Da San Juan de Ortega a Burgos.
Nel rispetto del patto di verosimiglianza tra chi racconta e chi legge completo la storia del paesino minuscolo di venti abitanti di cui scrivevo ieri. In molti mi hanno scritto privatamente ondeggiando tra un “che invidia” e un “mi trasferirei lì subito”. Ho imparato che la gioia della straordinarietà sta nel sapere godere di una situazione oltre il flash iniziale, diciamo per almeno 24 ore dal colpo di fulmine. È così per tutto, dal lavoro alla vacanza, dall’amicizia all’amore, dal condominio alle perdizioni.
Risveglio a San Juan de Ortega, ore 7:50. Gallo che canta come se avesse un auditorium da soddisfare. Silenzio fuori, inferno di letti e sedie spostati dentro: il proprietario/barista/cuoco del residence/bar/ristorante alle sei e mezza del mattino si muove come se dovesse mascherare la scena di un delitto mentre la polizia arriva. Urla al telefono (si capisce perché non c’è mai un controcanto), rifà le stanze da solo non si sa se per risparmiare o perché la forza lavoro del paese è di poco superiore a quella di casa mia dove vivo da solo, suda la stessa camicia a maniche corte del giorno prima e non credo per via di una passione ecologista.
Esco a tentoni dalla mia stanza (la mattina un bradipo mi batterebbe senza problemi al gioco del fazzoletto) e cerco un approdo per la prima colazione. Mi imbatto nel de cuius che mi gela (fuori ci sono 18 meravigliosi gradi) dicendo che il bar apre alle 10 e che se voglio fare colazione posso comodamente muovermi per 4,5 chilometri come tutti gli altri.
Per fortuna c’è una macchinetta del caffè, per fortuna ho le monete, per fortuna fuori c’è una giornata meravigliosa (ignorando una tappa lunga, assolata e con ragguardevole salita).
Lascio la gioiosa e pittoresca cittadina con la ragionevole certezza che non sarà un caso se da tempo immemore i suoi abitanti non si sono mossi da quota venti.
Nella foto la pianificazione della tremenda tappa di domani, di cui vi dirò appunto domani, se ci riuscirò.
10 – continua
Contrariamente ai “mi ci trasferirei subito”… rispondo con sincerità: meno eccitante di una laparoscopia senza sedativo.