Mi sembra semplice

Prendo spunto da una recensione di Mimmo Cacopardo all’ultimo romanzo di Simonetta Agnello Hornby per dire la mia sullo strano caso dei critici distratti. Non voglio pensare male – accordi tra giganti dell’editoria, carboneria, versamenti estero su estero – ma nemmeno fare la parte del finto tonto. Mi pare che la verità sia molto semplice: parlare male di un prodotto (libro, cd, programma tv, film) costa fatica. Argomentare una stroncatura, specie se l’imputato è un personaggio che ha largo seguito, significa sbracciarsi e rischiare. E il nuoto controcorrente è uno sport per pochi.
Negli anni Ottanta quando mi capitò di recensire uno degli ultimi concerti di Chet Baker (nella foto) scrissi che un mito non poteva finire così, a soffiare quattro note flebili davanti a venti spettatori svogliati e a un giornalista imbarazzato. Baker fece un concerto penoso: tirai il fiato e lo scrissi con serena ferocia.
Non sono stato coraggioso, avevo semplicemente voglia di lavorare.
Il modello televisivo oggi è Vincenzo Mollica. Tutto è unico, tutto è meraviglioso, tutto è imperdibile se passa dalle sue mani. Il rischio è l’appiattimento dei gusti del pubblico, le cui asperità vanno invece coltivate, custodite, stimolate. Ci vogliono lettori-ascoltatori-spettatori svegli e critici per stimolare alla composizione. Ci vogliono incoraggiamento per chi parte bene, intransigenza per chi parte a spinta, applausi per chi fa un buon lavoro, fischi per chi lo fa di merda.
Mi sembra semplice.

Perdere chili… e soldi

Le vie del web sono infinite. Così capita che cercando qualcosa tramite un motore di ricerca ci si imbatta in qualcos’altro. E’ in questo modo assolutamente casuale che sono venuto a conoscenza di un metodo, anzi come recita il sito un’autoterapia, chiamato Zerodiet. Dal nome si capisce subito che si tratta di un rimedio contro i chili di troppo. In pratica, apprendo dall’home page, che senza diete né altro tipo di intervento si possono perdere da 3,6 a 9,8 chili al mese. Come? Applicando due magneti all’orecchio. Non ho la competenza per confutare una sola parola tra quelle scritte sul sito. Da ignorante (e un po’ scettico) scorro la pagina alla ricerca di una testimonianza attendibile. Ne trovo due: il prodotto è “consigliato dall’Istituto Superiore di Igiene Alimentare” e “segnalato da Salus, Medicina in rete”.
Istituto Superiore…? Qualcosa di importante, mi dico. Cerco, sempre su internet. Ma l’unica cosa che trovo con la medesima sigla è l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche. Faccio altre ricerche e mi accorgo che altri blogger avevano annusato un odore non troppo gradevole. Per finire clicco sul link della home page di Zerodiet dove si fa riferimento a Salus. E scopro che sì le calamite in questione (perché di calamite si tratta) sono segnalate dal sito di medicina in rete, ma che la segnalazione altro non è che uno spazio pubblicitario a cura della stessa Zerodiet.
In certi casi la Rete serve a non cadere nella rete.

I gay sono salvi

Quando si dice una notizia che è anche una buona notizia: la Chiesa non discrimina i gay. L’annuncio dirompente è arrivato da monsignor Rino Fisichella, rettore dell’università Lateranense, ieri ospite del programma di Lucia Annunziata. Un sospirone di sollievo planetario ha fatto innalzare la temperatura di quasi due gradi, declassando l’effetto serra a puzza di fritto.
L’affermazione di Fisichella (si spera solo omonimo del zigzagante senatore) salva definitivamente dal rogo i “diversi” ammettendoli nella schiera degli esseri viventi. Per parlare di diritti ci vorrà ancora qualche secolo, ma il prelato ha timidamente aperto sulla possibilità per gli omosessuali di “darsi un’assistenza reciproca”, come dire che fino a ieri invece non si potevano neanche guardare negli occhi.
E’ il primo passo verso la conquista di uno straccio di laicità che è anche lo slogan di una singolare campagna di Controradio di Firenze.

