Quella voglia matta di Put

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Le grandi aspettative sono spesso il preludio di grandi delusioni. Il Piano urbano del traffico era molto atteso dai palermitani poiché sembrava non esistere attività terrena le cui sorti non dipendessero da quell’acronimo dal suono impertinente, il Put. Dalle zone blu ai gazebo dei ristoranti, dalle piste ciclabili alle isole pedonali, c’era un muro su cui ci si schiantava non appena si chiedeva una decisione, un aggiornamento, una briciola di notizia.
Tutto dipendeva dal Put.
Ora questo progetto delle meraviglie – panacea e rimedio, miracolo e prodigio – è stato approvato e Palermo dovrebbe essere salva. Il Put è infatti generalmente indicato dagli esperti del settore come “un piano di immediata realizzabilità”, cioè un provvedimento agile, veloce, efficace. Ma a ben guardare dentro fuori e intorno al Put palermitano, l’unica rapidità che si ravvisa è quella relativa all’attività di propalazione di chi lo ha votato.
Prendete le Ztl, le zone a traffico limitato sulle quali inciampò l’improvvida giunta Cammarata: erano state bocciate dal Tar perché mancava il piano dei miracoli. Ora è stato stabilito che si dovrà stabilire come farle. Chiaro no?
(…)
Prendete le isole pedonali. Con solenni squilli di trombe, Palazzo delle Aquile ha annunciato il raddoppio degli ettari pedonali, da 41 a 83, ma siccome un ettaro è fatto da diecimila metri quadrati volete che il Consiglio comunale faccia scelte precipitose? Dall’urbanistica alla virilità, i centimetri sono importanti, figuriamoci i metri. Quindi calma e gesso: e riparliamone tra sei mesi.
Nell’elenco di provvedimenti da declinare al futuro non mancano ovviamente le zone blu e fanno il loro esordio le zone rosa, destinate alle donne in gravidanza: lodevole impegno di civiltà nonostante negli ultimi dieci anni il tasso di natalità a Palermo sia precipitato.
C’è però la speranza che il piano dei miracoli dia almeno un frutto entro la stagione, la pista ciclabile di via Libertà. Che, se ricordate bene, esisteva: due strisce bianche tracciate da mano incerta conducevano l’indomito pedalatore contro edicole e pensiline della fermata dell’autobus, in un percorso a ostacoli degno di una prova mondiale di mountain bike. Allora, ci vollero pochi giorni e diverse cadute per convincere i ciclisti che era più sicuro affrontare il ringhio dei motori sull’asfalto oleoso della corsia degli autobus. Oggi il Put promette di riportarli sul marciapiede, in attesa del Pum, che non è il rumore della craniata contro un cartellone pubblicitario, ma il Piano urbanistico di mobilità, che dovrà dare indicazioni preziose per il tram. Un piano decennale, questo, per il quale però ci vuole tempo, molto tempo. Mica si può andare sempre di fretta.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Un commento su “Quella voglia matta di Put”

  1. Diamogli tempo a Leoluca Orlando:la città va a crescere
    in un lodevole percorso.

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