L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.

A guardare i disastri di Agrigento Capitale Italiana della Cultura (secondi in questo momento solo ai treni di Salvini) viene da incrociare le dita nella speranza di non doversi mangiare le mani se il destino continuerà a essere avverso. Perché solo sul destino si potrà contare fino a quando la politica avrà il sopravvento sulle scelte che riguardano la cultura.
I politici, già. Però non carichiamoli di tutte le responsabilità giacché si capisce che i guai di Agrigento 2025 sono anche legati a una scarsezza che sta negli uffici, nei cantieri, fuori dai palazzi del potere. Eppure il direttore della Fondazione Roberto Albergoni è uno che ci sa fare, uno dei pochi in quel consesso di cervelli. Il problema sono i passaggi intermedi. Servirebbe una sorta di commissariamento preventivo: dare la guida di tutto, ma proprio tutto, a un solo esperto e togliere ogni possibilità di interferenza agli altri, dall’assessore al sindaco fino all’ultimo galoppino.

Lo schema delle fesserie che appestano i luoghi della cultura italiani ha molto a che fare con l’inopinata spartizione dei posti di sottogoverno. I teatri, le rassegne nazionali, le grandi manifestazioni sono pieni di consiglieri, di rappresentanti nominati per vigilare non si sa come e non si sa cosa, che non hanno idea di ciò che hanno tra le mani: gente che non è mai entrata in una sala da concerto manco da spettatrice è chiamata a decidere su strategie culturali e delicati aspetti economici.
Quello della gestione dell’arte è un mestiere di altissima specializzazione, come il pilota di aerei o il chirurgo. Far finta di non capirlo significa perdere tempo, denaro e buona creanza.

Di Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

1 commento su “Le fesserie che appestano la cultura”

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