È facile dirsi liberi o liberati. A volte crediamo che il cambiamento sia sempre una cosa buona, perché comunque ci libera dalla vecchia aria. Sbagliamo. E ce lo insegna la nostra storia, proprio quella nostra di ciascuno di noi, quella con la esse minuscola.
Una liberazione spesso è una conferma, o un approfondimento. È un atto statico, non una rivoluzione (non tutte le rivoluzioni ci hanno liberato da qualcosa, molte di esse hanno segnato solo cambiato il cambio di guinzaglio al quale ci eravamo ritrovati legati).
Per questa quindicesima puntata di Astenersi perditempo ho scelto un tema in linea con la cronaca (il 25 aprile è un giorno importante per l’Italia), ma fuori dalla storia con la esse maiuscola.
Parliamo di liberazione, anzi di liberazioni. E ci mettiamo dentro i nostri problemi personali, il sentimento, il lavoro, la nostalgia. Ma anche la liberazione dal tempo sprecato e soprattutto quella dai luoghi comuni. È una puntata speciale nella quale ho messo insieme i sensi di colpa e la strana storia di Woodstock, Pasolini e il vino scarso, uno specchio e alcune vecchie foto.

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Le nostre liberazioni
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Di Gery Palazzotto

Uno che scrive. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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