Miraggi

Da Burgos a Hontanas.
Da Hontanas a Fròmista.

Spesso quando pensiamo alla nostra infanzia – e mi rivolgo a miei coetanei con un’oscillazione di dieci anni in più o in meno – il primo riferimento quasi istintivo è ai giochi per strada. Le nostre generazioni sono state le ultime a giocare a pallone sotto casa, a nascondino tra le auto parcheggiate, a muffa 21 nelle piazze di quartiere e così via. In “Cenere” c’è proprio un capitolo in cui il personaggio racconta la sua infanzia di strada con le sue regole (quando passava un’auto si fermava il gioco e nessuno barava) e le attrezzature (gli zaini o i maglioni impilati per fare le porte dell’immaginario campo di calcio).

È un pensiero che mi è tornato in mente in questi giorni di cammino tra i rari paesini delle mesetas spagnole: minuscoli centri senza auto dove i ragazzini giocano nei vicoli e abbandonano le bici per andare a pranzo senza paura che gliele freghino. Ecco, la bici lasciata così, incustodita, fa schizzare il mio tasso di nostalgia per quelle epoche che sembrano paleolitico e invece sono solo umanissimo serbatoio di sentimenti ed emozioni analogiche.
A impastare questi pensieri e soprattutto a cuocerli per bene sono stati gli oltre 65 chilometri macinati in due giorni, su altopiani martellati dal sole e sentieri di pietre e terra. Terra leggera che si alza a ogni passo e che si infila dovunque: te la ritrovi dove meno te l’aspetti e i primi minuti sotto la doccia sono sempre imbarazzanti. 

In questa parte del Cammino Francese gli alberi  diminuiscono di giorno in giorno. C’è una tappa addirittura, prevista tra due giorni, in cui la guida e le mappe indicano con precisione il chilometro in cui si troveranno alcuni pioppi e una quercia. E poi nulla.
La stessa guida avverte di fare attenzione perché “in questi luoghi le illusioni ottiche sono frequenti ed è spesso difficile calcolare le distanze”. Il che non mi scoraggia, anzi. I miraggi non ci hanno mai condotti alla meta, ma probabilmente senza un miraggio molti di noi non si sarebbero mai messi in viaggio. 

11- continua

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti su “Miraggi”

  1. Ho 57 anni, quanti ricordi della mia infanzia….altro che cellulare e WhatsApp, nel mio paese, da casa, quando era ora di rientrare, dopo i giochi in strada,mio padre mi chiamava con un fischio ….come correvo….Grazie!!!

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