Ricordate, il web non è democratico

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Dopo gli ultimi eventi che riguardano il Movimento 5 Stelle (ma non a proposito della politica del Movimento) mi ha colpito l’ennesimo riproporsi del concetto di democrazia in rete. E’ una discussione ormai antica, ma che non si arricchisce di nuovi contributi rimanendo vincolata a un concetto vetusto di maggioranza.
Il web, oggi più di ieri, non garantisce diritti e non sancisce patti di uguaglianza. La falsa prospettiva che chiunque in rete possa avere diritto di parola ha fatto molti danni non già alla verità, che è concetto astratto e delicato, ma alla verosimiglianza, che è concetto più alla portata di noi mortali. Un clic non è un voto, un clic non vale come un altro clic: non esistono certificazioni scientifiche e logiche che diano al web la corona di sovrano della democrazia.
E ciò soprattutto perché quel che è infinitamente grande, è infinitamente ristretto nell’attendibilità giacché se non ci si può contare con ragionevole certezza non si ha l’idea base del terreno su cui muoversi e confrontarsi.
Per non parlare dell’emivita di un clic ragionato, figura molto di moda in questi tempi di politica telematica (e, ripeto, non è solo al M5S che mi riferisco): in un secondo col mouse si può scegliere qualcosa e il suo contrario, basta un movimento impercettibile di polso.
Insomma, chiunque sul web può fare qualunque cosa con la speranza di contare come chi invece si muove con cauti ragionamenti. E ciò è esattamente il contrario della democrazia.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

6 commenti su “Ricordate, il web non è democratico”

  1. Gery, ma non starai mica diventando vecchio?
    Probabilmente, più di 100 anni fa (legge 30 maggio 1912 nr. 666), qualcuno in Italia pensava che il diritto al suffraggio universale maschile, per i maggiori di 30 anni!, avrebbe rovinato l’Italia, il mondo, le famiglie e la chiesa. Ancora dopo molti anni e due guerre mondiali, la Costituzione Italiana nel ’46 negli art. 56, 58 e 75 ha sancito il diritto al voto a tutti i cittadini – incluse le donne – maggiorenni e a quelli maggiori di 25 anni per le elezioni al Senato. Altri paesi sono arrivati anche dopo: la Svizzera ha introdotto il suffraggio universale nel 1971!
    Nonostante ciò, la democrazia è rimasta imperfetta: soprattutto in Italia, dove si è molto ammalata da troppi decenni e con un segno di matita su una scheda furtivamente consegnata in una tasca prima di entrare nel seggio elettorale si è aperta la stagione del voto di scambio e si sono commessi guasti irreparabili e delitti atroci. Beh, allora ben venga il voto elettronico che magari potrebbe liberare tanti cittadini dal ricatto del voto di scambio!

    P.S.: caro Gery, ma questo post è davvero infelice, scusami tanto.
    Se non ci fosse la rete dove dovrei leggere le cose interessanti che scrivi? su un giornale che potrei acquistare solo a Palermo? solo in Italia? solo oggi? io vivo all’estero e per fortuna le posso leggere dove e quando voglio e le posso commentare, le posso apprezzare e posso anche commuovermi oppure incazzarmi al tempo stesso. Viva la rete, viva la libertà d’informazione, viva la democrazia aboliamo l’ordine dei giornalisti e il finanziamento pubblico alla stampa e alla radio-televisione. Che le informazioni e le idee circolino liberamente in rete! La rete è appena nata: è più giovane di mia figlia che deve compiere vent’anni. Lasciatela crescere, vigilatela, incoraggiatela, ma nessuno potrà più fermarla. Scrivi una menzogna in rete e dopo un secondo di ricopriranno di ingiurie e di vergogna.

  2. Caro Maurizio, c’è un equivoco di fondo. Tu confondi la democrazia con la libertà. Io con il web ci sono cresciuto (e ci campo pure) e figurati se non lo considero fondamentale per la libertà di espressione. Altro discorso è dare alla rete la patente di attendibilità quando si devono pesare diritti individuali e doveri collettivi. Questo è il senso del mio post.

  3. Allora è davvero più “democraticamente” attendibile il segno di una matita in una scheda elettorale nel segreto di un’urna quando, per esempio, a Palermo (http://archiviostorico.corriere.it/2008/ottobre/09/Schede_false_arresti_tra_gli_co_8_081009019.shtmlhttp://archiviostorico.corriere.it/2008/aprile/15/Palermo_scompaiono_cento_schede_per_co_9_080415006.shtml) all’occasione di ogni tornata elettorale, vengono rinvenute schede elettorali autentiche abbandonate in un cassonetto delle immondizie o all’angolo di una strada?
    Mi spiace, ma continuo a non essere d’accordo. La rete, una volta che avrà trovato e affinato strumenti di controllo e sicurezza, può essere, invece, il mezzo ideale per migliorare e ampliare la partecipazione e l’esercizio della democrazia in maniera diretta. La rete cambierà la maniera di declinare la democrazia è inevitabile, bisogna attendere che la net-generation diventi la classe dirigente del mondo. Se ciò non accade ancora è perché la rete fa paura ai governanti: consegnerebbero al popolo lo strumento per distruggerli. La rete ha cambiato il commercio mondiale, le relazioni sociali, la comunicazione, l’informazione, il mondo del lavoro e tant’altro, in meno di due decenni. La rete ha e avrà un impatto sulle nostre esistenze come lo hanno avuto la stampa, la televisione, il telefono. La rete potrebbe contribuire a mettere al centro l’essere umano e non solo gli affari. La parabola delle nostre vite è troppo breve per immaginarci come cambierà il futuro e come si evolverà la democrazia. Forse siamo all’inizio di un nuovo umanesimo. Troppo presto per fare affermazioni definitive. Osservo con curiosa attenzione.

  4. E siamo proprio sicuri che il voto elettronico sarebbe più affidabile di quello con carta e matita? Maurizio afferma: “La rete, una volta che avrà trovato e affinato strumenti di controllo e sicurezza, può essere, invece, il mezzo ideale per migliorare e ampliare la partecipazione e l’esercizio della democrazia in maniera diretta” Chi mi assicura che non ci possa essere qualche disonesto anche in questo caso, qualcuno che minacci e riesca a controllare, magari casa per casa, tutti gli abitanti-votanti di un condominio, affinché votino questo o quel partito? In fondo sarebbe molto più semplice controllare i voti: interferendo magari con un supercomputer o con un algoritmo, crackando il sistema. Ma non voglio andare OT: voglio solo dire che la definizione di talebani che i grillisti duri e puri si sono autoaffibbiati la dice lunga su come essi si vedono.

  5. Ovviamente è una mia interpretazione restrittiva del post di Gery, la cui riflessione, più ampia, vale per molti altri casi (non solo per i pentastellati).

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