Se la Regione Sicilia cerca di mettere il bavaglio al web

bavaglio web

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

E’ il problema dei problemi da quando è nato il web. Ne discutono da anni i garanti della privacy di tutta Europa. Se ne sono occupati recentemente la Corte europea per i diritti dell’uomo e la nostra Cassazione. Persino Arianna Huffington, fondatrice del sito più famoso del mondo, l’Huffington Post, ha affrontato la questione sul New York Times. Ora finalmente c’è qualcuno che ha trovato la soluzione. Bill Gates? No. Mark Zuckerberg? No. Michele Cimino, deputato della regione siciliana, che passerà alla storia per aver risolto la questione più spinosa e dibattuta del mondo di internet: quella dei commenti anonimi.
Cimino è l’illustre estensore di un emendamento alla legge sui finanziamenti per l’editoria siciliana, approvata dall’Ars, che vieta ai giornali online di pubblicare commenti non firmati, pena l’esclusione dall’elenco di chi può godere del beneficio economico.
In altre parole: o ti adegui o non becchi una lira.
Ma non basta. Siccome era prevedibile il coro di quelli che avrebbero tacciato il provvedimento di furia liberticida, la Regione, che è mamma autonoma, autoritaria, generosa e anche un po’ webmaster, ha lasciato aperto uno spiraglio: volete continuare a commentare anonimamente sul web? Potete farlo, a patto però che esibiate prima un documento.
La creatività legislativa dei nostri deputati non teme le critiche. Qui non c’entrano la libertà di pensiero, il controllo delle voci dissonanti, la democrazia. No, qui c’è la fecondità mentale degli inquilini di Palazzo dei Normanni (…).
Inutilmente la Corte di Strasburgo (caso 64569/09) ha stabilito che tutti i siti internet possono essere considerati responsabili per i commenti anonimi senza compromettere nessuna libertà di espressione e senza vietare un bel nulla; inutilmente la Cassazione (sentenza 35511/2010) ha identificato con chiarezza i regimi di responsabilità per il proprietario di un sito web e per il direttore di una testata giornalistica. Inutilmente Frank La Rue, relatore delle Nazioni Unite per la promozione e tutela della libertà di parola, ha più volte chiarito che l’anonimato è un presupposto indefettibile per l’esercizio della democrazia.
La Regione voleva esserci da protagonista, in questo scenario internazionale. Così, in anteprima planetaria, si è inventata la figura dell’”utente anonimo certificato” che prima di lanciarsi in invettive telematiche sotto lo pseudonimo di “Criminal mind”, ha dovuto inviare via fax copia della vecchia patente di guida in cui di “criminal” c’è solo il taglio di capelli nella foto di vent’anni fa.
Geniale. Se non ci fossero milioni di euro in ballo.

 

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

6 commenti su “Se la Regione Sicilia cerca di mettere il bavaglio al web”

  1. E perchè dovrebbero ricevere finanziamenti i quotidiani online con o senza commenti anonimi? Basta sprecare soldi pubblici.

  2. Avere paura delle critiche fino al punto di imbavagliare la gente rende ancora più piccoli i già piccoli uomini che ci governano,e poi non capiscono che se la gente non li lasci sfogare su internet troveranno un altro modo per farlo,che a Cascio e Cimino piacerà meno senz’altro.

  3. Io credo che sia giusto dichiarare il proprio pensiero apertamente come i 101 che hanno impallinato Prodi. Per esempio.

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