Nove anni possibilmente per non perdersi

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Nove anni sono passati. Da quando pastrocchiai le prime quattro parole su questo blog sono passati nove anni. Allora non ci credevo troppo, pensavo a un riempitivo della vita, una specie di abbaino in cui rifugiarsi quando si vuol far finta di pensare ad altro. Invece quelle quattro parole cambiarono tutto.
In questi nove anni, da qui sono passati pensieri di ogni forgia, autori di ogni pedigree, è passata vita (molta) e miracoli (pochi) di molti di noi. Anche la morte ha avuto la sua fetta, perché è inevitabile guardare un fiume che scorre e non pensare a ciò che passa e che non c’è più.
Inutile dirvi quanto sia cambiata la mia esistenza. Chi ha avuto la pazienza di seguirmi ha avuto qualche assaggio della rivoluzione che mi ha investito da quel 10 dicembre 2006.
Oggi sono più vecchio e mai abbastanza consapevole. So che non posso correre più una mezza maratona in un’ora e 39 minuti e che il mio Disturbo Ossessivo Compulsivo non può essere estinto, ma al limite addomesticato. So che Berlusconi ha più vite di un gatto e che la politica è come un vecchio film proiettato su uno schermo sdrucito. Però so anche che una passeggiata con la persona che amo mi elargisce (comodamente) le stesse endorfine che prima cercavo in (scomodissime) imprese acrobatiche. Pensate, so persino essere meno rissoso di quando un energumeno da me inopinatamente provocato mi ruppe un dente contro lo sportello della mia auto. So tante cose e non ne so abbastanza. So di essere sopravvissuto alla sorte, a me stesso, ai trappoloni dei malvagi e so che non è merito mio, ma di un Grande Architetto che ha preso in mano la planimetria delle mie emozioni.
Insomma in questi nove anni il blog ha sudato, gioito, pianto col titolare, ha guardato avanti tenendo conto di ciò che stava dietro, ha emozionato e ha deluso, ha cambiato aspetto, ma non indole. Come me. Come voi.
Alla fine ho imparato una cosa: qui come altrove il contatto sarà pure prezioso, ma è il non perdersi il vero capolavoro.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti su “Nove anni possibilmente per non perdersi”

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