Pietà per l’opinionista Mastelloni

Leopoldo Mastelloni

Ieri mi sono imbattuto – compiendo un reato preterintenzionale – in qualche frammento di Pomeriggio cinque di Barbara D’Urso e ho visto Leopoldo Mastelloni, uno che un tempo faceva l’attore, il regista, il cantante, insomma uno che poteva benissimo definirsi artista, disquisire delle traversie amorose e delle esperienze sessuali di una tale Guendalina.
Ho provato profonda pena per quell’uomo che ammiccava davanti alla telecamera, come un tempo faceva nei suoi show, per condire sciocchezze con espressioni residue del teatro impegnato. Già imbastire un programma su una tale Guendalina e suoi suoi appuntamenti in hotel con questo o quel calciatore è segno di allarmante perversione mentale, ma parteciparvi in qualità di opinionista (cioé portando un contributo simil-intelligente) è da trattamento sanitario obbligatorio.
Quasi quasi Mastelloni lo preferivo quando bestemmiava in diretta tv.

La tv di Barbara D’Urso

Barbara D’Urso è una signora che sta in televisione, su Canale 5, e parla sempre fissando i confini della sua proprietà. Dice “il mio programma”, “il mio pubblico”, “il mio amico”, “la mia idea”, “il mio libro” e così via. Un approccio del genere non lo aveva neanche Raffaella Carrà in Canzonissima: e sì che la Carrà allora poteva permetterselo.
Sappiamo bene che non è l’uso sconsiderato dell’aggettivo possessivo che può creare indignazione. Il riferimento alla persona (specie se la propria) è ormai il dato emergente di un qualsiasi concetto  in un’Italia che è sempre più loro, con leggi sempre più sue e cazzi sempre più nostri. Quindi la D’Urso è ben allineata con l’andazzo del Paese.
Ciò che colpisce è invece l’ambito nel quale il culto della proprietà viene espresso: la televisione, cioè il luogo d’origine di ogni comunità più o meno virtuale, il simbolo della popolarità, il germe della moltitudine.
La D’Urso non ha niente di esclusivamente suo in quel programma, a cominciare dal merito per cui le è stato affidato uno spazio quotidiano.
C’è una sola persona che in tv può usare la parola “mio”. E non è la D’Urso.

Respiro di sollievo

Una buona notizia. Chiude la vergognosa trasmissione di Barbara D’Urso.

Oscenità in prima serata

di Daniela Groppuso

Credevo di aver visto cose che voi umani… Mi sbagliavo. Ieri sera Barbara D’Urso (e i suoi autori) sono riusciti a farmi indignare. Ancora una volta.
A parte le interviste inutili a un annoiato Checco Zalone e ad Anna Falchi (il cui patetico obiettivo era quello di riabilitarsi dopo le ultime paparazzate che le avevano fatto perdere qualche punto con il “suo” pubblico), ho assistito a un fuoco di fila di oscenità.
Protagonista assoluto: Aldo Busi. Lo scoramento è tale che non riesco neanche ad affibbiargli una definizione sarcastica. Ma chi è che ha detto che questo qui è un fine intellettuale? Non riesce a esprimere un concetto senza cadere nel pecoreccio. E sì, perchè frasi del tipo: “cazzo in culo non fa figli, bensì brodo di conigli”, o “sembra un gesuita inculato da una salamandra” non arricchiscono proprio nessuno.
E la porno-professoressa e il marito scambista ospiti del programma che – è bene ricordarlo – va in onda in prima serata? Non era meglio lasciarli cristallizzati nel loro filmetto amatoriale e nelle fantasie dei cinque milioni che li hanno cliccati su youtube?
Non so come riesca ancora ad arrabbiarmi di fronte a tutto questo, e no, cambiare canale non mi farà stare meglio.

Il metodo Ghedini

Secondo l’editto del tiranno della Rai (il nome non si fa perché quello di Masi è probabilmente una copertura) Fazio e Saviano per poter parlare di politica dovrebbero invitare tutti i politici. Ciò significa che non basta chiamare Fini per la destra, e Bersani per la sinistra, o viceversa, per garantire il pluralismo, il contraddittorio e tutte le menate di cui Vespa, Minzolini, la D’Urso (la D’Urso?) e tutti i canali Mediaset se ne fregano abbondantemente.
Il nuovo ordine di scuderia – o di stalla –  è: mettere i bastoni tra le ruote, proibire, impedire, rompere i coglioni sino allo sfinimento.
Il metodo Ghedini insomma. Solo che Ghedini, almeno sino a ora, lo abbiamo visto sbavare sul teleschermo.
Il dramma è  che domani, dati i chiari di luna di questo governo, il de cuius rischiamo di ritrovarcelo da questa parte del televisore, con un telecomando in mano. Il nostro.

Servizietto pubblico

Un tempo i grandi temi della cronaca erano esaminati e raccontati in tv da signori giornalisti come Sergio Zavoli o Enzo Biagi. Oggi i grandi temi della cronaca sono trattati da intellettuali raffinati come Mara Venier, Barbara D’Urso e Massimo Giletti. Ogni pomeriggio, specialmente la domenica, questi signori raccontano i capitoli della storia del Paese porgendo domande da divanetto a ospiti adeguati per indecenza televisiva e ignoranza. Uno come Sgarbi, in questi consessi, svetta per civiltà e garbo. Infatti di mestiere fa l’ospite fisso.
C’è una crescente confusione tra servizio e servizietto pubblico. Sarà l’aria che tira.

