Mestieri diversi

Che il Tg1 di Minzolini sia il peggiore dell’era moderna, non ho dubbi. Che le epurazioni dei giornalisti siano una pratica barbara, idem. Ma che si debba fare una battaglia per riportare una professionista (pur seria e preparata) come Tiziana Ferrario alla conduzione di un telegiornale, mi pare troppo. Un direttore avrà pur diritto di provare volti nuovi. E la brava Ferrario avrà pure la possibilità di esercitare il suo mestiere scrivendo, viaggiando, raccontando.
In fondo, un mezzobusto è la versione seduta di un bravo presentatore. Quello del bravo giornalista è un altro mestiere.

Uno o lavora o guarda la tv

Saranno quelli ai quali il suo capo ha trovato un lavoro.

E qui comando io

Lo mettono sotto inchiesta per concussione e minacce, e lui mette sotto inchiesta chi lo ha messo sotto inchiesta.
Se c’è  un programma televisivo che non gli piace, lui anziché usare il telecomando usa il telefono (la battuta, che ci crediate o no, è di Pierluigi Dark Bersani).
I suoi correi, accusati di favoreggiamento personale (Giancarlo Innocenzi) e di rivelazioni di segreto inerente a un procedimento penale (Augusto Minzolini), sono considerati, nell’unanime logica berlusconiana, persone al di sopra di ogni sospetto: il fatto che lui stesso li abbia piazzati dove sono – e dove esercitano il ruolo di correi – è una mera coincidenza, un misero pretesto per una volgare azione penale esercitata abusivamente.
Di mattina i suoi avvocati lo difendono in tribunale da quegli stessi reati che, nel pomeriggio, cercano di abolire in veste di parlamentari. Lavorano full time.
La legge non è legge senza il suo permesso. E contro la perentorietà delle norme c’è sempre il comodo ricorso al potere. Se una cosa non gli piace, lui la cambia. Se una cosa non gli conviene, lui la cambia. Se uno si rifiuta di cambiare ciò che non gli piace o non gli conviene, lui lo cambia.
Dal berlusconismo non si esce senza vittime.

Neanche nello Zimbabwe

Sorpresa (!!!), Berlusconi fece pressioni oltre il consentito per far chiudere Annozero. Sorpresissima (!!!), c’è pure Minzolini coinvolto.

Minzonews

C’è qualche novità sul direttore del Tg1, Augusto Minzolini.

Stampa e mistificazione

Si diffonde su internet il tam tam dell’appello all’Ordine dei giornalisti per il modo in cui il Tg1 ha trattato la sentenza Mills, spacciando per assoluzione una prescrizione.
La protesta è fondata e la testata in questione è recidiva a causa della “fantasia” del suo direttore, Augusto Minzolini.
Il rischio però è che per colpire un generale ci si dimentichi del volume di fuoco dell’intera armata.
Gran parte dei programmi del servizio pubblico raccontano frottole o, peggio, spacciano fumo per arrosto con la complicità dei partiti di governo. Non a caso qualche giorno fa il massimo dell’attività di controllo sulla qualità dei programmi della tv nazionale ha prodotto un provvedimento di sospensione di un tale che aveva parlato della commestibilità dei gatti.
Insomma, si è presa una cazzata e la si è travestita da atto sovversivo a mezzo tv: la conseguente azione censoria, a garanzia delle masse, è stato pubblicizzata come segno di una vigilanza attiva.
La mistificazione ha sempre trovato terreno fertile nel mondo dell’informazione. Ricordo il titolo di apertura di un noto giornale siciliano all’indomani dell’omicidio di Salvo Lima: “Lima, delitto politico”.
Si dice che Falcone si arrabbiò moltissimo leggendo quelle pagine.
Ma Falcone non era Saviano. E Berlusconi non era ancora diventato l’enzima che coagula tutti i mali.
Nessuno raccolse firme, né si rivolse all’Ordine dei giornalisti. Eppure lì c’erano un morto per terra e le pistole dei killer mafiosi ancora fumanti.
C’è una prescrizione per la vergogna?