Il trasloco

A causa degli incastri della vita sono costretto a completare un trasloco nell’attesa che un altro si compia nel giro di qualche mese. Vivo tra le scatole, ho una porzione di vita imballata, ho più confidenza col nastro adesivo che con un piatto di pasta. Non sono mai stato un giramondo e quando ho dovuto affrontare degli spostamenti l’ho fatto sapendo di dover mettere nel conto che avrei perso qualcosa. Proprio perdere, sì. A ogni trasloco ho smarrito cose che sono diventate fondamentali proprio perché non le ho più trovate. Invece in un caso – me lo ricordo bene – ho gridato al miracolo quando dal fondo di un cassetto sono riemersi dei fetidi pantaloncini che ritenevo si fossero smaterializzati secoli (e appartamenti) prima. Qualcuno mi dovrà pur capire, con l’età che avanza il valore dei ricordi lievita.
Mettiamola così: il trasloco è un traghettamento dell’anima, dal certo all’ignoto, dalla consuetudine all’estraneità, da un aroma a un odore.
Oppure così, in modo più prosaico: fare le scatole rompe le scatole.

A telecamere spente

Il mullah Dadullah, intervistato da Sky, ha detto che se il governo di Hamid Karzai non tratterà con i talebani e rilascerà due detenuti, Adjamal Nashkband, l’interprete di Daniele Mastrogiacomo, sarà ucciso.
La vicenda è nota, le polemiche sulle trattative per la liberazione del giornalista di Repubblica non si sono ancora spente. Si potrebbe aprire un nuovo fronte di riflessione sull’intervista di Sky: quanto pesa il diritto di cronaca quando quel diritto diventa un’arma di ricatto? E’ giusto mostrare in mondovisione un delinquente tagliagole che pontifica sulla politica internazionale (gli inglesi, Bush, Karzai, l’Italia)? Aprendo al talebano questa immeritata finestra di comunicazione non si rischia di legittimarne un ruolo sociale? Il senso di offesa che mi sono trovato dentro dopo aver visto e ascoltato il mullah Dadullah non ha un’origine né una destinazione politiche: in parole povere non credo che la mia sia un’indignazione di destra o di sinistra.
E’ giusto dare la parola a tutti per spiegare, raccontare, dissentire, denunciare. Ma davanti alla violenza immonda di un tale che si presenta in tv e minaccia di uccidere un essere umano non si devono chiudere gli occhi. Basta spegnere le telecamere.

Uova e colombe

Cerco di fare una cosa utile. Il Codacons ha dato delle indicazioni per riconoscere le uova di cioccolato e le colombe pasquali migliori. Riassumo per voi (se vi fidate).
Uova. “Il cioccolato per essere ottimo dovrebbe contenere, nell’ordine: cacao in polvere e burro di cacao (pasta di cacao), zucchero, latte in polvere, aromatizzanti naturali. Il burro di cacao è l’elemento più importante: verificate quindi a che punto della lista si colloca. Se trovate scritte strane, del tipo, ‘contiene grassi di sostituzione’ abbandonate l’uovo – avverte il Codacons -. Al palato è facilissimo riconoscere il cioccolato puro: si scioglie in bocca e scivola via. La tendenza a sciogliersi è direttamente proporzionale al contenuto di burro di cacao ed inversamente proporzionale al contenuto di zucchero, che spesso viene messo in eccesso per aumentare il peso. L’aspetto è lucido, il profumo aromatico, al tocco sembra freddo e si scioglie facilmente in mano”.
Colomba. “Una colomba di qualità superiore dovrebbe contenere, nell’ordine: farina, zucchero, uova, burro, canditi. In particolare le uova devono essere di categoria A (no all’albume in polvere), il burro, da preferire decisamente alla margarina, deve essere in quantità non inferiore al 16%, mentre i canditi non devono essere meno del 15% (tra 15 e 20%). Il latte è facoltativo. Se c’è, è preferibile che non sia scremato e va decisamente evitato quello in polvere. E i conservanti? Meglio che non ci siano – consiglia il Codacons -. Se si usano materie prime di qualità non c’è bisogno di conservanti per arrivare alla data di scadenza. La certificazione di un ente indipendente che attesta che il prodotto è ogm-free è indice della serietà della ditta. La lievitazione è importante anche per valutare la sofficità. Verificate la crescita del dolce rispetto al pirottino (l’involucro di carta con bordo pieghettato usato come contenitore): la colomba non deve essere piatta. Nell’impasto i buchini prodotti dalla fermentazione non devono essere delle caverne. La crosta non deve essere troppo scura. Il colore dell’impasto deve essere dorato, la glassatura consistente. Per i canditi: più sono grandi e maggiore è la loro qualità.”