La cattiva televisione

Barbara D'Urso

Se una campagna contro la cattiva televisione va fatta, è cosa buona e giusta cominciare da “Domenica Cinque” condotta da Barbara D’Urso, un personaggio che andrebbe raschiato via dalla tv soltanto per la sua presunzione e il suo pressappochismo.
Ieri pomeriggio, poco prima delle 15, nel pieno della (ormai teorica) fascia protetta, si è scatenata una rissa fra la trans Natalì e la sua omologa China. Una rissa come se si fosse in strada, tra insulti palesi ed epiteti incomprensibili. Solo che in strada uno chiama la polizia (i carabinieri meglio di no, in questo caso), in tv invece si è come impietriti. Penso a quelle famiglie in cui ci sono bambini davanti al televisore.
Che tipo di domande suscita una situazione in cui si urla di prostituzione e di rapporti sessuali clandestini? Come si descrivono certe figure senza dare una valenza negativa a ciò che oggettivamente negativo appare?
Ripeto: non siamo neanche alle tre del pomeriggio.
Chi mai nei luoghi di potere potrà decidere, nel nome di una decenza universale che non ha partito né religione, di porre fine alla pretesa di far passare come necessarie, informazioni che in realtà sono veleno, spremuta di porcherie? I vari trans Natalì e China, la superfemmina Barbara D’Urso, il maschio pavone Vittorio Sgarbi hanno inscenato, di domenica pomeriggio, uno spettacolo orribile. Che va bloccato, eliminato, sradicato, come va cancellata tutta questa televisione che offende e deforma.

Trucco e parrucco

di Giacomo Cacciatore

Lorna: tu stasgera comu ti veschti per andare a Porsci-a-Porsci di Brunu Veschpa?

Japan: mi mesgi ‘u curpettu chi brillantinu, u pantacalsha e u taccu dodisgi. E tu?

Lorna: io mi svestgi seriamensgi. Un maliuncinu a collu alsgi e a’ gona da’ colesgiala.

Japan: mi presgi ‘a matisgia nera per l’ochi?

Lorna: uffa, che pali! Non ti compri mai nenti… una volsgia te manca ‘a matisgia, un’altra volsgia ‘u fard… No te presgi proprio un casu.

Japan: avansgi… si me presgi ‘a matisgia te dico una cosa segresgia de Marrasu.

Lorna: tieni a’ matisgia.

Japan: No trovo nemeno u’ rimel. Si me presgi ‘u rimel te digo una cosa comoventi di Brenda. Così fai bela figura a Porsci a Porsci. E cusì ti invita puru Monica Seti, Lambertu Spusgini y Barbara D’Urshu.

Lorna: Ecu ‘u rimel. Ahora dimi a’ cosa segreta de Pieru Marrasu.

Japan: Pieru ha i moroidi.

Lorna: E dimi ‘a cosa de Brenda.

Japan:  E’ morta.

I mostri

donatella papi

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Domenica 22 novembre 2009, ore 17, 15, Canale Cinque. La trasmissione: “Domenica Cinque”.
Donatella Papi, giornalista, “pigmaliona” e “auto-promessa” sposa del pluriomicida Angelo Izzo evoca il calendario Maya, Dante con “l’amor che move il sole e l’altre stelle”, Dio e sottoposti vari, per nobilitare il suo trasporto (a parole) per Izzo. Ovvero, per infiorettare di boccioli d’arancio quella che a me sembra una trovata all’aroma di sterco per “esserci”, e nell’unico modo in cui si “è” veramente oggi: stare in televisione. Ci è riuscita: siamo a quota due pomeriggi di spazio televisivo nazionale dedicati alla Papi (non al papi), e altri ne verranno.
Ore 17,16, stesso canale, stessa trasmissione.
Barbara D’urso, conduttrice, implora Donatella, con accoramento da sorella maggiore, di rispettare la dignità delle vittime (donne) di Izzo, pur amandolo. Questo, per profumare di bianco giglio quella che, a mio parere, è l’ipocrisia di chi campa di audience: sbatti la sconsiderata in prima pagina, ma falle la predica. C’è riuscita: è già mezz’ora che ospita la Papi e che, ospitandola, tra consigli per gli acquisti vari, si dissocia.
Domenica 22 novembre 2009, ore 17, 40.
Che starà facendo Angelo Izzo nella sua cella? Probabilmente starà sogghignando, come sogghignante ci ha abituati a vederlo nelle udienze di corte d’assise in cui – reo confesso – gli si ricordavano gli assassini commessi. Se voleva diventare più tristemente famoso di quello che è, ci è riuscito, grazie alla tv “d’intrattenimento, divulgazione e approfondimento” così come la intendiamo negli ultimi tempi.
Domanda finale per il montepremi.
Chi è il mostro?

Idioti d’Italia

Difendo il tono a volte un po’ infuocato degli ospiti delle mie trasmissioni. Non si tratta di tv spazzatura, ma di far emergere la spazzatura che a volte c’è in Italia.

Barbara D’Urso difende la sua Domenica 5 spiegando che se uno vive in un paese dove gli idioti abbondano deve necessariamente fare una televisione idiota.
Il ragionamento è una buona base di partenza, essendo idiota al punto giusto.

Grazie a la Contessa.