Siviglia

Caldo, fa caldo. E se lo dice un siciliano, ci potete credere. Stasera a Siviglia 40 gradi e domani idem. Però non è del tempo che voglio parlare, per quello basta un ascensore o una qualunque sala d’attesa. Il caldo non c’entra in questo prologo di Cammino poiché il vero elemento condizionante è, per quanto riguarda la tenuta del mio sistema nervoso, la traballante tastiera collegata al mio iPad mini. È questo il principale ostacolo da superare per far sì che la comunicazione tra me e voi funzioni. Ci penso da mesi, in modo ben più ossessivo rispetto agli allenamenti fisici. Il training per scovare le ì accentate o per stanare una è al posto di una é, la pazienza dinanzi a una barra spaziatrice che funziona in modo anarchico, la resistenza alla tentazione di detonare in bestemmioni epici quando capitombolo tra i tasti CAPS SHIFT CONTROL CMD e altri dai simboli mai decrittati che hanno più rimandi al Codice di Hammurabi che all’ortografia contemporanea, sono gli elementi che forgiano un uomo. Altro che mille chilometri a piedi.

Siviglia è molto bella (e molto più cara rispetto all’ultima volta che l’avevo visitata, oltre dieci anni fa). Soprattutto ha una confidenza col suo clima atmosferico che sciocca chi, come me, viene da una terra rovente e assetata. Qui non c’è la coincidenza afa-puzza, non c’è il giustificazionismo che imbullona la sporcizia al meteo. C’è un caldo asfissiante, ma le strade sono pulite. Pulite non in modo ossessivo, pulite per come possono esserlo in una città dove la gente suda e beve in mezzo alla strada, dove le piante si ammosciano e le foglie cadono, dove l’asfalto respinge e squaglia, dove sarebbe facile cedere alla tentazione di fottersene di questa natura che ti tiene acceso un phon sulla nuca e pretende addirittura rispetto.

Insomma è un po’ come con la mia tastiera che mette alla prova la pazienza di un camminatore attempatello ostinato a dimostrarsi più camminatore che attempatello. Forse se non respirassi quest’aria, l’avrei già sventrata a colpi di forchetta (questi diari li scrivo sempre circondato da cibo e libagioni consone con tutto il corredo di armi da godimento). Ma sono a Siviglia e sono solo all’inizio della mia prova di ardimento.
Ommm.

1 – continua 

Di Gery Palazzotto

Uno che scrive. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti a “Tasti caldi”
  1. La storia della tastiera mi avvince, come le lettere che non trovi. Non voglio pensare che ne hai comprata una straniera oppure una cineseria. Quelle che ho (due) funzionano bene. Ma sono connesse a un Ipad Pro di dimensioni normali. Boh. Spero che si aggiusti perché le tue cronache sono preziose. Abbracci e buon cammino

  2. Ti ringrazio Totò caro. La tastiera è solo un dettaglio, per di più narrativo. Niente spegnerà la voglia di raccontare che è in noi. Un abbraccio e grazie

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