I had a dream (again)

 

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

 

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Ho fatto un sogno. Cadeva il governo Berlusconi. Probabilmente in concomitanza con lo iettatorio anno zero del calendario maya, di cui ultimamente parlano molti esoteristi, pensatori e filosofi, compresi Enrico Ruggeri e Donatella Papi. Ma non è che cadesse il governo e basta. Di più. Berlusconi abbandonava il campo. Comunicava ai suoi fedeli – tramite sms, centinaia di migliaia messaggi – un incredibile dato di fatto: “Sono stanco. Ho sbagliato molte cose. Riconosco che ho strafatto in politica. Vado a Panama. Abbiamo scherzato. Da oggi, ognun per sé e Dio per tutti. T.v.b. Cribbio”.
Dice: incredibile davvero. Vabbe’, sennò che sogno è?
Ma questo è l’antefatto. Dovendo scegliere tra le varie e infinite conseguenze di uno tsunami del genere, tra la varia e multiforme massa di relitti e detriti che si lascerebbe dietro una decisione storica di tale levatura – Capezzone che, reclamato da un gorgo fangoso, si riattacca disperatamente alle chiome di Pannella, per dirne una – mi sono concentrato su  una speciale categoria di “papi boys”. I giornalisti. Certi giornalisti. E, sempre in sogno, mi chiedevo: “Dio mio… che fine farebbe Minzolini? E la Setta? E Facci? E Fede?”.
No, forse Fede si salvava: si era già guadagnato un posto alla destra del padre, una gabbietta nell’Arca verso Panama.
Ma loro? Gli altri? Tutti gli altri?
Nel sogno, si rassegnavano al lavoro nei campi. Zappa, melanzane, primizie, ravanelli. Ma non ho fatto in tempo a capire se si trattava di “A come agricoltura”: quindi di un ritorno in Rai sotto forma di baccelli rinati, purificati, freschi di succhi primaverili, senza memoria, con altri nomi. Facciolini. Minsetta. Settolini. O peggio ancora, rinascevano sotto forma di salici piangenti, nel reality “La fattoria”.
L’immagine è sfumata prima, purtroppo o per fortuna, e chi vivrà vedrà.
Che volete? Ho detto che era un sogno, non un incubo.

Per grazia ricevuta

L’altra sera il Tg1 ha mandato in onda un editoriale in cui il direttore Augusto Minzolini attaccava il magistrato Antonio Ingroia e auspicava il ritorno dell’immunità parlamentare. Il che è già una scelta di campo abbastanza grottesca: screditare un pm antimafia e chiedere l’impunità per i potenti (scusate il termine qualunquista) è come pretendere di passare il controllo del metal detector con mitra in tasca, una coglionata insomma.
Facciamo finta di non sapere che il lavoro (rischioso) di Ingroia lambisce gli interessi di personaggi come Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. E facciamo finta di non aver visto neanche uno dei tg addomesticati da Minzolini. Secondo voi, una persona di media intelligenza e onestà a chi darebbe conto? A un magistrato che cerca faticosamente di venire a capo di difficili indagini che potrebbero coinvolgere personaggi dello Stato, o a un giornalista che cerca faticosamente di proteggere dal giudizio pubblico quegli stessi personaggi dello Stato che lo hanno messo sulla poltrona di direttore del Tg1?

Il cane di Minzolini

Il Tg1 delle 20 ha dato notizia delle indagini sui presunti stupratori di Ascoli con un insolito vigore giustizialista. Se solo un millesimo del piglio indagatorio fosse stato rivolto alle cronache che riguardano il nostro presidente del Consiglio (per altro tipo di vicende, è vero, ma per altro livello di coinvolgimento nazionale, è vero) probabilmente non starei qui a consumarmi i polpastrelli.
Il garantismo minzoliniano è evidentemente come il famoso cane che morde il più povero.

Sono io il colpevole (quello a sinistra)

Minzolini e Berlusconi

Per Augusto Minzolini, direttore pubblico del principale telegiornale pubblico della tv pubblica della Repubblica Italiana, la libertà di stampa non è messa in pericolo da Berlusconi.
Mai ammissione di colpa fu così esplicita.