La verità prima di tutto

facceCi ho pensato su. Ero tentato di lasciar perdere, ma poi mi sono detto: perché buttare alle ortiche la mia (seppur modesta) esperienza di trent’anni e passa di professione? Quindi ho deciso: da oggi cercherò di difendere le notizie vere con ogni mezzo a mia disposizione, web, carta, radio. Ricorrerò al classico fact checking, vi chiederò di collaborare inviandomi le vostre segnalazioni via mail, e opererò sul campo dei social per identificare con nomi e cognomi i portatori di notizie false. Diciamo che è una sorta di campagna anti-contraffazione applicata alle notizie. Perché se uno vende una borsa Gucci falsa può essere denunciato e chi spaccia bufale per verità se la deve passare liscia? Anche perché, alla luce di quello che sta accadendo nel mondo (Brexit, Trump, situazione politica italiana) i danni delle scempiaggini propalate nel web sono maggiori di quelli causati da una cinta dal marchio falsificato.
Quindi non guarderò in faccia nessuno, non mi interessano le fazioni politiche: la verità è un caleidoscopio di informazioni ed è troppo preziosa perché qualcuno ci metta in mezzo una patacca. #laveritaprimaditutto

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

3 commenti su “La verità prima di tutto”

  1. E’ uno dei punti cardine del Giornalismo nell’epoca in cui si trova. In un periodo in cui sembra che l’informazione possa farla chiunque, è d’obbligo dimostrare che il Giornalista è colui che sa filtrare, selezionare, approfondire, smascherare. Abbiamo bisogno di quel giornalismo lì. I giornali, o cambiano direzione, o son destinati a soccombere. Sono più che convinto che esista una buona fetta di popolazione desiderosa di un’informazione più veritiera e meno strillata. Alla lunga pagherà.
    Buon lavoro.
    Ciao,
    Emanuele

  2. In bocca a lupo! L’impresa è ardua; Caitlin Dewey, columnist del Washington Post, ha chiuso la sua rubrica “What was fake
    on the Internet this week” poiché sostiene che la diffusione di informazioni false, leggende metropolitane
    e teorie del complotto attraverso i social network è semplicemente
    inarginabile.

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