Hanno tutti ragione. Ha ragione Salvatore Cuffaro a inventarsi un corso di formazione politica a Ribera. Ha ragione il suo fan numero uno Carmelo Pace, agile cervello dell’iniziativa e capogruppo democristiano all’Ars, a invitare politici di tutti i colori, di tutte le estrazioni, di tutti luoghi e tutti i laghi e a pretendere che non si presentino per mettere i piedi nella minestra. Hanno ragione i deputati Nuccio Di Paola e Ismaele La Vardera a voler andare proprio per mettere i piedi nella minestra e a rifiutarsi di partecipare se la minestra andava sorbita e basta. È questo uno dei casi in cui, da giornalista, faccio appello a tutte le mie forze per resistere alla peggiore tentazione, quella di cedere all’indole irridente che anima molti di noi. I temi per muoversi sgraziatamente ci sono tutti: la politica (siciliana per giunta), i politici (siciliani per giunta), il potere strabordante e la sua inossidabilità.
Quindi partire dal fatto che hanno tutti ragione è una specie di antidoto per allontanare il morbo della sufficienza con la quale siamo soliti seppellire ogni argomento che ci irrita o che ci imbarazza.
Prendendo la curva larga, il corso di politica con Cuffaro ci dice molto della Sicilia nell’anno di grazia 2025. E non per l’inossidabilità del de cuius di cui si loda sempre la serena pazienza con la quale si è fatto il carcere e blablabla. Ma per l’arsura desertica di una coscienza politica alternativa, non solo nei palazzi del potere ma nell’elettorato tutto. Cuffaro non sta lì perché la mafia ce l’ha messo. Sono convinto anzi che Cuffaro adesso proprio quel vizio della mafia se lo sia tolto, perché di tutto lo si può accusare tranne che di essere scemo. In fondo, soprattutto in questi giorni, c’è sempre bisogno di un Carnevale a cui andare appresso con quel che ne consegue.
La parte più interessante del discorso è però quella laterale.
Tipo. L’intervento di Di Paola era previsto per il 23 maggio (sempre a Ribera): come avrebbe conciliato temporalmente la sua partecipazione all’illustre consesso con l’immancabile parata per l’anniversario della strage di Capaci? Si sarebbe fatto paracadutare su via Notarbartolo o avrebbe scelto il modello Piano City “alba a Ribera”?. E poi La Vardera, nel suo pettinare al contrario la politica, sarebbe riuscito a spiegare come si può ancora pensare di fondare un nuovo movimento senza togliersi dalla mente le macerie di ogni nuovo movimento che si propone come nuovo movimento inaugurato e fallito negli ultimi trent’anni? O, più semplicemente, avrebbe potuto illustrare qual era la raffinata congerie di idee di Cateno De Luca che lo aveva ammaliato: e lì oltre a un corso di politica sarebbe stato istruttivo pensare anche a un panel di psicologi.
Infine Carmelo Pace, al quale andrebbe dato il premio “anima candida”. Perché ci vuole una immensa scorta di buona fede, insieme con una abbondante dose di cieca devozione, per immaginare di chiamare a convegno con Cuffaro politici senzienti che non critichino Cuffaro. Insomma venite sì, ma già mangiati.
Sulla politica Siciliana e sui politici siciliani (fatte alcune eccezioni come Pio La Torre o Pier Santi Mattarella) è meglio stendere un velo pietoso di silenzio. Quindi i Cuffaro, o Schifani o Ciancimino meglio dimenticarli al più presto, per decenza.