brown wooden box on a striped foam mattress
Photo by RDNE Stock project

Su Domani Martina Bagnoli riporta la lettera di una ragazza minorenne detenuta nell’Istituto penale per minori Casal del Marmo di Roma. La lettera è stata scritta in occasione delle celebrazioni per i dieci anni di FuoriRiga, associazione di volontariato che si occupa della biblioteca di Casal de Marmo nella convinzione che la lettura sia il migliore antidoto contro l’emarginazione e una buona cura per la riabilitazione sociale. La ragazza, che si firma J, inanella le parole in modo perfetto, come solo chi ne ha fatto nutrimento per l’anima sa fare. Scrive meglio della maggioranza di quelli che lo fanno per mestiere perché non mette se stessa davanti alla narrazione ma dentro di essa.  Se qualcuno ha ancora dubbi sul potere della lettura, si conceda qualche minuto per assorbire le righe che seguono. Dovrebbero leggerle tutti gli assessori alla cultura, tutti gli insegnanti, tutti i genitori. E tutti i ragazzi liberi o che vogliono diventarlo.

Mi chiedo spesso come sarebbe stata la mia vita senza la lettura. Penso che senza libri non sarei stata meno educata, meno curiosa, meno istruita, conosco persone estremamente brillanti che non hanno mai aperto un singolo romanzo. Ciò che credo è che senza libri sarei stata semplicemente più sola. Leggevo da bambina perché non riuscivo a capire gli altri. Da ragazzina leggevo perché qualcosa del mondo pensavo di averlo capito, ma il mondo non sembrava particolarmente interessato a comprendere me. Crescendo ho trovato un equilibrio tra me stessa e le altre persone, ma in qualche modo tra le pagine di un buon romanzo riesco a trovare quel qualcosa in più. Nei libri trovo i sorrisi che non mi vengono rivolti, gli abbracci che non mi stringono, gli schiaffi che a volte merito, gli elogi e le critiche di cui ho bisogno. Ho lasciato che gli autori mi parlassero, ho creato un dialogo, un sogno, un’amicizia (…).
“Quando sono stata arrestata pensavo che la magia fosse finita, che sarei rimasta sola, questa volta per davvero. Non vorrei sbagliarmi, ma credo che il mio primo approccio con una delle ragazze di FuoriRiga fu con Alessandra (bionda), ormai quasi due anni fa; chiesi se mi avrebbero potuto portare I Fiori del Male di Baudelaire e Il Gabbiano di Cechov. La biblioteca è diventata il mio posto sicuro: quando tutto va a rotoli, quando la realtà del carcere mi fa sentire sopraffatta, quando ho bisogno di un’amica, di ridere o anche solo un po’ di “normalità”, mi basta varcare le porte della biblioteca. Ognuno di noi ha bisogno di costruirsi una maschera, che tiene su per buona parte del giorno e non toglie se non si sente davvero al sicuro. Entrando in biblioteca posso far cadere la mia maschera, spogliarmi della mia armatura ed essere semplicemente J.. FuoriRiga sa di Casa nel senso migliore che possiamo dare al termine, è una meravigliosa famiglia allargata, in cui ognuno viene accettato per quello che è senza aspettative (…). In biblioteca forse non c’è abbastanza spazio per tutti i libri che vorremmo, ma c’è e ci sarà sempre posto per le storie, i racconti, le personalità e le vite delle persone che la animano. FuoriRiga è talmente grande da trascendere lo spazio e le barriere. È l’unico posto in cui, sinceramente, hanno trovato posto anche per me.

Di Gery Palazzotto

Uno che scrive. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti a “Lettera di una detenuta salvata dai libri”
  1. Oggi è la cosa più bella che ho letto .Spero che questa lettera abbia grande diffusione perché lo merita

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