove hanno nascosto i soldi, come li hanno spesi e quando li restituiranno. Sono per lo scontro, non per lo sconto insomma.

Grillo con lo sconto

Ieri sera io e mia moglie siamo andati a vedere lo spettacolo di Beppe Grillo: lei era vestita da aspirante parlamentare del Pdl, io da capopolo della Fiom di Mirafiori. In due,  involontariamente, impersonavamo le differenti istanze di un intero Paese.
Al teatro abbiamo trovato esattamente quello che ci aspettavamo di trovare: pane per i denti di un popolo affamato. Invettive, ricostruzioni precise, sdegno.
Grillo, come sempre bravo e tenace, ha cavalcato i soliti temi. Dal nucleare a internet, dall’ecologia al Parlamento degli inquisiti, ha condotto senza scossoni il pubblico verso la destinazione stabilita: il voto per le liste civiche.
Ho visto quasi tutti i suoi spettacoli e posso dire che, col tempo, la forza politica ha preso il sopravvento sulla quella comica. La fragranza di alcune battute geniali (famosa quella a proposito della foto di due genitori italiani con un bimbo cinese adottato, “lo vedete quel bambino? Quello non è il figlio, ma il datore di lavoro”) è solo un ricordo.
Oggi Grillo, pur conservando un’indiscutibile genialità nel saper scovare puntelli di cronaca al suo racconto, cade spesso nell’autocelebrazione. Gran parte dello spettacolo se ne va coi ricordi dei V-Day, con il remake di Woodstock a Cesena, con l’elenco di iniziative pubbliche portate avanti dal suo movimento e con la reiterazione delle maledizioni contro la nostra classe politica. Tutti temi in larga parte condivisibili, solo che solitamente per assistere ai comizi non si paga. In quest’ottica diciamo che quaranta euro di biglietto sono decisamente troppi. Ne bastavano venti.

Il Grillo distratto

E su Twitter Beppe Grillo non segue nemmeno Travaglio. Il guru di internet, profeta dello scambio di libere informazioni, mostra qualche distrazione.

Grazie a Tanus.

Fatti la fama e vai a nanna…

Il passaporto Tweeter di Marco Travaglio. Il nostro eroe segue solo Beppe Grillo, del resto non gli importa niente: come è certificato.

La clonazione del Grillo

Beppe Grillo si è arrabbiato con quelli che hanno clonato il suo blog mettendo online beppegrillo.tv e li ha denunciati. Adesso il sito in questione, che in fondo non è altro che un comunissimo aggregatore di notizie di Beppe Grillo con contorno di pubblicità, è bloccato.

Dieci domande posson bastare

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Mettetevi nei panni del direttore di un giornale.
Se una vostra iniziativa giornalistica diventerà una moda avrete da gioire perché la trovata ha avuto successo. Al tempo stesso avrete da deprimervi perché la vostra idea è stata degradata a chiacchiericcio, tiritera, ispirerà molte brutte imitazioni.
Accade in questo momento, e da qualche mese, con le dieci domande di Repubblica a Silvio Berlusconi.
Sui giornali e sul web c’è un fiorire di domande, anzi di dieci domande, a chiunque. Anche a chi con mezza risposta potrebbe già raccontare la propria vita, oppure a chi con dieci risposte avrebbe fatto soltanto un passo verso le attenuanti generiche. Da Marrazzo a Franceschini, dall’allenatore del Rimini Calcio a Beppe Grillo, da Fini a Emma Dante, da Augusto Minzolini a Massimo D’Alema, da Dino Boffo a Tom Wolfe, dal sindaco di Bergamo a Giancarlo Abete. In mezzo – è vero – ci sono spunti di satira e tipiche provocazioni internettiane (da salvaguardare), ma a ben leggere c’è anche una certa dose di banalità.
La mia domanda sulle dieci domande è questa: la vogliamo finire di imbastire domande come se fossero comandamenti e torniamo a chiedere quello che ci pare senza che ci sia un format da rispettare?

P.S.
Anche perché poi finisce che se siete il famoso direttore del famoso giornale poi clonate voi stessi e non è una mossa strategicamente furba.

Con le migliori intenzioni

La foto è di Paolo Beccari
La foto è di Paolo Beccari

Beppe Grillo lancia un’iniziativa per creare un pool di legali che difendano i blogger dalle querele.

Chiedo a tutti gli avvocati che mi leggono che vogliono difendere gratuitamente i blogger di inviarmi i loro riferimenti. Li inserirò in una lista sul blog. Per i casi più complessi metterò a disposizione i miei avvocati, che ormai vantano una certa esperienza.

L’intenzione è ovviamente buona. Ho qualche dubbio sugli effetti: c’è già troppa approssimazione nella rete e l’idea di avere comunque qualcuno che ci difende gratis potrebbe, ripeto potrebbe, far crescere il clima di deresponsabilizzazione. Nel web molti conigli ruggiscono, specie nell’anonimato. Mi piacerebbe – ma questa è una fissazione mia e di qualche altro autore che bazzica da queste parti – che il dibattito sui blog fosse chiaro e aperto, con volti e nomi. O con nickname costanti (che sono, in fondo, nomi propri di persona).