I disegni del destino

Certe volte penso che ci sia un disegno del destino per farci sorprendere, incazzare, per incrinare le nostre certezze.
Lega e Forza Italia sono improvvisamente contro il rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan, alla faccia del filoamericanismo e della sbandierata esigenza di continuità della nostra politica estera.
Fausto Bertinotti viene contestato alla Sapienza di Roma dall’ultrasinistra di cui lui fino all’altroieri era un modello. Gli urlano “guerrafondaio e buffone”, lui risponde “buffone sei tu”.
Al processo d’appello per il mistero di Cogne, la pubblica accusa dice che ad uccidere Samuele è stata la madre, Annamaria Franzoni. L’arma del delitto? Un mestolo. Il motivo? Un castigo. Per il pg la donna avrebbe già confessato, ma nessuno se n’è accorto. Certe volte penso che sia il destino a propinarci questa male assortita macedonia. Poi mi ricordo dell’imbecillità umana e torno coi piedi per terra.

Trappole della natura

Nel Comasco un padre ha preso a sberle cinque ragazzini che, qualche mese fa, avevano filmato con un telefonino sua figlia, dodicenne, durante un rapporto orale con un coetaneo. Detta così sembra una di quelle storielle che si avvitano nell’inverosimile parola dopo parola, tipo: un muto dice a un sordo che c’è un cieco che li sta spiando. Invece è una vicenda talmente cruda da poter risultare indigesta. Poco importa se – secondo la difesa dei giovani – la ragazzina era consenziente: a dodici anni, specie nel fiorire delle grazie fisiche, si possono avere disorientamenti e incertezze, sono le trappole della natura. Cosa passa nella testa di un padre la cui figlia è rimasta imbrigliata in una simile tela non lo so. Ritengo che tutto sommato abbia reagito secondo una logica non condivisibile ma comprensibile: ceffoni a raffica. Sono le trappole della natura.

Sondaggio

A maggio ci sarà un’importante tornata elettorale. Si vota per il nuovo sindaco a Palermo e in oltre mille comuni italiani. Chi vive in queste realtà sarà già soffocato da manifesti, spot televisivi, siti internet che vengono fuori come funghi, volantini, inviti, telefonate da sedicenti amici e via dicendo. Non voglio entrare nel merito degli schieramenti, ma vi chiedo soltanto di scegliere quale slogan consigliereste al vostro candidato sindaco. Ovviamente il sondaggio non ha pretese di obiettività. Serve, forse, solo a farci sentire civicamente un po’ più importanti.

Gli altri no

Il nuovo demonio italiano, ancora abbronzato nonostante il sole a scacchi, ci fa sapere che in carcere ha imparato a vivere. Fabrizio Corona, dipinto dai magistrati come il fotografo ricattatore dei vip, incarna in questo momento tutto il peggio – e quindi tutto ciò di cui ci piace sentir parlare – della vita italiana. Ovviamente si tratta di un ruolo eccessivo e ingiusto dettato da esigenze di cronaca: i mezzi di comunicazione hanno sempre necessità di creare nuovi fenomeni, che siano criminali, sportivi, sociali o culturali.
Corona però avrebbe un’occasione preziosa per cercar di far valere le sue ragioni (fragili?) e contemporaneamente mettere in mora (nessun doppio senso, giuro) il sistema mediatico che lo sta demolendo cellula per cellula: dovrebbe mostrarsi umano, spogliarsi di una vacua teatralità e non sognarsi nemmeno di travestirsi da maitre à penser. Invece dal penitenziario di Potenza fa sapere che le sue memorie diventeranno probabilmente un libro e dichiara che “il carcere è una prova che quasi quasi dovrebbero fare tutti”. Sul progetto editoriale non mi pronuncio: ci sono editori che pagherebbero soldoni per una pagina di astine vergata da un personaggio così in vista, al momento.
Sull’esperienza della detenzione ho qualcosa da aggiungere al verbo coroniano: il carcere è un esperienza che dovrebbero fare tutti i delinquenti, tutti quelli che se ne infischiano delle leggi, tutti quelli che lucrano alle spalle dei poveracci, tutti i violenti e gli imbroglioni soddisfatti.
Gli altri no.