Da Torre de la Reina a Castilblanco de los Arroyos
Da Castilblanco de los Arroyos a Almadén de la Plata

È quello che chiamo il teorema delle molliche: se ti nutrono con minuscoli pezzetti di pane, quando avrai davanti un tozzo ti sembrerà pagnotta. A metà tra un’abitudine che improvvisamente va a farsi benedire e un puro effetto sorpresa, mi è accaduto di avere una sensazione di autentico sollievo con 34 gradi all’ombra. Perché se il giorno prima ce n’erano 41, la differenza è tutta gioia.

Così mi ritrovo qui, ad Almadén de la Plata, a godermi questi 34 gradi secchi e senza sconti come se fossi al fresco di un bosco in primavera. E non è resilienza – parola che ho imparato a detestare durante la pandemia da Covid al pari di “assembramento” – ma teorema delle molliche. 

Sono arrivato ad Almadén attraversando sterminati pascoli e zone destinate all’allevamento di qualità, dai tori ai cavalli. Due tappe, da Torre de la Reina a Castilblanco de los Arroyos e da Castilblanco ad Almadén, con servizi intermedi inesistenti quindi tutte da affrontare in autosufficienza. Non sono mai stato un patito degli integratori però devo ammettere che in questo caso l’uso è più che giustificato per “moltiplicare” l’effetto dell’acqua che mi devo caricare sulle spalle: almeno tre litri contro la solita borraccia da 850 ml. E capite che tre-quattro chili in più su uno zaino da 10 chili non sono pochi.

Esaurito l’elenco dei problemi, peraltro risolti, (che poi mia madre si preoccupa e dice che devo imparare a fare vacanze normali) andiamo alle note liete. Almadèn de la Plata è un paesino bianco, dove oltre alle case dipingono di bianco anche i tronchi degli alberi. Un paio di bar con birra Cruzcampo, ottima, a un euro e mezzo a bottiglia, un paio di ristoranti dove mangi uova e patate in tutti gli andalusi modi possibili – praticamente il mio cibo eletto per tutto questo cammino dati i miei capricci alimentari – e , in questo periodo, una curiosa tradizione. Le due vie del centro vengono chiuse per ospitare dei mosaici di strada fatti da bambini e ragazzi: la particolarità è che sono fatti con cristalli di sale colorato (li vedete nella foto). Il dettaglio civile che essi tramandano ci dovrebbe far riflettere: le strade sono talmente pulite da consentire ai giovani di stare a terra per ore senza problemi e senza ostacoli tipo cicche, lattine, topi morti e altri rifiuti tipici delle nostre vie cittadine; nessuno li sfiora per giorni e restano lì intonsi come se fossero quadri appesi in un museo.

3 – continua

Di Gery Palazzotto

Uno che scrive. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

1 commento su “Il teorema delle molliche”

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