L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.

Il destino di Piano Battaglia è sempre stato quello di una terra di nessuno. Un gioiello naturalistico dimenticato per gran parte dell’anno che, alle prime nevi, si risveglia assediato da migliaia di turisti in una sorta di disordine organizzato. Anzi annunciato.
Per capirne la genesi bisogna immergersi nell’infinità di competenze che soffoca questo piccolo paradiso. Ci sono tre Comuni coinvolti. La strada sino al primo cartello con la scritta “Benvenuti a Piano Battaglia” si snoda in territorio di Isnello. Dal cartello in poi siamo in balìa dell’amministrazione di Petralia Sottana. Se si sale sul Monte Mufara e ci si sporge di un metro, si sborda sul Comune di Polizzi. Poi c’è la strada che è provinciale. Gli impianti di risalita sono della Città Metropolitana di Palermo mentre la competenza ambientale è dell’Ente parco delle Madonie. Tutto il resto, promozione e programmazione di eventi, è gestito da un gruppo di privati cittadini, l’Associazione Pro Piano Battaglia e Madonie. Insomma una macedonia di buone intenzioni e di pessime decisioni.

Lo scorso fine settimana le testimonianze dei reduci parlano di colonne chilometriche di auto, di controlli insufficienti sulle catene a bordo, di veicoli parcheggiati, quasi impilati, persino in curva (curve di una strada di montagna, eh). Ma anche di prove di sopravvivenza con una mezza dozzina di bagni chimici che devono bastare per migliaia di uretre vaganti, di percorsi di sopravvivenza tra slittini sfreccianti, di code alla seggiovia, al ristorante, al bar, ovunque ci fosse una ragione di socialità. Nel piccolo locale del noleggio sci le attrezzature erano esaurite già di prima mattina e l’ultimo affitto è stato quello di due scarponi diversi a un ragazzino, roba che Fantozzi manco se lo sognava.
Si sa, il disagio alle nostre latitudini è sempre qualcosa di pittoresco, fin quando non sfocia nel dramma. Per questo vale la pena focalizzare il problema prima della prossima ressa annunciata.

Piano Battaglia è una risorsa naturalistica, turistica, economica da sempre sottostimata. D’estate l’organizzazione delle poche manifestazioni è gestita dai volontari dell’Associazione Pro Piano Battaglia e Madonie, perlopiù persone che hanno una casa nella zona e che si inventano conferenze, degustazioni di prodotti tipici, passeggiate ecologiche in barba alla congerie di enti che ronzano attorno alla zona. D’inverno, nei brevi periodi di neve, piomba come un avvoltoio il peggiore turista possibile, quello mordi e fuggi, che arriva nel giorno festivo, intasa, divora, sporca e se ne va senza guardarsi indietro. Ma è nella frammentazione delle competenze che si annida l’unico proiettile di questa roulette russa sociale. Si preme il grilletto di una richiesta, di un’istanza e non si sa cosa accadrà. La spiega bene Alessandra Spampinato, presidentessa dell’Associazione: “Ufficialmente noi residenti dipendiamo da Petralia Sottana ma non abbiamo i diritti dei petralesi. Significa ad esempio che la differenziata si fa con le oasi ecologiche prive dei contenitori specifici dove ognuno ci butta quello che vuole, che il razionamento dell’acqua non ha un riverbero nella comunicazione pubblica”.
Eppure basterebbe poco: un coordinamento tra Comuni, Parco e Città Metropolitana non tanto per far sapere alla mano destra cosa fa la mano sinistra, ma per garantire che almeno entrambe si muovano. Per evitare che facendo un passo oltre il cartello “Benvenuti a Piano Battaglia” non ci si senta nella terra di nessuno dove tutti non fanno nulla. A parte sporcare, consumare e andare via senza guardarsi indietro.

P.S.
L’unica consonanza istituzionale che riguarda questa zona si è avuta per la realizzazione dell’osservatorio Flyeye, un progetto dell’Ente spaziale italiano sulla cima della Mufara, per la sorveglianza planetaria. Una struttura contro la quale si sono schierati gli ambientalisti, ma i cui ricorsi sono stati respinti.
Passi per le stelle, però abbassare lo sguardo al caos sottostante non sarebbe male, una volta tanto. 

Qui qualcosa di più personale sul mio rapporto con Piano Battaglia.

Di Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

1 commento su “La battaglia di Piano Battaglia”
  1. Ciao Gery e congerie varie salterann otturazioni delle carie ma le stelle splenderann ognor le patelle i gamberoni riderann un po’ come ribaltò Leao

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