Il sì era in playback?

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Sono stati giorni di belenizzazione spinta. Il matrimonio tra la Belen Rodigruez e Stefano De Martino ci ha raccontato una favola, che non è quella della storia d’amore tra la bonazza aspirante milf e il giovincello aspirante adulto, ma quella di un paese talmente malato di superficialità da non aver più neanche un solo anticorpo in grado di neutralizzare l’infezione delle minchiate.
L’accoppiata Canale 5 – Chi nella gestione mediatica (ed economica) dell’evento è in tal senso una garanzia. Il miglior modo di vendere sogni, nell’Italia ideata e confezionata da Berlusconi, è quello tarpare le ali alla fantasia: solo una mente ben offuscata, infatti, può lasciarsi tentare dalla identificazione con Belen o col suo consorte/manichino e sognare un matrimonio come quello, con sfarzi pacchiani e monetizzazione scientifica del sentimento.
La belenizzazione dell’Italia è tutta in questa moderna concezione del vuoto come valore, un sistema in cui la leggerezza, che è un valore, si confonde con l’assenza di ragionamento. Anche al netto dell’inevitabile antipatia che in epoca di crisi nera scaturisce dall’ostentazione del denaro e del suo utilizzo più estremo, il matrimonio della supercoppia ha un che di stonato, come cerimonia intendo. Dall’elicottero al vestito da sposa da centomila euro, dalla blindatura hollywoodiana alla sfilata dei vip in stile Promenade de la croisette, tutto si è mosso in un’atmosfera autenticamente finta, a favore di obiettivo autorizzato (quindi pagante).
Chissà se il sì era in playback.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Un commento su “Il sì era in playback?”

  1. Gery non essere così esigente! Il manichino ha speso molto ma ha comprato un super-usato sicuro.

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